«Tu che leggi, un giorno, morirai. Anche noi, certo. Moriremo tutti», così inizia la sinossi dello spettacolo Corpora, della compagnia omonima.
Una cerimonia
Entrando in sala tre dei quattro interpreti sono raccolti in un silenzio di attesa mentre una bara bianca giace tra loro, vuota. Mentre gli spettatori si accomodano, gli attori della cerimonia si sussurrano all’orecchio. Quando tutti sono pronti si inizia con un «Grazie di essere qui», come avviene spesso nelle funzioni funerarie.
La bara bianca è inequivocabilmente aperta e vuota. Forse che ad attendere non sono solo i protagonisti della celebrazione?
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L’onestà della morte
Uno dei primi personaggi che incontriamo è un medico: parla direttamente al pubblico e non lascia spazio a equivoci. Lui sa che cosa ognuno di noi ha e come curarlo o meno, forse sa anche quando moriremo. Eppure, nel momento in cui gli viene diagnosticato un malanno, non riesce ad essere così distaccato. Quando la morte si presenta per noi a quella soglia luminosa che vediamo in fondo alla scena, non potremmo mai rimanere impassibili.
La recitazione e il testo, ciononostante, non si perdono nel patetismo: mantengono un «realismo essenziale», come definito nelle note di regia. Non si vuole parlare delle conseguenze della morte di qualcuno (il lutto, la malinconia, il dolore), bensì della morte in sé, cioè di un fatto. La morte è un fatto. E non solo, ma è anche l’unico certo nella vita di chiunque.
Tutto si trasforma
La scena continua a cambiare, si trasforma insieme alle storie che ospita in sé. Le bare bianche (che sono diventate quattro nel corso della rappresentazione) si spostano e diventano palco, panca, tavolo…
Come la vita, la scena è un flusso continuo e inesorabile che non si ferma per nessuno. Solo nell’oltrepassare la soglia luminosa sul fondo il tempo smetterà di scorrere.
È mutevole anche il testo. Si passa da momenti di dialogo serrato con il pubblico, a scambi realistici tra due genitori in apprensione per la figlia, fino a vera e proprio poesia nel monologo «Se i miei organi potessero parlare».
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«Corpora»
«[Gli attori] daranno corpo e voce, in un realismo essenziale, a chi ha perso sia l’uno che l’altra» indicano le note di regia. Sembra di poter vedere il carattere essenziale del mestiere teatrale: parlare del non detto, dare voce a chi non ce l’ha e in questo caso la presenza di corpi che danno vita a ciò che vita non è. L’azione magnifica che lo spettacolo fa è quella di non cedere alla tentazione di spingere necessariamente il pubblico alla commozione. Anzi, gli attori sono i più intimamente emozionati ed è tangibile quanto profondo sia stato il lavoro sul testo e sui personaggi per una restituzione così essenziale e allo stesso tempo così pregna di significati.
Corpora è uno spettacolo giovane, giusto, equilibrato in tutte le sue parti. È uno spettacolo da vedere perché è in grado di parlare di un tema tanto sconosciuto quanto vicino a noi in un modo fresco e senza complessità inutili.
Corpora di Compagnia Corpora
Testo di Eliana Rotella
Regia di Giulia Sangiorgio
Con Silvia Guerrieri, Eleonora Mina, Simone Ruvolo, Marco Trotta
Organizzazione Caterina Gruden. Musiche e disegno sonoro Andrea Centonza. Scene Nikolò Bikros, Annalisa Burcheri, Giulia Ogliari. Disegno luci Giulia Bandera. Contenuti video Giulio Gatto. Voci Edoardo Spina, Gennaro Mazzuoccolo.
Corpora è andato in scena al Teatro Out Off nel contesto della rassegna Prendere posizione – la voce di quattro giovani compagnie all’interno della quale ci sono: Amazon Crime (16-19 maggio), Ratti – Talent show per un’apocalisse con finale spettacolare (23-26 maggio) e INÉGALITÉ. Olympe e la Rivoluzione negata.
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