Il tagliapietre

L’arte muraria e la curvatura del mondo

Un racconto di conflitti con la Provvidenza e con la Storia. A due anni dalla morte dell'autore finalmente arriva anche in Italia «Il tagliapietre», dramma teatrale di Cormac McCarthy

6 minuti di lettura

Quando muore un autore ai lettori molto caro, si cerca sempre di capire se ci sono altre sue opere da pubblicare. Nella maggior parte dei casi possono essere manoscritti lasciati nel cassetto per non essere pubblicati; in altri casi, invece, soprattutto se si parla di autori stranieri, possono essere opere mai pubblicate prima d’ora in una certa determinata lingua.

In quest’ultimo caso rientra Il tagliapietre (titolo originale The Stonemason), dramma teatrale di Cormac McCarthy scritto negli anni Ottanta e pubblicato nel 1995. Due anni dopo la morte dello scrittore di Providence, Einaudi porta in libreria un’opera teatrale finora sconosciuta al pubblico italiano che, per gli affezionati alle opere di McCarthy o per i critici, costituisce un tassello in più per conoscere al meglio la sua poetica.

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La trama di «Il tagliapietre»

Suddiviso in cinque atti, Il tagliapietre ha per protagonista la famiglia Telfair, originaria di Louisville, in Kentucky. Il protagonista è Ben Telfair, un tagliapietre afroamericano di trentadue anni che, scopriamo nella pièce, rinuncia ai suoi studi al college in psicologia per seguire le orme di suo nonno Papaw, tagliapietre da quando era ragazzino e che, secondo il nipote, conosce più cose di chiunque abbia un’istruzione superiore alla sua.

Proseguendo con la storia, Ben si ritrova a dover affrontare degli eventi che mettono a repentaglio l’equilibrio che pensa di aver trovato: suo padre Big Ben, ad esempio, si indebita a causa della sua ditta mettendo a rischio la fattoria di Ben, mentre suo nipote Soldier, figlio della sorella Carlotta, scappa da scuola e sarà coinvolto in eventi che di buono non hanno nulla. Tutto questo molto probabilmente ha a che fare con il passato di Papaw, un uomo che ha cercato di farsi giustizia da solo per la morte del fratello Selman, ma che così facendo ha condannato la propria famiglia alla sua inesorabile fine.

Le origini e il successo di «Il tagliapietre»

L’origine e la fortuna di Il tagliapietre sono abbastanza singolari per essere un’opera di McCarthy. Scritto agli inizi degli anni Ottanta, questo testo teatrale è stato scritto a seguito dell’esperienza di Cormac McCarthy in Kentucky, dove per un periodo ha vissuto avendo come vicini di casa una famiglia afroamericana il cui capostipite lavorava come tagliapietre da generazioni, lasciando intendere come quello del tagliapietre fosse una vera e propria vocazione.

Il tagliapietre

Questa circostanza ricorda molto quella che avrebbe portato molti anni dopo alla scrittura del saggio The Kekulè Problem e del dittico Il passeggero-Stella Maris. Cormac McCarthy ha dimostrato come la letteratura si faccia dalla vita, come le due cose siano inscindibili, e allo stesso tempo ha tratto da essa riflessioni profonde sui problemi metafisici che lo avrebbero accompagnato fino alla fine dei suoi giorni.

Tuttavia, questo dramma teatrale non ha avuto molta fortuna a teatro, anche per le critiche di stereotipi razziali che hanno portato quest’opera a essere solo raramente portata a teatro. Ciononostante Il tagliapietre fa parte di un percorso di lettura che ha nel teatro una parte poco nota, ma comunque importante per la poetica di Cormac McCarthy.

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Il teatro di Cormac McCarthy

Due sono infatti le opere teatrali scritte da Cormac McCarthy: Il tagliapietre e Sunset Limited, quest’ultima pubblicata nel 2006. Entrambe le opere, però, sono simili, in quanto come Sunset Limited anche Il tagliapietre è da definirsi «un romanzo in forma drammatica»: sono opere teatrali che si leggono come romanzi, in quanto la dimensione corporea tipica delle performance teatrali lascia più spazio a riflessioni articolate e complesse che, a livello di ricezione, richiedono la stessa attenzione che si dedica ai romanzi.

Le differenze fra le due pièce teatrali sono da ricercarsi a livello di struttura (Il tagliapietre è diviso in cinque atti mentre Sunset Unlimited è un atto unico) e il numero di personaggi coinvolti: tanti sono quelli che si avvicendano in Il tagliapietre con Ben che si sdoppia sul palco per emulare lo stesso sdoppiamento narrativo fra io narrato e io narrante (con quest’ultimo che cerca l’assoluzione per le proprie azioni), mentre in Sunset Unlimited ci sono soltanto due personaggi, Il Bianco e Il Nero.

Sebbene sia poco studiato, il teatro di McCarthy ci mostra un’evoluzione a livello stilistico del suo autore, da una narrazione di deriva più o meno faulkneriana, dove si può ancora riconoscere il piano dei ricordi dell’io narrante dall’azione dell’io narrato a una più metafisicamente complessa, dove il tutto si fa più stringato e implicito e dove azione e meditazione, vita e morte, sogno e realtà si fondono senza distinzioni.

La dannazione faulkneriana dei Telfair

Non è un caso che si sia tirato in ballo William Faulkner, in quanto l’influenza di quest’ultimo in Cormac McCarthy è molto forte, almeno nei suoi primi lavori. Nella famiglia Telfair troviamo, infatti, una famiglia molto simile a quella dei Compson di L’urlo e il furore o ai Bundren di Mentre morivo. Come quest’ultime, anche i Telfair devono confrontarsi con eventi più grandi di loro, con una Provvidenza che li punisce per aver cercato di trovare una propria strada invece di seguire il corso naturale delle cose come l’ultracentenario Papaw:

Se non si mette in pari allora a questo mondo non c’è giustizia e se non c’è allora com’è che ne ho sentito parlare? E tu? Solo in un caso non c’è ed è se inizi a farti giustizia da solo. Se inizi a farti giustizia da solo rimarrai da solo. Quello lassù non ti verrà in aiuto. Tanto vale non chiedere.

Nelle parole di Papaw c’è un monito rivolto a Ben: inutile sfidare la volontà di Dio. Papaw ha dedicato una vita al taglio delle pietre e vuole che la sua famiglia faccia altrettanto perché il lavoro porta avanti la volontà di Dio e, nelle parole di Ben, «non inventiamo niente se non ciò che Dio ha predisposto». Nel momento in cui, però, la famiglia Telfair sceglie di intraprendere una propria strada – Maven che studia da avvocato, Big Ben che apre la sua impresa edile, Soldier che scappa da scuola –, allora la famiglia cade in disgrazia in quanto ha voluto sfidare una volontà che ha già deciso tutto per lei.

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Inghiottiti dalla Storia

Oltre alla Provvidenza, la famiglia Telfair deve combattere anche con la Storia, con lo spirito del tempo che minaccia il loro equilibrio, in quanto è quest’ultimo che porta loro a intraprendere un percorso diverso da quello previsto per loro. Uno dei personaggi del dramma, infatti, rivolge a Ben le seguenti parole: «Non so quanto anni hai amico», dice, «quello che so è che vivi nel passato. Anch’io vivo nel passato. Tu non lo sai ma la storia ti ha già inghiottito».

A sue spese Ben scoprirà che il lavoro del tagliapietre non dà la felicità né l’equilibrio del mondo, in quanto «il lavoro divora l’uomo e divora la sua vita e pensavo che in un certo senso alla fine l’uomo debba esserne legittimato», dandogli un certo potere di governare il mondo. Quello che poi Ben comprende è che, in realtà, il lavoro non lo sottrae dalla «vera e propria curvatura gravitazionale che è il dolore del mondo».

Tagliapietre in cerca di pietà

Questo passaggio a livello religioso è molto significativo, in quanto, se un tempo valeva la logica pietista secondo cui il lavoro e il dovere religioso ci avrebbe garantito la salvezza, ora la sofferenza del mondo ci svia dai nostri doveri e ci condanna all’infelicità. Qui, allora, approdiamo a quello che McCarthy scriverà in La strada: «non esiste nessun Dio e noi siamo i suoi profeti».

A causa delle loro disgrazie, i Telfair mostrano da un lato come l’essere umano sia completamente solo al mondo a provare a dare un senso alla propria vita, e dall’altro che una vera salvezza non è possibile in quanto c’è un disegno della provvidenza più grande di noi che ha deciso la nostra fine. L’unica cosa che resta da fare per Ben è, allora, pregare per avere l’illusione di una consolazione che renda meno dolorosa la sua fine.

L’arte muraria come arte di comprendere il mondo

Non sarà forse il testo più importante dell’opera di McCarthy, non sarà sicuramente imperdibile, ma vale la pena leggere Il tagliapietre per quello che racconta e che avrebbe poi anticipato nelle future opere di McCarthy. Pieno di echi faulkneriani e di tensioni metafisiche, questo dramma teatrale finora inedito in Italia anticipa la grande solitudine dei personaggi di McCarthy di fronte ai grandi temi metafisici e al proprio destino. Nella famiglia Telfair si possono riconoscere lo sceriffo Ed Tom Bell, il figlio e il padre di La strada e i fratelli Bobby e Alicia Western: persone lacerate dai propri dubbi metafisici, sempre a un passo dalla risposta ai loro perché e sofferenti fino alla fine verso un mondo forse senza Dio sordo alla loro richiesta di pietà e consolazione.

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Alberto Paolo Palumbo

Insegnante di lingua inglese nella scuola elementare e media. A volte pure articolista: scuola permettendo

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