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Come è cambiato il concetto di sensualità

Cos'è e com'è cambiato nel tempo ciò che viene considerato sensuale?

4 minuti di lettura

Il termine “sensuale” deriva dal latino sensus ovvero “senso”, riferito al fisico, al corporeo, arricchito dalla desinenza –alem che si relaziona al sentimento di appartenenza. 

Per questo “sensuale” ha preso l’accezione che ha oggi nel nostro linguaggio comune, ovvero qualcosa legato ai sensi e al piacere dell’esperienza stessa dei sensi. 

Non essendo, ovviamente, una verità assoluta, questo concetto è mutevole nel tempo e nello spazio e oggi si ritrova a subire una nuova mutazione, una nuova evoluzione. 

Al centro, oggi, non sono più solo le figure femminili, per cui il concetto di sensualità ha trovato sempre una correlazione apparentemente spontanea, ma anche tipi umani da sempre esclusi dalla categorizzazione.

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Il mutamento della sensualità 

Tutto ciò che è sensuale ha quindi a che fare con i sensi. La vista prima di tutto. 

Nel mondo dei media e delle comunicazioni sempre più allargate e globali, la sensualità passava e passa dapprima dalla vista. Il rapporto tra comunicazione e immagine è stato sempre molto intimo. 

Dall’immagine e dalla vista della stessa si scatenano tutta una serie di altre manifestazioni sensoriali che spingono la persona, appunto, a metabolizzare quella visione, ad affezionarsi, a ricercarla, a generare un linguaggio comune che diventa patrimonio di tutti e che, quindi, tutti condividono e sentono proprio. 

Il concetto di sensualità, seppur estremamente soggettivo, come ogni tipo di percezione, che nasce dalle esperienze singolari di ognuno, viene registrato dal linguaggio comune e diventa demanio di tutti. 

Per questo, abbiamo potuto assistere, nel tempo, alla nascita (e all’eventuale declino) di icone di sensualitàNegli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso, per esempio, Marilyn Monroe e Sophia Loren, Brigitte Bardot e Gina Lollobrigida erano indiscutibilmente icone di sensualità; nel corrispettivo maschile, Marlon Brando, Alain Delon, Sean Connery, Marcello Mastroianni

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A ripensarci oggi sembrerebbe assurdo. 

Quale donna e quale uomo potrebbe ancora identificarsi in modelli del genere? Non perché non fossero sensuali, ma i canoni sono cambiati nel corso del tempo. Inoltre, ciò che scatena i sensi e diventa quindi “sensuale”, non è propriamente la bellezza (anch’esso canone soggettivo e relativo in base alle epoche storiche, alle tendenze socio-culturali e alle velleità della comunità), quanto più un fascino intrinseco che scatenerebbe, appunto, la gioia dei sensi. 

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Ed è proprio da qui che vorremmo partire per cercare di comprendere cosa si collega davvero alla sensualità e alla sua capacità di affascinarci che, seppur mutata nel tempo, non muta nella sostanza.

Cosa è “sensuale”? 

Ad alcuni esseri umani viene l’acquolina in bocca di fronte un bombolone fritto e ripieno di crema; ad altri di fronte una pizza, ad altri ancora di fronte ad entrambi. Cosa scatena, dunque, i loro sensi? E perché chi prova acquolina per la pizza non ha la stessa sensazione con il bombolone?

Nonostante l’esempio apparentemente riduttivo, con la sensualità avviene la stessa cosa. La nostra attenzione è catturata dalla sensualità che, in parte è condizionata dalla cultura, dalla società, dal modus vivendi comune, ma che d’altra parte agisce con un mistero, intrinseco e spontaneo della persona. 

È qui il vero segreto. I sensi, magicamente risvegliati come chiamati da un pifferaio magico, senza un apparente motivo, si spiegano e vengono attratti dalla persona dotata di sensualità. Una commistione pazzesca, quindi, tra ciò a cui siamo educati e abituati dai mezzi di comunicazione e dal linguaggio comune e una propensione tutta naturale.

Insomma, l’aura, come la chiamava il filosofo e scrittore Walter Benjamin riferendosi all’opera d’arte (cfr L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica), è una caratteristica inspiegabile che conduce gli esseri umani ad essere attratti sensualmente dall’opera, riconoscendone così il valore.

Un valore intrinseco, capace, allo stesso tempo, di interpretare il linguaggio comune del momento e di andare oltre il presente, diventando eterno. 

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La sensualità cambia e resta

Il carattere ambivalente della sensualità gli concede di essere una peculiarità che, appunto, da un lato interpreta il mondo e la cultura in cui nasce e si sviluppa, dall’altro riesce a superare le barriere spazio- temporali per diventare eterna

Ciò che è sensuale, capace quindi di scatenare i sensi e rendere fisico e tangibile un semplice “sentire”, può rispondere a canoni estetici comunemente condivisi in un certo lasso temporale e geografico, ma al contempo supera la deperibilità e giunge nel presente. 

Oggi il concetto di sensualità si è molto evoluto rispetto al passato: forme ibride, androgine e fluide di umanità stanno prendendo progressivamente piede. La cultura del presente determina ciò da cui possiamo sentirci attratti, ma al contempo diventa eterna superando le barriere spazio-temporali se i suoi “prodotti” riescono a scatenare i sensi umani, diventando sensuali

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Corpi e atteggiamenti di cui non si riconoscono più visibilmente i confini del genere diventano così terribilmente attraenti. Allo stesso tempo, quelli che fino a qualche decennio fa venivano percepiti come “difetti” (pensiamo alla cellulite, alle smagliature, alla peluria corporea) si stanno imponendo come caratteristiche irresistibili, perché la cultura sta facendo spazio al culto dell’imperfetto, dello “sporco”, del reietto. 

I corpi scolpiti e depilati fino alle parti più recondite, tipici dell’immaginario comune degli anni Novanta e Duemila, stanno lasciando il posto a corpi che raccontano storie “normali”, spesso di disagio, dolore o anche semplicemente di un forte desiderio di esprimere liberamente se stessi, al di là del canone precedentemente imposto. 

Il rischio, però, che l’atteggiamento si normalizzi è sempre dietro l’angolo.

E per questo, dacché la sensualità è una forma culturale, ma sfuggente, si declinerà prossimamente in qualcos’altro, su cui, però, non possiamo avanzare ancora nessuna previsione.

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Anto D'Eri Viesti

A proud millennial. Dopo il dottorato in semiotica e gender studies decide di dedicarsi solo alle sue passioni, la comunicazione e la scrittura.
Copywriter e social media manager.
La verità sta negli interstizi, sui margini e nei lati oscuri.
Tanti fiori, cioccolato e caffè.