L’attuale fama di Zelda Fitzgerald è spesso ancora il triste riflesso di quella del suo più conosciuto marito, Francis Scott. Insieme furono l’icona di un’epoca e la loro vita fu ruggente come i loro anni 20.
Spesso nominata en-passant come la moglie dell’autore de Il grande Gatsby, Zelda Fitzgerald si dedicò al ballo e alla letteratura, scrivendo diversi articoli e racconti (da sola o in coppia con il marito) e un unico romanzo autobiografico: Lasciami l’ultimo valzer.
Leggi anche:
Francis Scott Fitgerald, sulle ali di una farfalla
L’aspetto più misconosciuto di questa grande figura rimane però la sua produzione artistica estremamente interessante e a lungo dimenticata -è il caso di dire- in soffitta.
Zelda Fitzgerald in soffitta
Zelda non solo si considerava un’artista, ma era anche eccezionalmente dotata. I suoi dipinti la collocano tra gli scrittori e le scrittrici con talenti poco conosciuti nelle arti visive; si ricordano i disegni di Tolkien, gli schizzi di Sylvia Plath, le illustrazioni di William Faulkner e i fumetti di Flannery O’Connor.
Fino agli anni ’60 (quindi per 12 anni dopo la sua morte), i suoi quadri rimasero nascosti nella soffitta di famiglia e ne è giunta fino a noi solo una minima parte. Molti furono infatti distrutti per vendetta da sua madre, con cui aveva un rapporto turbolento; altri furono distrutti da Zelda stessa o dal Federal Art Project su sua espressa richiesta.
Non solo quadri
La passione per l’arte, coltivata fin da giovanissima, accompagnò Zelda anche dopo la nascita della figlia Scottie e nel periodo delle cure dalla schizofrenia.
Realizzò bambole di carta per la piccola Scottie, acquerelli a tema floreale e decorò piatti e paralumi, che la figlia rischiava spesso di rovinare.
I sopravvissuti
Dei numerosi quadri di Zelda Fitzgerald se ne sono conservati circa 83. I soggetti, molto diversi tra loro, sono l’immagine di un intricato e complesso mondo interiore.
Tra i paesaggi urbani e il loro caos multicolore, sono due le città che Zelda predilige. La prima è New York, in cui lei e Scott si sposarono e vissero l’inizio della loro vita da belli e dannati; la seconda è Parigi, dove la coppia si trasferì nel tentativo di diminuire i costi della loro vita sregolata.
Tra favole e Bibbia
Emerge anche una profonda passione per il mondo delle favole, visibile soprattutto nei quadri ispirati ad alcuni classici per l’infanzia: Alice nel Paese delle Meraviglie di Lewis Carroll e Hansel e Gretel dei fratelli Grimm. Attraverso la sua arte Zelda Fitzgerald dimostra così non solo una spiccata sensibilità artistica, ma anche alcuni suoi gusti letterari.
Altro soggetto ricorrente è quello biblico, in cui Zelda Fitzgerald lascia ancora il segno del suo stile personalissimo spesso associato a quello di Georgia O’Keeffe e Matisse. L’influenza di questi due modelli è confermata da Everl Adair, curatore di una delle mostre tenutesi nel corso degli anni in onore di Zelda.
L’arte di Z.F. rappresenta il lavoro di una donna di talento e visionaria […] che ci esorta a celebrare la vita.
Il duro colpo del fallimento
La prima mostra pubblica dei dipinti di Zelda Fitzgerald ebbe luogo nel 1934. L’accoglienza fu fredda e il The New Yorker descrisse le opere come
«meri dipinti della quasi-mitica Zelda Fitzgerald, pregni di tutte quelle connotazioni emotive postume della cosiddetta età del jazz».
La mancanza di pannelli informativi non aiutò e impedì una totale comprensione del lavoro della pittrice; così la psiche di Zelda, già debilitata, subì un altro duro (e forse decisivo) colpo.
Dopo l’esilio nelle soffitte di famiglia, le opere superstiti di Zelda hanno attirato l’interesse degli studiosi e sono state esposte in mostre commemorative sia in America che in Europa. La rivalutazione dell’arte e della figura poliedrica di Zelda Fitzgerald è già in atto.
La riscoperta possibile
Sebbene la figura di Zelda Fitzgerald inizi ad essere rivalutata soprattutto a partire dal mondo accademico, ancora rari sono gli studi di critica d’arte.
Importante è la pubblicazione del volume Zelda. An illustrated life, che raccoglie 140 illustrazioni curate e compilate da sua nipote Eleanor Ann Lanahan, figlia di Scottie.
Il volume non è tradotto in italiano e mancano ancora studi di più ampio respiro sull’esperienza poliedrica di uno dei personaggi centrali dell’arte al femminile e di un’intera epoca.