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Cinema horror e arte: 4 titoli per un Halloween sofisticato

Dal «Gabinetto del dottor Caligari» a «It», un viaggio nell’horror d'autore che si nutre si suggestioni artistiche

3 minuti di lettura

Non solo jumpscares e splatter, il cinema horror d’autore ha saputo affascinare generazioni di cinefili attraverso narrazioni convincenti, trovate visivamente sofisticate e citazioni più o meno velate al mondo dell’arte e della cultura. Sono numerosi i grandi registi che hanno scelto nel corso della loro carriera di cimentarsi con il genere horror, da Roman Polansky a Stanley Kubrick. Dal Gabinetto del dottor Caligari a It di Andy Muschietti, per il prossimo Halloween vi consigliamo alcuni horror dove l’ispirazione artistica è manifesta.

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Il Gabinetto del dottor Caligari e la scenografia espressionista

Diretto da Robert Wiene e uscito nel 1920, quando l’Espressionismo è già una corrente artistica istituzionalizzata, Il Gabinetto del Dottor Caligari segna l’inizio della fortunata stagione cinematografica dell’Espressionismo tedesco, che rielabora con successo le caratteristiche salienti dell’Avanguardia artistica di inizio secolo. 

L’influenza dell’arte è evidente già dalla locandina, che sembra richiamare le tele più riuscite degli esponenti del gruppo Die Brucke, Il ponte, nato a Dresda nel 1907. La scenografia, caratterizzata da claustrofobici ambienti bidimensionali, volutamente antinaturalistici e distorti, è stata realizzata appositamente per il film da pittori espressionisti.

Il Gabinetto del dottor Caligari, 1920, locandina del film. Fonte: Flickr. Pubblico dominio.

La surrealtà degli ambienti, unita ad una recitazione enfatica e ad un trucco quasi caricaturale che rende i volti simili a maschere, contribuisce ad accrescere l’atmosfera allucinata del film, che vede protagonisti un sedicente illusionista, il Dottor Caligari, e il sonnambulo Cesar, protagonista dei macabri spettacoli del dottore.

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Suspiria di Dario Argento, tra stile Liberty e Optical art

Capolavoro del regista italiano Dario Argento, all’epoca all’apice del successo, Suspiria è una moderna storia di streghe ambientata in una prestigiosa Accademia di danza a Friburgo, ai margini della Foresta Nera. Numerose e variegate sono le influenze artistiche in questa pellicola del 1977, a partire dalle ambientazioni in stile Liberty, con numerosi riferimenti alla Optical art, nata negli anni Sessanta in America e giunta in Italia solo negli anni Settanta e dunque omaggiata in questa pellicola da Argento e dallo sceneggiatore Giuseppe Bassan.

Dario Argento, Suspiria, 1977.

Gli ampi interni del film, uniti ad uno straordinario uso dei colori primari, in particolare il rosso, vero coprotagonista dell’opera, contribuiscono alle atmosfere oniriche del film, nel quale le giovani protagoniste, nel pericoloso limbo tra giovinezza e età adulta, si muovono come in un incubo a occhi aperti. Le protagoniste stesse, caratterizzate da una femminilità quasi asessuata, perennemente biancovestite, sembrano uscite dalla fantasia di un pittore simbolista, come Maurice Denis, cantore di una femminilità angelicata e sospesa nel tempo.

The Witch, l’horror moderno di Robert Eggers, tra superstizione e pittura di streghe

Esponente di punta del nuovo horror d’autore, insieme a Jordan Peele (Get Out, Us) e Ari Aster (Hereditary e Midsommar), Robert Eggers esordisce con il lungometraggio The Witch nel 2015, confezionando una pellicola di grande pregio artistico e di forte impatto visivo. Ambientato nel New England del XV secolo, The Witch segue le sfortunate vicende di un predicatore religioso e della sua famiglia, allontanati dalla propria comunità per le loro posizioni estremiste.

A sinistra: frame di The Witch, R. Eggers, 2015. A destra: Goya, F., Il Sabba delle streghe, 1821-23, olio su tela, 140× 438 cm, Museo del Prado, Madrid.

Ispirato a cronache e resoconti diaristici sulla stregoneria nel New England del 1600, The Witch è un viaggio oscuro tra le superstizioni e il folklore stregonesco, dove l’orrore viene spesso evocato ma quasi mai mostrato direttamente.  Da un punto di vista artistico Eggers sembra attingere dalla cosiddetta «pittura nera» di Francisco Goya, di cui il regista si è dichiarato grande estimatore, una tipologia di tele realizzata a partire dal 1819, quando la Spagna era ancora sotto il giogo della Santa Inquisizione.  Demoni, fattucchiere e Sabba popolano le tele del pittore spagnolo e sembrano prendere vita in alcune delle sequenze più evocative del film.

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It di Andy Muschietti: il blockbuster horror e un terrificante Modigliani

Trasposizione cinematografica del bestseller del re dell’orrore letterario, Stephen King, It è un racconto di formazione sul complicato passaggio dall’infanzia all’età adulta, oltre che potente favola horror. Il film, ambientato nel Maine, segue le vicende di un gruppo di preadolescenti alle prese con una forza demoniaca secolare, il clown Pennywise, che si materializza assumendo le sembianze delle paure più recondite dei ragazzi.

Uno di loro, in particolare, è tormentato da una vecchia stampa di una donna dal collo lungo e dagli occhi privi di pupille, della quale Pennywise assumerà le sembianze, portando in vita la donna senza nome del quadro.

A sinistra: frame di IT, A. Muschietti, 2017. A destra: Modigliani A., Portrait de Madame Hanka Zborowska,1919,  olio su tela, 55 x 39 cm, Collezione privata. Fonte: wikiart.org

Durante un’intervista, il regista Andy Muschietti ha confermato che l’ispirazione per la terrificante figura deriva da una profonda paura infantile suscitata proprio dalla stampa di un quadro del pittore livornese Amedeo Modigliani che i suoi genitori tenevano in casa:

Modigliani ha realizzato spesso questi ritratti con personaggi allungati. Per lo più, la sua visione della figura umana era con il collo allungato, i volti storti e gli occhi vuoti. Sono così deformati che, da bambino, non li vedi come lo stile dell’artista. Li vedi come mostri.

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Arianna Trombaccia

Romana, classe 1996, ha conseguito la laurea magistrale con lode in Storia dell'arte presso l’Università La Sapienza. Appassionata di scrittura creativa, è stata tre volte finalista al Premio letterario Chiara Giovani. Lettrice onnivora e viaggiatrice irrequieta, la sua esistenza è scandita dai film di Woody Allen, dalle canzoni di Francesco Guccini e dalla ricerca di atmosfere gotiche.

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