Classe ’62, nato a Washington, scrittore e giornalista freelance, Chuck Palahniuk è uno degli autori statunitensi contemporanei di maggior successo.
Il romanzo che ha mostrato al mondo le doti di questo americano di origini russe, ucraine e francesi e dal cognome impossibile da pronunciare correttamente al primo tentativo, è senza dubbio Fight Club, pubblicato nel 1996. Per la verità, a diffondere il verbo di Palahniuk – /ˈpɔːlənɪk/ per chi volesse annichilire gli amici sfoderando la pronuncia corretta – è stato soprattutto l’omonimo film tratto dal romanzo, distribuito nelle sale 3 anni dopo la pubblicazione del libro e il cui cast vanta attori del calibro di Edward Norton, Brad Pitt e Helena Bonham Carter. Successivamente lo scrittore pubblica altri tre romanzi in rapida successione: Survivor, Invisible Monsters e Soffocare, il suo primo vero e proprio best seller, edito nel 2001.
La scrittura di Palahniuk è stata comparata a quella di Don DeLillo e di Irvine Welsh per i contenuti e per lo stile asciutto e diretto. La sua prosa è senza fronzoli, esplosiva, procede sempre a un ritmo sostenuto, mai a disagio nell’utilizzo di parole scurrili. Lo scrittore fa un uso molto frequente di ripetizioni, quasi dei leitmotiv, che contribuiscono al ritmo incalzante della narrazione. Non mancano inizi in medias res o addirittura dalla fine della vicenda – come in Survivor, che si apre con il protagonista, Tender Branson, che a bordo di un aereo deserto e con il carburante in esaurimento, sta per porre fine alla sua vita alla velocità del suono. Abbondano poi le descrizioni a tinte forti, che impattano come pugni nello stomaco del lettore e difficilmente mancano il bersaglio. Di lui Niccolò Ammaniti ha detto: «Chuck Palahniuk è peggio di un polpo. Ti afferra con i suoi tentacoli e ti trascina in un buco pauroso. Lasciatelo stare se avete lo stomaco debole».
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Da una rapida panoramica di Fight Club e Soffocare, due dei suoi romanzi più celebri, si può avere una buona idea di come lavori la grottesca, nichilista e dissacrante fantasia di Chuck Palahniuk.
In Fight Club il protagonista è un giovane e sano yuppie di cui non si sa il nome, impiegato di una importante compagnia automobilistica e perennemente in viaggio per lavoro. Il jet lag continuo è per lui causa di insonnia, che trova il modo di curare frequentando gruppi di sostegno per malati terminali. Il “trattamento” funziona bene, fino al momento in cui una donna, Marla Singer, non giunge a rompere le uova nel paniere al protagonista. La donna infatti soffre di depressione e trova nella sincerità dei malati terminali una cura alla sua sfiducia nelle persone. Frequentando gli stessi gruppi di sostegno del nostro antieroe – tra cui, spudoratamente, quello del cancro ai testicoli – di fatto lo smaschera e si autodenuncia come impostora allo stesso tempo. Al protagonista toccherà quindi trovare un modo alternativo per curare la sua insonnia.
In Soffocare la vicenda è descritta con gli occhi di Victor Mancini, uno studente di medicina fallito, sessodipendente e con alle spalle un’infanzia rovinosa, che lavora come comparsa nella ricostruzione di un villaggio settecentesco. Per mantenere la mamma ricoverata in una clinica privata da 3.000 dollari al mese trova un espediente molto originale: quello di farsi “salvare la vita” ogni sera da una persona diversa. Ogni sera, Victor seleziona un ristorante diverso nel quale mangiare e durante la cena ingerisce volutamente un boccone così grosso da farlo soffocare, richiamando l’attenzione del “buon samaritano” di turno, che puntualmente giungerà in suo soccorso. Il funambolico esercizio è collaudato e studiato nei minimi dettagli e l’esito è assicurato: il suo salvatore si sentirà responsabile per Victor e lo aiuterà economicamente quando questi glielo chiederà. La svolta nella vita del protagonista giunge dall’incontro con la dottoressa Page Marshall, che lavora nella clinica dove è ricoverata la madre di Victor e che avendo instaurato un rapporto amichevole con questa, confida a Victor di conoscere dettagli importantissimi e a lui sconosciuti della sua infanzia.
Come abbiamo visto, i mondi di finzione di Palahniuk sono popolati da personaggi falliti, dalle storie bizzarre. Antieroi del sogno americano per definizione, sono quelli che non ce l’hanno fatta a finire l’università, trovarsi un buon posto di lavoro, fare carriera e mettere su famiglia, ma si sono smarriti durante il percorso. Le loro vicissitudini sono talmente strampalate e sfortunate che a volte sembrano oltrepassare il confine del verosimile, lasciando quella sensazione di dubbio che porta il lettore a chiedersi se siano pure invenzioni dello scrittore o se davvero siano ispirate, anche se in parte, a persone e storie reali. Per dirlo con le parole di Victor Mancini: «tutte queste persone per voi sono solo una barzelletta. Bravi, ridete. Ridete finché non vi scoppia il culo». L’autore stesso è più volte venuto in soccorso di questo dilemma, dichiarando che i suoi personaggi sono ispirati a episodi realmente accaduti.
La bravura di Palahniuk sta proprio nel dare voce a personaggi e contesti che nel mondo reale vengono celati e negati il più possibile, rovesciando la situazione: nei suoi romanzi sono proprio loro i protagonisti e il mondo in cui vivono è pieno di persone come loro, dalle storie sfortunate e rocambolesche e che sono quanto ci sia di più lontano dal concetto di persona “normale”. E il lettore, impotente anello di congiunzione tra la sua realtà sicura, prevedibile e normale e quella uguale ma opposta della narrativa Palahniukana, si ritrova involontariamente a sovrapporre quelli che fino a poco tempo prima sembravano due universi paralleli, arrivando quindi ad ammettere, seppur con un certo grado di riserbo, l’esistenza di una realtà nella realtà, nella quale i personaggi di Palahniuk vivono, anche al di fuori dei suoi romanzi.
Le opere di Palahniuk si svolgono spesso al tempo presente, per dare dinamicità e immediatezza alla narrazione. Il narratore è solitamente un protagonista, che racconta la storia dal suo punto di vista, diventando il perfetto esempio di narratore inaffidabile, essendo lui per primo un personaggio difficile da considerare verosimile.
La critica alla società contemporanea trasuda da ogni pagina dei libri di Chuck Palahniuk. Le contraddizioni del sogno americano, in particolare, trovano terreno fertile nei romanzi dello scrittore. Senza la presunzione di compiere con questa una sintesi delle tematiche Palahniukane , ma con l’intento di offrirne un assaggio, ecco una citazione tratta da Fight Club: «la pubblicità ha spinto questa gente ad affannarsi per automobili e vestiti di cui non hanno bisogno. Intere generazioni hanno svolto lavori che detestavano solo per comperare cose di cui non hanno veramente bisogno».
Immagine di copertina: it.wikiquote.org
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