Nel 1320 un noto autore fiorentino, Paolo da Certaldo, nel suo famosissimo Libro dei Buoni costumi si era prodigato di raccomandare che ogni padre evitasse di insegnare alle proprie giovani figlie a leggere e scrivere, a meno che il loro destino non fosse quello di diventare monache. Questo consiglio non fu certamente ascoltato dal professore e astrologo bolognese Tommaso da Pizzano, il quale si impegnò a trasmettere alla sua unica figlia le sue conoscenze e investì sulla sua formazione culturale. Questa scommessa paterna avrebbe segnato il destino di Christine de Pizan, intellettuale e donna del ‘400, permettendole di diventare una delle voci più interessanti nel panorama culturale francese dell’epoca, le cui opere circolarono nelle corti di tutta Europa.
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Sebbene il nome con cui la conosciamo oggi sia francese, Christine nacque a Venezia nel 1365, ma in Italia trascorse solo i primi anni della sua vita, poiché il padre, grazie alla sua reputazione come astrologo si trasferì presto alla corte del re francese Carlo V. L’ambiente della corte e la biblioteca reale le fornirono numerosi stimoli e conoscenze fin dall’infanzia, permettendole di approfondire l’educazione letteraria che ricevette dal padre, un dono raro per una ragazza del suo tempo. I suoi primi esercizi letterari furono poesie e ballate, attraverso le quali si fece apprezzare presso la corte francese.
Come era uso per l’epoca andò in sposa a quindici anni ad un brillante segretario e notaio della corte francese: Etien de Castel. Nelle sue opere più famose, in seguito, avrebbe rimarcato spesso il ricordo della felicità di questo matrimonio. La vera fama di Christine, però, arrivò quando rimase vedova dieci anni dopo e dovette reinventarsi per non soccombere alle difficoltà che la vita le mise sulla strada. La vedovanza fu la soglia verso un nuovo mondo, che Christine decise di varcare, per risolvere la delicata situazione finanziaria in cui si trovava, sfruttando l’istruzione ricevuta in dote e diventando una scrittrice di professione.
In un’epoca in cui la maggior parte delle donne sapeva a malapena leggere, fu in grado di sfruttare le sue conoscenze e abilità letterarie per mantenere la sua famiglia e garantirsi l’autonomia. Il percorso per arrivare a questa indipendenza fu tortuoso e ricco di ostacoli, ma Christine si reinventò e, come scrisse nella sua celebre opera La città delle Dame: «Allora diventai un vero uomo, non è una favola, capace di condurre le navi». Riuscì ad arrivare ad assumere un’identità completamente nuova. Prese in mano la sua vita, così come era prerogativa degli uomini e si fece largo nella società francese dell’epoca. Iniziò copiando testi famosi per la corte, passando ad opere originali su commissione per principi e nobili, che circolarono nelle corti di tutta Europa. Copie preziose uscite dalla bottega di calligrafi e miniatori, tra cui anche una donna, Anastasia, la migliore dei miniatori parigini, che erano diretti da Christine stessa, divenuta imprenditrice, oltreché scrittrice.
La consapevolezza della propria forza e della sua formazione culturale furono le chiavi del suo successo.
Un altro mattone nella costruzione di questa straordinaria figura è rappresentato anche dall’episodio in cui Christine de Pizan manifestò apertamente il proprio dissenso in un acceso dibattito e a cui le venne dato anche il merito di aver inaugurato il genere de la querelle de Femmes. Christine, dopo aver letto la continuazione del celebre Roman del la rose, ripresa dal poeta Jean de Meung, si indignò per le accuse misogine di cui il genere femminile veniva incriminato.
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Nella visione di de Meung, che trovava il sostegno nella classe intellettuale dell’epoca, le donne erano considerate la fonte di ogni vizio: creature deboli di pensiero, portate a mentire per natura, utili solo ai fini della soddisfazione sessuale maschile. Tutto ciò non andò giù a Christine, che prontamente intervenne e condannò queste posizioni contrarie agli ideali cortesi e si lanciò nella difesa dell’onore delle donne. Schierarsi contro Jean de Meung significava sfidare non soltanto l’autore di uno dei best sellers dell’epoca, ma anche gli intellettuali e i pensatori dell’università di Parigi, di cui lui faceva parte.
Questa disputa, nella quale Christine de Pizan prese coraggiosamente la parola, produsse nel mondo francese un’ampia vastità di scritti, molti dei quali pronti ad attaccare l’autrice, che seppe sempre difendersi con arguzia e senso critico. Christine cercò di dimostrare che il mondo femminile, così come quello maschile, è costituito tanto dal bene quanto dal male e le generalizzazioni sono inutili. Inoltre attaccò la posizione di de Meung che teorizzava la libera sessualità, la promiscuità dei sessi e l’inesistenza dell’amore cortese, portando la felicità del suo matrimonio ad esempio.
Christine si preoccupò di dimostrare l’insensatezza di queste posizioni per far valere l’idea che entrambi i sessi possiedono le medesime facoltà intellettuali e morali.
Queste riflessioni sulle virtù femminili, fecero nascere in lei l’esigenza di teorizzare e dimostrare compiutamente quanto affermava, chiamando a testimoniare numerose figure femminili del passato e creando una delle opere più importanti nella storia letteraria: La città delle Dame. Nella sua opera troviamo non solo donne nobili di sangue, ma di spirito, che parlano e dialogano in una città allegorica costruita secondo gli insegnamenti di Ragione, Rettitudine e Giustizia.
In quest’opera, inoltre, per la prima volta Christine de Pizan contribuì a prendere posizione in merito all’importanza dell’educazione femminile. Lei era la prova che l’istruzione e la conoscenza giocavano un ruolo fondamentale nell’indipendenza e che le stavano aprendo le porte nel mondo. L’inferiorità della donna non era più vista come una condizione dovuta alla natura, ma culturale, quindi dettata dalla società in cui vivano e dagli uomini, perché certamente «una donna intelligente riesce a far di tutto e anzi gli uomini ne sarebbero molto irritati se una donna ne sapesse più di loro».
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L’opera circolò tra le mani delle donne più importanti d’Europa, restando famosa anche nei secoli successivi. Tanto che la fama di quest’autrice è confermata anche da una rappresentazione figurativa della sua opera su un arazzo che la regina Elizabeth I ricevette in dono, come ispirazione agli ideali di virtù.
Attraverso quest’opera Christine divenne celebre e conosciuta nel panorama internazionale e consacrata attraverso i secoli come la prima scrittrice di professione in Europa e storica laica di Francia, rendendo ancora più preziosa la sua testimonianza e ispirando nei secoli molte donne.
Eleonora Fioletti
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