Due volte ministra, ex deputata e consigliera regionale, attualmente presidente (rieletta) della Regione Île-de-France. È innegabile che Valérie Pécresse non manchi di esperienza. Da mesi riempie le pagine politiche dei giornali francesi perché potrebbe essere lei la prima donna Presidente della Repubblica francese. Pécresse è infatti il nome che guida il centro-destra (i Républicains, LR) alle Presidenziali in Francia del 2022 che si terranno nel mese di aprile. La sua candidatura è stata annunciata a dicembre 2021 e da allora sembra essere una spina nel fianco per il Presidente Macron. A dirlo anche i sondaggi: ad oggi rappresenta un’alternativa solida e convincente all’attuale Presidente – che ancora non ha presentato ufficialmente la sua ricandidatura – ed è testa a testa con Marine Le Pen, leader del Rassemblement National. Ha punti di forza, la Pécresse, ma anche diverse debolezze, e rischia di perdere un pezzo del suo elettorato che negli anni si è spostato su posizioni più estreme e ha trovato nuovi rappresentanti. Il suo profilo e come sta impostando la sua campagna elettorale proviamo a raccontarvelo qui.
Dicembre 2021: Valérie Pécresse è il nome dei Repubblicani
È il 4 dicembre 2021 quando Valérie Pécresse vince le primarie del partito repubblicano francese e diventa il nome che guiderà i gollisti all’appuntamento elettorale più atteso dell’anno. «Chi la conosce la descrive come “metodica”, “organizzata”, che prende le cose una alla volta, come una “corsa ad ostacoli”», scrive Le Monde, commentando la sua vittoria su Éric Ciotti, lo sfidante, deputato delle Alpi Marittime ed ex fillonista di ferro di origine franco-italiane, che Pécresse batte con oltre il 60% dei consensi. Qualche giorno prima, al primo turno, i due erano arrivati quasi a pari merito (leggero vantaggio di Ciotti, ndr) rispetto a tre grandi del partito repubblicano: Michel Barnier (capo negoziatore dell’Unione europea per l’attuazione della Brexit), Xavier Bertrand (più volte ministro con Chirac) e Philippe Juvin (dal profilo meno mediatico, ma storico amministratore del Loiret). I tre avevano poi sostenuto Pécresse. Nel partito di de Gaulle, Pompidou, Chirac e Sarkozy, Valérie Pécresse prova così l’impresa: essere la prima donna alla guida Francia.
Le cose da sapere su Valérie Pécresse
Il suo è un profilo solido: nata a cresciuta in una famiglia gollista intellettuale, inizia a fare politica da giovanissima, affiancandola ad una carriera scolastica e lavorativa da fuori classe. Laureata a L’École des hautes études commerciales de Paris (HEC), entra poi con un punteggio altissimo all’École nationale d’administration (ENA), il percorso di studi che in Francia è sinonimo di classe dirigente (anche Macron ha studiato qui). Intanto coltiva il suo percorso all’interno del partito repubblicano sotto l’ala di Jacques Chirac, di cui è consigliera.
All’inizio degli anni ’00 diviene deputata e per la destra governativa di Nicolas Sarkozy è due volte ministra: prima dell’Insegnamento superiore e della Ricerca dal 2007 al 2011 nel primo e nel secondo governo Fillon, e poi ancora dal 2011 al 2012 come ministra del Budget, dei Conti pubblici e della Riforma dello Stato, andando a sostituire François Baroin che viene nominato ministro dell’economia. Nel 2015 diventa la prima donna presidente del consiglio regionale dell’Île-de-France e nel 2017 viene eletta presidente della medesima.
Nel 2016 assiste da fuori alle primarie del partito repubblicano sostenendo Alain Juppè, fedelissimo di Chirac. A Le Figaro dichiara che Juppè è la vera alternativa ai socialisti, non cogliendo di fatto il cambio di rotta che il Paese avrebbe vissuto da lì a breve (lo scontro Macron-Le Pen e la sconfitta dei partiti storici). Sempre a Le Figaro sottolinea l’importanza di un «État fort», leitmotiv della sua attuale campagna elettorale. Dal 2017 inizia la sua crisi personale con il partito che la porterà nel 2019 ad uscirne, fondando un suo movimento Libres!, affermando che è «Impossible de refonder les idées de la droite de l’intérieur du parti» e denunciando une deriva “troppo a destra” del partito gollista. Poi torna sui suoi passi e a luglio dello scorso anno riprende la tessera: è allora che scende in campo per proporsi come il nome che unirà il centro-destra alle elezioni. Il suo sfidante vero è Macron, il nome con cui un esponente della destra (salvo colpi di scena) dovrà competere al ballottaggio delle Presidenziali. Poco prima delle primarie racconta al Le Point che: «Notre objectif, c’est, ensemble, de battre Emmanuel Macron».
Pécresse è forte perché:
Valérie Pécresse è forte perché in primo luogo è un profilo serio. Fedelmente ancorata alle idee di destra, reduce da importanti esperienze di Governo, il suo vero asso nella manica è il carattere instancabile. France24 per inquadrarla la descrive come «‘The Bulldozer’ conservative who vows to restore French pride». Lei stessa si auto considera una donna di ferro, «un terzo Thatcher e due terzi Merkel». Il coordinatore della sua campagna, Patrick Stefanini, la descrive come «una donna dalla mente d’acciaio», alludendo al fatto che per anni è stata sottovalutata dai suoi avversari politici dentro e fuori il partito. «Elle a un mental d’acier. C’est le chien qui tient son os et ne le lâchera pas. Ses adversaires sous-estiment cette qualité-là chez elle». Dice Patrick Stefanini a Le Journal de dimanche.
Il programma economico della candidata LR è basato sui temi classici del conservatorismo francese ed europeo: liberista in patria, protezionista verso la concorrenza estera, una formula che raramente delude l’elettorato repubblicano. Un punto di forza è il suo passato politico con Chirac, di cui sembra essere l’erede naturale. Nel linguaggio giornalistico è spesso apostrofata con l’espressione «bébé Chirac», definizione da cui non prende mai le distanze («Il est celui qui m’a le premier fait confiance», ha dichiarato più volte alla stampa), raccontando che gli anni con l’ex Presidente gollista sono stati per lei un apprendistato.
Ma ha anche punti deboli
La sua necessità è quella di distinguersi sia dal centrismo de “La republique en marche” di Macron, che dall’estrema destra di Le Pen e Zemmour, cercando di mantenere il suo storico bacino di voti e al tempo stesso espandersi verso destra. Non è un’operazione semplice ma ci sta provando, ad esempio, sui temi della sicurezza e della migrazione, cavallo di battaglia dell’estrema destra. Recentemente ha parlato di frontiere e della necessità di rafforzarle. Una scelta che paga? Per molti no.
Potrebbe, paradossalmente, essere indebolita anche dal suo stesso partito, dovendo venire a compromessi con tutte le anime che l’hanno sostenuta, a partire dagli sconfitti delle primarie. Qui la mediazione è soprattutto con Ciotti, che rispetto a Pécresse ha posizioni meno moderate.
“Sono al centro della destra. Rivendico un programma chiaramente di destra, ma posso unire la destra sociale di Xavier Bertrand, la destra europeista di Michel Barnier, la destra dei servizi pubblici di Philippe Juvin e la destra di Éric Ciotti”
Valérie Pécresse ai microfoni di BfmTv
Pécresse è stata inoltre accusata di essere “donna, ma non femminista”, circondata da un team e da uno staff politico tutto al maschile. Paga la nomea della iron lady e non è considerata simpatica o autoironica. Non vola, infine, sui social: su Instagram Le Pen e Zemmour hanno circa il quadruplo dei follower della gollista.
Ha chance? Secondo i sondaggi è più pericolosa al ballottaggio
Può farcela a diventare la prima donna Presidente della Repubblica francese? Sì, e a dirlo sono anche i sondaggi, che la danno in corsa (alcuni addirittura in testa) qualora dovesse arrivare al secondo turno. Macron è ancora in testa nelle intenzioni di voto, eppure Pécresse sembra aver riacceso una fiamma in molti ex elettori delusi. A differenza dell’attuale Presidente che non è di fatto riuscito – sempre secondo i numeri – ad aumentare la sua base elettorale, la discesa in campo di Pécresse ha riavvicinato parte dell’elettorale di centro-destra alla casa madre.
Se dovesse arrivare lei al doppio turno (i nomi sono tanti, ne abbiamo parlato qui), secondo il sondaggio elaborato da ELABE ne uscirebbe vincitrice. Rispetto a 5 anni fa, quando al ballottaggio ci arrivò Marine Le Pen, il profilo di Valérie Pécresse risulterebbe meno divisivo e più rassicurante anche in ambito internazionale. L’ultima rilevazione condotta da Ipsos-Sopra Steria per Le Monde dà comunque il leader de LREM avanti sia nel primo turno (25% lui, 15,5% Le Pen e Pécresse), che nel ballottaggio (otterrebbe il 54% contro Pécresse e il 57% contro Le Pen 43%). La partita è tutt’altro che chiusa e Chirac probabilmente direbbe, «Les sondages, ça va ça vient, c’est comme la queue du chien».