Considerato come il più influente poeta francese del XIX secolo, Charles Baudelaire è da considerarsi come il precursore del pensiero moderno, un pioniere dell’analisi sociologica e della libertà individuale. Le sue poesie, così sconvolgenti, audaci e assolutamente innovative, ispirarono i grandi poeti simbolisti e decadenti, da Stephane Mallarmé ad Arthur Rimbaud, e gli artisti del tempo, dai preraffaeliti a Gustave Moreau.
Nato a Parigi il 9 aprile 1821 in una famiglia benestante, Charles Baudelaire rimase presto orfano di padre, trovandosi a convivere con un patrigno da lui profondamente disprezzato. Insofferente allo studio e alle restrizioni collegiali, il giovane Charles si affidò al suo ingente patrimonio per condurre una vita dissoluta all’insegna dei vizi e dei piaceri, fra cui alcol, oppiacei e torbide relazioni con prostitute. Fu proprio in questo periodo che il poeta contrasse gonorrea e sifilide, spingendo così la famiglia a prendere drastici provvedimenti.
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Con lo scopo di allontanarlo da quella vita, la madre lo spinse ad intraprendere un lungo viaggio ricostituente, e così il giovane si imbarcò alla volta delle Indie. Questo viaggio fu per lui un’inesauribile fonte di ispirazione, innestando nel suo animo il seme dell’esotismo, che troverà ampia espressione nel suo capolavoro, Les Fleurs du Mal (acquista). Ritornato in Francia, ormai maggiorenne e quindi in pieno possesso dell’eredità paterna, Baudelaire ritornò alla sua vita sfrenata e lussuosa, facendosi conoscere come uno dei più eccentrici dandy del suo tempo (pare amasse indossare fiocchi e guanti di velluto rosa). In questo periodo iniziò la sua assidua frequentazione dei salotti letterari parigini, dove conobbe alcuni dei più importanti intellettuali dell’epoca tra cui Théophile Gautier, Gérard de Nerval e Alexandre Dumas padre.
Influenzato dall’opera di Richard Wagner e di Edgar Allan Poe, Baudelaire intraprese la carriera letteraria con alcuni articoli giornalistici e conferenze in giro per l’Europa (in particolare in Belgio). Ma l’evento più importante e significativo di questa fase del percorso baudeleriano fu sicuramente la genesi de Les Fleurs du Mal, libro summa del suo pensiero e della sua poetica, opera che come mai prima scatenò una rivoluzione artistica e filosofica, gettando le basi ideologiche per le future generazioni di artisti e intellettuali. Dedicati all’amico Gautier, questi “fiori malati” sono poesie struggenti, considerate esecrabili per la scabrosità dei temi trattati e sottoposte ad una violenta censura.
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Questo canzoniere si distingue da altre opere poiché le poesie sono poste in un preciso ordine; non cronologico né alfabetico, I Fiori del Male seguono un percorso tematico, una progressiva analisi e scoperta dell’animo umano che si conclude con un ultimo grande quesito esistenziale. L’intero testo si basa un pilastro tematico che attraversa tutte le poesie, ovvero il perpetuo confronto fra quelli che Baudelaire chiama Spleen (ovvero “bile nera”, un sentimento di angoscia, inadeguatezza e insoddisfazione) e Idéal (“ideale”, un paradiso perduto di serenità e completezza, quel sentimento cui ogni uomo aspira).
La condizione primigenia dell’uomo è spleenetica, quindi ogni uomo vive completamente immerso in questo sentimento da cui non riesce a liberarsi. Per raggiungere dunque l’ideale, Baudelaire propone diverse soluzioni, le quali appunto costituiscono le sezioni dei “Fleurs”: Spleen et Idéal (“Spleen e Ideale”), la parte più ampia della raccolta in cui il poeta analizza nei dettagli la condizione umana; Tableaux Parisiens (“dipinti parigini”, in cui il poeta si perde in divagazioni sulla città, simbolo del progresso e dell’artificialità; Les Fleurs du Mal (“I fiori del male”), dove il poeta sprofonda nel crimine e nel peccato per trovare una via di fuga dall’angoscia metafisica della realtà; Révolte (“Rivolta”), resosi conto di non poter sfuggire alla propria struggente condizione, il poeta si ribella contro l’uomo, la natura e contro Dio; Vin (“Vino”), dove viene affrontato un tema caro all’autore, quello dei “paradisi artificiali”, ovvero quelle visioni raggiungibili mediante l’abuso di droghe e alcoli; Mort (“Morte”), sigillo conclusivo che esplora la morte come ultima via di fuga dallo spleen, viaggio che forse porterà alla liberazione dal male di vivere.
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Scandaloso, ribelle e geniale, Charles Baudelaire visse una vita dissoluta, originale e rivoltosa, e anche prima di morire, lacerato da malattie veneree, gridò le sue furiose bestemmie di fronte alle suore che lo accudivano, ponendo ancora una volta l’accento sulla sua natura libera, violenta e insofferente alla banalità del mondo.
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