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Il caso Lysenko: la sottomissione della scienza alla politica

Quando la scienza diventa strumento della politica: il caso di Trofim Lysenko nell'Unione Sovietica dimostra come la ricerca, se piegata agli interessi di potere, possa generare disastri e compromettere il progresso.

7 minuti di lettura

Nella nostra cultura siamo abituati a pensare alla scienza come un modello di ricerca rigoroso che l’uomo è riuscito a perfezionare sempre di più e che fornisce le chiavi di lettura fondamentali per comprendere profondamente la natura e i suoi misteriosi meccanismi. Lo scienziato è visto come un uomo super partes: incorruttibile e volto solamente alla ricerca autentica e finalizzata al miglioramento della vita dei suoi simili. In realtà frequentemente nella storia, la scienza è diventata vassallo della politica e sostegno di ideali, a costo di sacrificare la sua fondatezza, senza tenere conto dei dati scientifici e del rigore del metodo.

Un esempio poco conosciuto è quello che travolse l’Unione Sovietica nei primi anni del Novecento, dove per cercare di contrastare l’urgenza della crisi agraria si arrivò ad affidare nelle mani di un pseudoscienziato le sorti di molti civili. Trofim Lysenko, con le sue teorie in agronomia prometteva di dare da mangiare ai russi e arrivare a portare l’agricoltura anche nei territori più inospitali della nazione. La sua parabola rappresentò come la scienza e la politica non sempre agiscono nel bene della società, ma possono condannarla a grandi difficoltà e a danni, non sempre riparabili.

“Lo scienziato scalzo”: chi era Trofim Lysenko

Trofim Denisovič Lysenko rappresentava la figura adatta per incarnare la propaganda di Stalin per diverse motivazioni. In primo luogo per le sue umili origini; Lysenko era nato in Ucraina, a Karlivka nel 1898, figlio di una famiglia di contadini, già da ragazzo si appassionò all’agronomia. Nel 1925 si laureò nell’Istituto agrario di Kiev per poi trasferirsi in Azerbaigian, presso una Stazione sperimentale.

Nonostante le difficoltà personali che aveva incontrato da giovane, imparando a leggere tardi rispetto ai coetanei, con gli studi portati avanti dopo la laurea, Lysenko riuscì a farsi un nome in Unione Sovietica. Un altro motivo che lo rese l’uomo dell’Unione Sovietica erano le sue presunte teorie scientifiche che si sposavano con un’avversione nei confronti di alcuni studiosi che reputava borghesi, come Darwin e Mendel.

Lysenko cominciò a pubblicare i suoi primi studi in merito ad una sua personale rivisitazione dalla vernalizzazione, una pratica che avrebbe garantito raccolti più prolifici e in grado di salvare dalla crisi agraria l’Unione Sovietica. L’obiettivo era molto ambizioso perché fino a quel momento gli scienziati avevano promesso di farcela in cinque anni: lui prometteva di risolvere la situazione in soli sei mesi.

Ritratto fotografico di Trofim Lysenko

L’ideologia travestita da scienza

Tra il 1929 e il 1935 le teorie in agronomia di Lysenko cominciarono ad assumere una veste ideologica, poiché si proponevano sotto forma di una vera e propria teoria biologica rivoluzionaria. Lysenko teneva discorsi appassionati in cui finiva per mescolare l’ideologia sovietica all’agronomia per rivoluzionare la vita del regime e salvare dalla fame molte vite.

Le teorie di Lysenko erano una rivisitazione del Lamarkismo in chiave comunista. Questa teoria evoluzionistica era stata proposta nel XIX secolo da Jean-Baptiste de Lamarck, un naturalista francese. Secondo Lamarck gli organismi viventi, così come si presentavano, erano un processo graduale di modificazione che avveniva a causa di una pressione attiva degli stimoli dell’ambiente circostante. Nonostante le critiche di molti scienziati contemporanei di Lamarck, questa errata teoria finì per diffondersi in alcuni ambienti pseudoscientifici.

Lysenko, che non aveva basi di genetica, fece propria la teoria lamarkista e, a partire da questa, elaborò la sua proposta. Infatti era convinto che tenere le sementi e le piante inumidite durante l’inverno avrebbe permesso di accelerare il processo di crescita del raccolto l’estate successiva. Inoltre, aggiunse che con il tempo non sarebbe più servito portare avanti la pratica di vernalizzazione: le piantine nate da questi semi per via ereditaria avrebbero acquisito i caratteri e si sarebbero riprodotte automaticamente a loro volta senza bisogno di tenerle nell’acqua fredda. Non solo, i raccolti diventati più poderosi avrebbero potuto attecchire in zone con climi avversi come la Siberia.

Questa teoria trovò molti sostenitori entusiasti all’interno del Partito Comunista perché rispondeva al grande problema della crisi agraria che aveva colpito la nazione dopo la Rivoluzione d’Ottobre. La produttività dei terreni era crollata e la carestia era diventata devastante a seguito dell’esproprio dei terreni ai nemici della patria.

In breve tempo la sua carriera incominciò ad accelerare: divenne uno degli scienziati di spicco del regime, venne insignito del Premio Stalin e dell’Ordine di Lenin, la massima onorificenza attribuita ad un civile che aveva reso un servizio alla nazione. Divenne l’emblema dell’eroe sovietico, al punto che molti scienziati che osarono contraddirlo vennero rimossi dalle loro cariche e mandati in Siberia.

Trofim Lysenko

Gli effetti catastrofici di Lysenko

Niente sembrava poter fermare l’ascesa accademica di Lysenko. Nel 1939 ottenne la presidenza dell’Accademia pansovietica Lenin delle scienze agrarie, la quale era stata a lungo sotto la guida di Nikolaj Vavilov. Lo studioso, non solo era il più illustre genetista russo, ma anche uno dei più rispettati nel mondo. Vavilov che aveva pubblicamente criticato e sottolineato come non ci fosse alcun fondamento scientifico nelle teorie di Lysenko, venne accusato di difendere la genetica classica mendeliana che era considerata dall’ideologia del partito come una “pseudoscienza borghese”.

Nel 1940 venne condannato a morte con l’accusa di essere una spia britannica e mandato in un campo di lavoro Saratov, in Siberia, dove morì due anni dopo. Come Vavilov anche molti altri scienziati andarono incontro alla morte nel tentativo di dissentire rispetto alle proposte di Lysenko.

Intorno al 1933, i genetisti Cetverikov, Ferri, Efrosimon, furono tutti in occasioni diverse, esiliati in Siberia, mentre Letviskij fu internato in un campo di lavoro nelle regioni artiche. Nel 1936 fu la volta di Agol, comunista e studioso di genetica, di cui si mormorò che fu accusato di “idealismo menscevitico” in genetica… è impossibile riuscire ad individuare le cause reali della morte di tanti illustri genetisti. […] Comunque è certo che dal 1936 i genetisti sovietici di qualsiasi grado vissero in un clima di terrore. Gli scienziati che non furono esiliati, imprigionati o passati per le armi furono costretti a cambiare indirizzo al loro lavoro.

Testimonianza del premio Nobel e direttore dell’Istituto di Genetica di Mosca, H. J. Muller in “The Crushing of Genetics in URSS” (Saturday Review of Literature – 1948)

Gli effetti di questa censura scientifica nei confronti di chi aveva il coraggio di cercare di dimostrare la fallacia delle teorie di Lysenko furono presto visibili. Dal punto di vista intellettuale ebbero un effetto catastrofico e la Russia nel campo della ricerca genetica rimase fortemente arretrata per quasi quarant’anni.

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I danni economici e sociali

I risultati fallimentari non tardarono a manifestarsi anche nella realtà, non solo sul piano teorico. Tra il 1920 e il 1930, con il sostegno di Lysenko, Stalin aveva cercato di mettere in pratica questo schema di “modernizzazione dell’agricoltura” e milioni di contadini vennero spinti ad unirsi a queste fattorie collettive di proprietà dello stato russo. In breve tempo i raccolti non diedero frutti e la carestia dilagò. Stalin decise di non arretrare rispetto al piano iniziale e obbligò Lysenko a trovare una soluzione al disastro, coerentemente con le sue teorie.

Vennero proposte due soluzioni: in primis venne vietato l’uso di fertilizzanti e pesticidi, mentre la seconda soluzione consisteva nella piantumazione ravvicinata delle piante. Questa seconda direttiva si basava sulla presunta teoria per cui le piante di una stessa specie non sarebbero entrate in competizione tra loro, ma si sarebbero sacrificate per la comunità.

Nessuna delle piante che venne coltivata secondo questa strategia sopravvisse. Pertanto, le applicazioni di Lysenko contribuirono a prolungare la carenza di cibo e le carestie. Il numero di morti per la carestia fu drammatico: 7 milioni di persone. Tuttavia il disastroso esperimento non si era fermato ai confini russi, ma era stato messo in pratica anche dalla Repubblica Popolare Cinese negli anni Cinquanta e il risultato fu ancora più grave: quasi 30 milioni di persone morirono di fame.

Ascesa e declino di Lysenko

Forte della protezione di Stalin, gli insuccessi clamorosi non scalfirono la popolarità di Lysenko, il quale rimase ai vertici del regime nel settore scientifico. Le prime timide voci di critica cominciarono a sorgere solo nel 1945, indicando delle presunte prove di frode sui risultati dell’agronomo. Queste voci vennero immediatamente stroncare dal regime. Lysenko venne presentato come un baluardo della vera scienza che difendeva la Russia dalla genetica, frutto della credenza borghese.

Anche dopo la morte di Stalin, il suo successore, Nikita Sergeevič Chruščëv, continuò il piano per risollevare la produzione agricola, ma non arrivarono mai i risultati promessi. Fu solo intorno al 1964, dopo la caduta di Chruščëv, che nel mondo scientifico cominciarono a sollevarsi le prime voci di critica contro Lysenko e ai disastri che aveva provocato. I primi ad esprimere il loro dissenso furono i fisici, gli unici che nel programma scientifico non erano mai stati sostituiti perché la necessità di creare armamenti competitivi era fondamentale in quel momento storico.

Vennero aperte delle commissioni d’inchiesta e venne dimostrato che Lysenko aveva falsificato deliberatamente i dati delle sue ricerche. Condannato dalla comunità scientifica come la causa dell’arretratezza in campo scientifico della Russia, Trofim Lysenko perse rapidamente i suoi appoggi politici e venne deposto. Gli fu concesso di ritirarsi a vita privata e morì nel 1976, completamente dimenticato dal mondo, considerato un traditore della patria.

Nikita Chruščëv e Joseph Stalin

Piegare i fatti scientifici all’ideologia

Nella nostra epoca ci potrebbe sembrare assurdo tutto quello che è accaduto e che nessuno sia stato in grado di fermare una deriva scientifica che ha fatto così tanti danni. Come sostiene lo studioso Massimo Polidoro:

La tragica parabola di Lysenko, che ha azzoppato per quasi quattro decenni qualsiasi progresso sulla genetica, nella biologia e nella medicina in Unione Sovietica, e ha costretto il Paese a molti anni di lavoro perché la sua comunità scientifica riuscisse a mettersi al passo dei progressi globali, rappresenta certo un monito contro chi pretende di piegare i fatti scientifici all’ideologia di turno.

La scienza dell’incredibile, Feltrinelli, 2023

In sintesi, la distorsione della scienza per fini politici rappresenta una minaccia significativa per la società. È essenziale che la comunità scientifica e il pubblico in generale rimangano vigili e critici nei confronti delle informazioni presentate e delle teorie proposte. Solo attraverso un impegno collettivo per la verità e l’integrità scientifica possiamo sperare di affrontare le sfide globali in modo efficace e giusto.

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FONTI:

S. Keam, The Soviet Era’s Deadliest Scientist Is Regaining Popularity in Russia, The Atlantic, 2017

M. Polidoro, La scienza dell’incredibile, Feltrinelli, 2023

Zanichelli – Voci in Agenda, Genetica: Scienza e propaganda, Vavilov e Lysenko, podcast, 2024

Eleonora Fioletti

Nata tra le nebbie della pianura bresciana, ma con la testa tra le cime delle montagne. Laureata in Filologia moderna, si è appassionata ai manoscritti polverosi e alle fonti storiche. Nel tempo libero colleziona auricolari annodati, segnalibri improbabili, eterni esprit de l’escalier, citazioni nerd e disneyane da usare in caso di necessità.

1 Comment

  1. Tuttavia, l’epigenetica ha dimostrato che l’ambiente influenza l’espressione genica, anche se queste modifiche non alterano la sequenza del DNA come Lamarck ipotizzava.

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