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«Cannibal Holocaust»: denunciare la violenza, usando violenza

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Cruento. Perverso. Estremo. Erano gli anni ’80 quando il regista Ruggero Deodato diresse quello che è a tutt’oggi uno dei film più agghiaccianti mai girati che è valso al regista non poche denunce e polemiche: Cannibal Holocaust.

Cannibal Holocaust: il primo falso documentario

Considerato il capostipite del genere cannibale, la pellicola è stata accusata di essere uno snuff movie, ovvero un film con scene di violenza reale. E come non dare torto a quest’accusa? Stupri e uccisioni brutali sembrano davvero reali e, purtroppo, qualcosa di vero c’è: gli animali che vengono uccisi, stanno davvero morendo sotto i nostri occhi. Una crudeltà che, all’epoca, scatenò l’ira degli animalisti, ma che, secondo il regista, è stata una scelta necessaria per arrivare al cuore del film: la profonda cattiveria umana.

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Una tartaruga sventrata, un maialino che fatica a morire dopo una fucilata, una scimmia a cui viene tagliata la testa e altre quattro che morirono di crepacuore. Sì, l’uomo è proprio crudele. Anche quando gira un film.

L’Amazzonia come non l’avete mai vista

Quattro giovani reporter spariscono dopo una spedizione in una tribù di cannibali. Sarà il professor Harold Monroe a dover far luce sulla loro scomparsa. La verità arriverà attraverso le pellicole ritrovate dei quattro giovani reporter che puntavano a realizzare un documentario sulla brutalità dei selvaggi. Ma le immagini che visioneremo saranno più shoccanti del previsto.

I quattro ragazzi infatti si riveleranno essere più crudeli dei selvaggi stessi. Stupri di gruppo su un’indigena che verrà poi impalata facendo credere sia opera dei nativi, l’incendio doloso di un intero villaggio solo per girare scene drammatiche, e molte altre atrocità compiute a cuor leggero costituiscono questo loro documentario che avrebbero poi montato ad hoc con un sapiente lavoro di montaggio.

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I ragazzi vengono così smascherati, ma non subiranno le conseguenze nel mondo moderno, ma in quello selvaggio dove troveranno la fine che meritano.

«Chi sono i veri cannibali?»

Il film in Italia non ebbe una buona accoglienza e fu censurato pesantemente, ma diede l’ispirazione a molte pellicole di successo come ad esempio The Blair Witch Project, che riprese l’idea di girare il film con la telecamera a mano come fosse un documentario. Persino Tarantino, che guardò il film nel 2004 alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, chiese a Deodato come avesse realizzato la scena della ragazza impalata, scena più famosa del film.

Un film che ha fatto scuola e che non può non essere considerato un capolavoro, nonostante le scelte discutibili del regista.

Come avrete capito, se siete deboli di stomaco non guardatelo. Davvero.

Immagine di copertina: wikipedia

Azzurra Bergamo

Classe 1991. Copywriter freelance e apprendista profumiera. Naturalizzata veronese, sogna un mondo dove la percentuale dei lettori tocchi il 99%.