A pochi chilometri dai fasti liberty del centro di Sanremo, nell’estremo ponente ligure, incastonato su di uno sperone di roccia che domina la Valle Armea, sorge l’antico borgo di Bussana, oggi conosciuto con il nome di Bussana Vecchia. Vecchia, perché esiste anche una nuova Bussana. Il motivo di questo sdoppiamento toponomastico non è difficile da scovare negli archivi della storia: nel 1887 un violento terremoto ha completamente distrutto il borgo e, sur la mer, è stato rifondato un nuovo centro abitato.
Secondo alcune ricostruzioni, il borgo antico di Bussana potrebbe risalire già ad un insediamento di epoca romana, ma è solo dal VII secolo che si hanno le prime tracce di presenza stabile. Durante le incursioni saracene del X secolo sulla costiera ligure, gli antenati degli attuali bussanesi iniziano ad edificare le prime strutture difensive sulla collina che sovrasta la Valle Armea. Nel XII secolo Bussana viene presa sotto il controllo dei Conti di Ventimiglia, i quali provvedono a costruire il primo castello difensivo, mentre nel XIII secolo il borgo viene acquistato dalla Repubblica di Genova. Dal XIV secolo inizia l’espansione edilizia e insieme demografica del paese, che assume sempre di più la classica configurazione “a pigna” tipica dei borghi adagiati su terreni molto scoscesi. In epoca moderna la vita di Bussana non conosce grossi sconvolgimenti, se non a livello estetico con la chiesa principale di Sant’Egidio (la cui costruzione era stata ultimata nei primi anni del ‘500) che passa dallo stile romanico allo stile barocco. Nel corso del XIX secolo si inizia ad avvertire la pericolosità sismica del luogo – che ancora oggi è considerato a rischio – con il verificarsi dei primi terremoti di una certa rilevanza nel 1831, 1851 e 1854. Per rendere più stabili e sicuri gli edifici, gli abitanti costruiscono gli archetti tipici che collegano le abitazioni ai due lati degli stetti carrugi.
È nella mattina del 23 febbraio 1887 che però cambia radicalmente la storia del piccolo borgo. Alle ore 6:21, infatti, mentre la stragrande maggioranza della popolazione di Bussana si trova in chiesa per la messa, una violentissima scossa di terremoto si abbatte sull’entroterra sanremese, provocando ingenti danni: in soli venti secondi crolla la volta della chiesa gremita e la quasi totalità delle abitazioni della parte più alta del paese viene distrutta, seppellendo sotto le macerie centinaia di vite umane. I superstiti, dopo aver vissuto per alcuni anni in abitazioni di fortuna nella parte bassa del paese, abbandonano il borgo, trasferendosi a valle per fondare Bussana Nuova. Il comune di Sanremo, di cui Bussana fa già parte, chiude poi ogni accesso al borgo, abbandonato definitivamente nel 1894.
Fino agli anni Quaranta del XX secolo, Bussana Vecchia viene sostanzialmente utilizzata come deposito di materiali da costruzione, ma nel Dopoguerra alcune famiglie emigrate dal Meridione cercano ospitalità nelle diroccate mura del borgo. Il comune di Sanremo prova in tutti i modi a sgombrare il luogo, giungendo fino a demolire le abitazioni rimaste parzialmente agibili.
La storia di Bussana però è nuovamente destinata a cambiare in maniera radicale: alla fine degli anni Cinquanta alcuni artisti riscoprono il borgo abbandonato e, trovandolo un luogo di straordinaria ispirazione, immaginano di stabilirvi una comunità “utopica” di artisti. Nel 1959 il torinese Mario Giani tenta di insediare una prima colonia di artisti nel borgo, senza riuscirvi; mentre, invece, il pittore siciliano Vanni Giuffrè, trovandosi a Sanremo per un’esposizione al Casinò, si risolve per andare ad abitare il borgo e, insieme ad amici accorsi da tutto il mondo, sancisce una sorta di Costituzione – depositata da un notaio – per regolare la vita nel villaggio. Non essendo ormai più proprietà di nessuno, ognuno degli accorsi può scegliere il rudere che più preferisce, ristrutturandolo con i materiali del luogo. A Bussana Vecchia si può accedere solo con finalità artististiche e, se qualcuno abbandona il paese, chi gli subentra ha il solo obbligo di pareggiare simbolicamente le spese sostenute per le ristrutturazioni. Se resta abbandonata per tre anni, l’abitazione torna alla comunità che può riassegnarla ad un nuovo artista. In tutto ciò, non è consentita la vendita di opere né la costituzione di ateliers.
Nel giro di un decennio la piccola comunità di artisti – originariamente costituita da una dozzina di persone – cresce sempre di più, fino a raggiungere una trentina di membri nel 1968. A Bussana Vecchia ormai si respira un’aria internazionale, con artisti e intellettuali provenienti da ogni angolo del mondo che, comunicando in francese e in inglese, si riuniscono in spazi comuni a discutere e a filosofeggiare. Ma prima o poi – come sempre accade – arrivano le divergenze, che portano alla frammentazione della comunità in due distinti gruppi di artisti, ognuno con una propria galleria e dei propri spazi comuni, finché, nel ’68, non nasce il primo atelier individuale.
I laboratori artistici individuali si moltiplicano sempre di più, intanto nella popolazione della comunità sorgono altre incomprensioni: da un lato chi arriva a Bussana solo per una stagione ritiene che si debba continuare a bere con acqua di fonte e a illuminare con le candele, mentre chi risiede stabilmente nel borgo preme affinché ci si allacci alla corrente elettrica. Inoltre negli anni Settanta insorgono anche i primi problemi legali interni alla comunità, legati per lo più all’attribuzione e al riconoscimento della proprietà privata, in netto contrasto con gli ideali che animavano la comunità alla sua nascita. Nel frattempo i discendenti degli abitanti originari del vecchio borgo fondano un’associazione per riappropriarsi delle terre dei propri antenati, recitando e dichiarando propria l’intera area nord del paese.
Nei primi anni Settanta inizia a crearsi del fermento turistico intorno al piccolo borgo. Se nei primi anni del decennio il turismo era ancora d’élite, negli anni successivi i residenti stabili – per aver di che campare – cercando di attirare nel paese il turismo di massa, spostando la produzione artistica più sul versante artigianale. Nel 1976 il Comune di Sanremo riconosce ufficialmente l’esistenza della comunità, assegnando al borgo il nome di Bussana Vecchia, con cui ancora oggi viene chiamato. L’anno successivo viene portata la corrente elettrica, mentre già dal 1974 l’acqua arriva dall’acquedotto.
Negli anni Ottanta la popolazione di Bussana Vecchia cresce fino a raggiungere il centinaio di abitanti, ma non è più composta esclusivamente da artisti: allettati dall’idea di fare guadagni con il turismo estivo, molti investitori aprono botteghe di artigianato più dozzinale, abbassando di fatto la qualità artistica media dei prodotti bussanesi. In questo stesso giro d’anni però viene altresì riconosciuta la “Nuova Comunità Internazionale Artisti”.
Negli ultimi vent’anni il borgo di Bussana Vecchia non è cambiato granché. Al fianco degli ateliers e dei negozi di artigianato, sono nati alcuni bed and breakfast ed alcuni wine bar all’ingresso del borgo, mentre, lungo la strada, poco prima del paese, è sorto un ristorante con tavolini all’aperto e vista sul mare sottostante, dove mangiare ottima carne alla brace. Al di là della crescita numerica dei residenti, il borgo rimane comunque piccolissimo e facilmente visitabile in breve tempo. Quando il sole inizia a calare sull’orizzonte, l’atmosfera bussanese si fa ancora più magica: un sottofondo di chitarra, sussurrante melodie spagnoleggianti, si alza dai bar a cullare e ad accompagnare il visitatore durante un aperitivo che diventa così un viaggio mentale verso lidi lontani.
Salendo verso la parte alta del borgo, lungo i ripidi e stretti carrugi, ci si imbatte nelle due chiese locali, rimaste così come il terremoto le ha lasciate: senza la volta, con solo i muri laterali rimasti in piedi e ricoperti da incisioni. Dove invece c’erano le navate, la natura si è riconquistata il suo spazio. Analogamente per l’antico castello, di cui rimangono solo alcune tracce, ma dalla cui cima si apre, sconfinata, la vista sul Mar Ligure.
Bussana Vecchia si trova al confine orientale di Sanremo, nella Valle Armea che separa la città del Festival e del Casinò dalla località balneare di Arma di Taggia. Per raggiungere il borgo esiste un’unica via: una stretta e tortuosa strada che da Bussana Nuova si arrampica verso l’antico borgo. Il più grande problema del villaggio è l’assenza di parcheggi: i molti turisti sono dunque obbligati a parcheggiare luogo la carreggiata, rendendo molto difficoltoso – se non impossibile – il transito a due veicoli contemporaneamente. Il consiglio è, quindi, di incamminarsi a piedi dal mare verso il borgo, anche perché – in fondo – si tratta di un tragitto di soli 2 km e la fatica è ampiamente ripagata dalla magia di Bussana Vecchia.
Insomma: Bussana Vecchia è uno di quei luoghi dove si può ancora respirare, prepotente, il fascino romantico della storia e delle rovine, ma dove si è anche tornati a vivere di arte e nel nome dell’arte.
Visita il sito ufficiale di Bussana Vecchia per scoprire tutti gli artisti che vi hanno lavorato e tutte le iniziative culturali in programma!