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Brazil di Terry Gilliam: quando burocrazia fa rima con distopia

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2 minuti di lettura

Diretto da Terry Gilliam, Brazil è un film ambientato in un futuro distopico dove la burocrazia ha invaso completamente la quotidianità rendendo la vita non solo difficile, ma anche pericolosa:«Fra un po’ di tempo grazie al vostro bellissimo sistema non si potrà più aprire un rubinetto senza riempire un 27B/60!»

Per un errore di battitura infatti, un uomo, Archibald Buttle, viene arrestato durante le feste natalizie davanti alla sua famiglia che, inerme, non può fare nulla di fronte all’errore se non firmare gli appositi moduli:«Firmi qui. Qui sotto. Grazie. Anche qui. […] Questa è la ricevuta per suo marito. E questa è la ricevuta per la sua ricevuta.»

L’uomo verrà poi torturato e ucciso accusato di essere un ribelle. Sarà il nostro protagonista Sam Lowry, un impiegatuccio che non ha alcuna intenzione di fare carriera, a svelare l’inconcepibile errore.

Sognatore ad occhi aperti, Sam è soffocato da un mondo che non gli si addice e dove anche la tecnologia sembra complicare la vita degli esseri umani anziché semplificarla. Sam è ossessionato da un sogno ricorrente: sé stesso, nelle vesti di un novello e agguerrito Icaro che cerca di salvare una bellissima ragazza. Un giorno, per caso, la incontra in carne ed ossa e da lì la sua vita cambierà radicalmente fino allo sconvolgente finale.

Brazil

Durante la pellicola vediamo una carrellata di personaggi grotteschi, tra cui sicuramente il più importante è Archibald Tuttle, considerato un terrorista, ma in realtà non è che un idraulico freelance che si rifiuta di seguire le procedure standard di riparazione e per questo viene perseguito.

Figura chiave, Tuttle, interpretato da Robert De Niro, è un personaggio che un ragazzo dei nostri tempi non può che sentire vicino: soffocato dall’insulsa burocrazia, Tuttle cerca il suo spazio in un mondo che fa di tutto per ostacolarlo attraverso scartoffie che non permettono la libera professione e il libero pensiero. Un concetto fin troppo famigliare per chi appunto cerca al giorno d’oggi di mettersi in proprio, il che rende questo film tragicamente attuale.

Brazil è un film che fa riflettere e, nonostante sia ambientato in un futuro distopico, non possiamo non notare le spaventose somiglianze: burocrazia assurda, un governo che nasconde la verità e un’ossessione maniacale per l’estetica. Grottesche le figure della madre di Sam e dell’anziana amica che cercano in tutti i modi di ringiovanire l’una riuscendoci, l’altra cadendo in pezzi:«La signora Terrain siede ora lassù, tra i beati, tra le schiere degli angeli. Ella venne a questa meravigliosa vita con un corpo sano e ora purtroppo se ne va via col corpo un po’ rovinato.»

Brazil

A far pesare ancora di più la superficialità totalizzante dei personaggi secondari è la celebrazione del Natale, trasformata in una corsa all’acquisto con tanto di parate che inneggiano al consumo e vessilli che portano la scritta «Consumatori per Cristo».

Di chiara ispirazione orwelliana, Brazil mescola distopia e ironia, elemento che non poteva mancare dato che Terry Gilliam, per chi non lo sapesse, è un membro dei Monty Python, gruppo comico tra i più noti e dissacranti mai esistiti. Il film è scorrevole e a tratti ricorda Arancia Meccanica di Stanley Kubrick soprattutto nelle scenografie surreali e disturbanti nei loro eccessivi colori.

Molto più di una parodia di 1984 di George Orwell, Brazil è una visione personale e unica che gli amanti della fantascienza non possono sicuramente perdere.

 

 

Azzurra Bergamo

Classe 1991. Copywriter freelance e apprendista profumiera. Naturalizzata veronese, sogna un mondo dove la percentuale dei lettori tocchi il 99%.

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