Atomica Morante Moravia

Il ruolo dello scrittore e la questione morale nelle riflessioni di Alberto Moravia ed Elsa Morante

dalla newsletter n. 31 - settembre 2023

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Sapevamo che il mondo non sarebbe stato più lo stesso. Alcuni risero, altri piansero, i più rimasero in silenzio. Mi ricordai del verso delle scritture Indù, il Baghavad-Gita. Vishnu tenta di convincere il Principe che dovrebbe compiere il suo dovere e per impressionarlo assume la sua forma dalle molteplici braccia e dice, «Adesso sono diventato Morte, il distruttore dei mondi». Suppongo lo pensammo tutti, in un modo o nell’altro.

Julius Robert Oppenheimer

Ci sono molte cose per cui l’uomo, sin dall’alba dei tempi, prova un forte senso di paura e angoscia. Una di queste, soprattutto grazie al progresso tecnologico derivato dalle idee avanguardiste e ricerche scientifiche, è andata oltre nonostante inizialmente non si sapesse quale applicazione avrebbe avuto: la bomba atomica. Il fisico Robert Oppenheimer, forse, non avrebbe mai pensato che la sua invenzione sarebbe potuta diventare un’arma di distruzione di massa. Ma la storia, purtroppo, sappiamo come è andata, e non si può certamente cambiare. A seguito del disastro di Hiroshima nel 1945, la società cambiò drasticamente, così come tutto il mondo. Seguirono innumerevoli interventi di vari esponenti politici, scienziati e anche scrittori, incaricati di indagare sulla verità del tempo e, in qualità di intellettuali, tentare di riflettere sulla possibilità di immaginare un mondo nuovo. In questo scenario, due scrittori italiani  – seppur parallelamente distanti cronologicamente – hanno lasciato due contributi decisamente importanti sulla bomba atomica: parliamo di Alberto Moravia ed Elsa Morante.

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