fbpx
Boccascena

«Boccascena»: il Teatro del professore e dell’attore

In scena fino al 16 ottobre 2022 al Teatro LaCucina di Milano, prima di approdare all'Elfo Puccini

3 minuti di lettura

Gli spettatori entrano tutti insieme nella sala del Teatro LaCucina, all’interno del complesso dell’Ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini di Milano. Insieme ci si accoda metaforicamente sulla strada dei ricordi di Gatto e Volpe, protagonisti e compagni di viaggio in Boccascena ovvero le conseguenze dell’amor teatrale.

Les fils rouges

In scena due secchi, un tavolo, delle tele arrotolate a terra, fili bianchi e rossi che legheranno i due protagonisti lungo la loro strada. Diversamente dal pubblico, Gatto (Cèsar Brie) e Volpe (Antonio Attisani) non entrano insieme. Gatto arriva per primo e il Servo di scena (Giulia Bertasi) gli offre un flauto che lui suona, agendo senza fare domande.

L’arrivo di Volpe lo riporta alla realtà, fuori dalla rimembranza che la musica del flauto gli aveva suggerito, anche se l’incontro stesso con il vecchio amico farà riaffiorare ancora più ricordi. Man mano che i due protagonisti continuano nel loro scambio si rendono lentamente conto di quanto in realtà le loro vite siano state legate lungo la loro decennale amicizia.

Il viaggio ha dunque inizio, e il Servo di scena si fa mediatore tra il pubblico e i due compagni: chiarisce ponendo dei titoli ai capitoli della vita di Gatto e Volpe, suggerisce enigmaticamente suonando «i temi privati e universali che [i protagonisti] hanno interpretato, chissà se bene o male, nel corso della loro vita».

Leggi anche:
«Edipo Re – Una favola nera» al Teatro Elfo Puccini

Testimoniare un’amicizia

Come con le amicizie più durature, quelle inaspettate, in cui all’inizio non si riesce a star dietro a chi si ha di fronte, così succede con questo spettacolo. Il dialogo tra Gatto e Volpe è rapido, asciutto; è sotteso un non-detto che se non fosse per il Servo di scena – descritto nel libro dello spettacolo come «il custode del teatro, un regista, il loro erede?» – forse non potremmo mai conoscere.

Non ci vuole molto perché lo spettatore si senta coinvolto nel grande affetto che scorre tra le controparti. Dal momento in cui i racconti iniziano, Gatto e Volpe si lasciano attraversare, come fantasmi permettono che lo sguardo altrui veda attraverso il loro corpo tra ferite, dolori e incertezze.

Boccascena
Fonte: elfo.org

Il corpo come prisma ottico della vita

I due attori si muovono in equilibrio su una corda tesa tra memoria e idea, pratica e teoria, in una mescolanza tra i fatti e le convinzioni che hanno sull’arte del teatro. Il professore e l’attore si chiamano rispettivamente Volpe e Gatto, ma spesso riappaiono Attisani e Brie in un gioco di luci e trasparenze in cui le maschere aiutano a non sentire il peso dell’autobiografia.

GATTO
Parlavo di loro per dire di me.

VOLPE
Parlavi di te per dire di loro.

Boccascena ovvero le conseguenze dell’amor teatrale

Le trasparenze sopracitate non vogliono però rimandare a un’immagine impalpabile, astratta, bensì a una vita che entra in un corpo. Le vite che si fanno corpo in quelli di Gatto, di Volpe e del Servo di scena sono quelle che gli interpreti hanno conosciuto. Parlare di sé, della propria esperienza è l’unica via possibile per parlare degli altri, su questi corpi parlanti aderiscono le immagini della vita.

Leggi anche:
Sfidare la immaginazione a teatro: «Così è (o mi pare)»

Il teatro e la vita

Si susseguono sulla scena immagini, appunto, simboliche che raccontano però delle realtà concrete che allo stesso tempo rimandano a tematiche universali. Questo è Teatro.

Tutti gli elementi sono presenti: l’autoreferenzialità del teatro nel teatro, una storia o più storie, i simboli, la possibilità di molteplici interpretazioni e, svolta fondamentale, «l’amor teatrale» del sottotitolo. La specialità di Boccascena è l’amore con cui i due protagonisti trattano la materia, l’amor teatrale è la causa di tutte le conseguenze che sono state raccontate da Gatto e Volpe. Le conseguenze sul loro lavoro, sulla loro vita in cui niente è divisibile e tutto è collegato.

Hai capito che il teatro è come la vita e ti comporti a teatro come se fossi nella vita, ora però, caro Gatto, devi entrare davvero nel teatro. Con questa prova ti sei guadagnato soltanto il diritto a cominciare.

Boccascena ovvero le conseguenze dell’amor teatrale

Boccascena è uno spettacolo che si mostra semplice, con storie di realtà personali offerte al pubblico, che potrebbe sembrare non coinvolto all’inizio. Invece, Attisani, Bertasi e Brie toccano tematiche universali mettendo a nudo la loro anima, creando un legame indissolubile con chi li osserva. La loro storia ora è anche nostra, e non è forse anche questo il Teatro?


Boccascena ovvero le conseguenze dell’amor teatrale
di e con César Brie e Antonio Attisani
con Giulia Bertasi
In scena dal 4 al 16 ottobre 2022 presso il Teatro LaCucina
Inserito nella Stagione 22/23 del Teatro Elfo Puccini

Non abbiamo grandi editori alle spalle. Gli unici nostri padroni sono i lettori. Sostieni la cultura giovane, libera e indipendente: iscriviti al FR Club!

Segui Frammenti Rivista anche su Facebook e Instagram, e iscriviti alla nostra newsletter!

Marialuce Giardini

Diplomata al liceo classico, decide che la sua strada sarà fare teatro, in qualsiasi forma e modo le sarà possibile.
Segue corsi di regia e laboratori di recitazione tra Milano e Monza.
Si è laureata in Scienze dei Beni Culturali nel 2021

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.