Con il rallentamento del Covid a livello globale, si percepisce ovunque una grande volontà di ripartire e ricostruire. È un sentire, questo, molto diffuso soprattutto fra chi lavora nel settore culturale, che più di tutti ha risentito della pandemia. È con questo intento che riprende in presenza la Biennale d’Arte di Venezia, giunta alla sua cinquantanovesima edizione, quella che il Ministro per i Beni e le Attività Culturali Dario Franceschini ha definito durante la presentazione del Padiglione Italia «una Biennale di ripartenza dopo gli anni attraversati di grande difficoltà e il deserto della pandemia. Ripartirà a pieno ritmo».
Fra i tanti artisti della Biennale di Venezia 2022 – 213 provenienti da 58 Paesi –, curata da Cecilia Alemani, prima donna italiana a ricoprire questo ruolo, ci saranno anche artisti provenienti dai Paesi Bassi. Alla mostra, che si articolerà fra il Padiglione Centrale, ai Giardini e l’Arsenale, prenderanno parte i seguenti artisti olandesi: Eglė Budvytytė, Mire Lee, Janis Rafa, Noor Abuarafeh, Simnikiwe Buhlungu, Regina Cassolo Bracchi, Giulia Cenci, Aletta Jacobs e Müge Yilmaz.
Biennale 2022: il significato dietro al titolo e i temi principali
L’edizione di della Biennale di Venezia 2022 è intitolata Il latte dei sogni, e deve il nome, come spiega Alemani, a una raccolta omonima di favole illustrate dal tono onirico, grottesco e surrealista dell’artista britannica Leonora Carrington (1917-2011):
Raccontate in uno stile onirico che pare terrorizzasse adulti e bambini, le storie di Carrington immaginano un mondo libero e pieno di infinite possibilità, ma anche l’allegoria di un secolo che impone sull’identità una pressione intollerabile, forzando Carrington a vivere come un’esiliata, rinchiusa in ospedali psichiatrici, perenne oggetto di fascinazione e desiderio ma anche figura di rara forza e mistero, sempre in fuga dalle costrizioni di un’identità fissa e coerente.
Leonora Carrington non è solo un’artista cosmopolita, che dalla natia Inghilterra ha viaggiato in Francia, Italia e Messico, ma anche un’artista multidisciplinare, che unisce la parola scritta alle immagini, la pittura surrealista alla tradizione artistica rinascimentale e alla psicanalisi freudiana per creare opere fuori dagli schemi e dalle costrizioni sociali, nel solco di una ricerca inesorabile della libertà di espressione e identità. Carrington è, pertanto, l’ideale per rappresentare l’aria cosmopolita e innovativa della Biennale di Venezia 2022 e i suoi tre grandi temi: la rappresentazione dei corpi e le loro metamorfosi; la relazione tra individui e tecnologie; i legami che si intrecciano tra i corpi e la Terra.
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La Biennale di Venezia 2022, dunque, si pone l’obiettivo di ripensare e riconfigurare il mondo che viviamo, non solo alla luce del post-umano, e quindi della centralità dell’umano in rapporto al mondo naturale, ma anche in considerazione all’idea d’identità. Per la prima volta in 127 anni, infatti, la Biennale vedrà in maggioranza artiste donne e artisti gender nonconforming (non aderenti al binarismo di genere), una decisione che, nel pieno spirito anticonformista di Leonora Carrington, riflette una scena artistica internazionale in pieno fermento creativo che ripensa la centralità dell’uomo nella storia dell’arte e nella cultura contemporanea.
Il padiglione olandese: When the body says yes di melani bonajo
In un evento dal respiro innovativo e internazionale come la Biennale non possono mancare i Paesi Bassi, da sempre modello d’innovazione artistica e culturale. Lo scorso novembre, l’ente committente del Mondriaan Fund ha ceduto ufficialmente all’Estonia lo storico Padiglione Rietveld, situato ai Giardini Centrali. Nell’edizione di quest’anno, il padiglione olandese si troverà dunque nella Chiesetta della Misericordia, una chiesa sconsacrata del XIII secolo nel quartiere veneziano di Cannaregio.
Dal 23 aprile al 27 novembre, a rappresentare l’Olanda ci sarà l’artista non-binario (che sceglie i pronomi personali plurali they/their per esprimersi) melani bonajo, nome scritto volutamente in minuscolo che tanto ricorda la scelta fatta dall’attivista bell hooks (1952-2021), quasi a mettere l’accento, come per l’attivista femminista afroamericana, sull’importanza delle proprie idee e del proprio lavoro. Artista, regista, sexological bodyworker ed educatorə sessuale somaticə olandese, melani bonajo mette in scena la video installazione When the body says yes, curata da Orlando Maaike Gouwenberg, Geir Haraldseth e Soraya Pol e con la collaborazione dello scenografo Théo Demans.
La video installazione, scelta e selezionata all’unanimità da una giuria internazionale composta da personalità come Kate Bush (curatrice del Tate Modern), Stijn Huijts (direttore del Bonnefantenmuseum), Hicham Khalidi (direttore della Jan van Eyck Academy) e dal presidente, non votante, Eelco van der Lingen (direttore del Mondriaan Fund), costituisce una tappa fondamentale dell’indagine continua da parte dell’artista olandese sull’intimità in un mondo sempre più alienante e materialista.
Per bonajo, il contatto con il corpo è l’unico rimedio potente alla moderna epidemia di solitudine, e nel dimostrare ciò ha creato una video installazione immersiva che coinvolge i visitatori in un ambiente sensoriale che altera ogni prospettiva per condurli a riflettere sul significato del contatto e dell’intimità in relazione ai propri corpi. bonajo spiega, infatti, le finalità del progetto nel seguente modo:
Con questo progetto vogliamo ridare priorità al corpo come veicolo di connessione e salvezza, coltivando il contatto e l’amicizia come forma di attivismo. Il sentire è una forma d’intelligenza; pensare attraverso il contatto.
I Paesi Bassi fra arte, tradizione e innovazione
melani bonajo rappresenta, dunque, l’idea di arte contemporanea dei Paesi Bassi, volta all’inclusività, all’interazione, al coinvolgimento della dimensione corporea e soprattutto attenta all’innovazione. Oltre a quello di bonajo, vi sono anche altri progetti e mostre realizzate e curate da artisti olandesi degni di nota nell’edizione di quest’anno della Biennale.
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A rappresentare il Padiglione della Svizzera ai Giardini Centrali, ad esempio, è stato selezionato il progetto di Latifa Echakhch curato dal compositore e percussionista Alexandre Babel e da Francesco Stucchi, curatore del Museum Boijmans van Beuningen di Rotterdam. I tre esporranno la mostra The Concert, commissionata dalla Fondazione svizzera per la cultura Pro Helvetia. Quest’ultima gioca con armonie e dissonanze, con sentimenti contrastanti di attesa, soddisfacimento e sparizione creando, attraverso materiali presi da precedenti edizioni della Biennale trasformati per l’occasione, installazioni d’ispirazione folcloristica che giocano con l’idea della ciclicità del tempo, della luce e dei suoni. Le sculture qui proposte fanno parte di un’esperienza totalizzante che parte da una proposta ritmica e spaziale che permette ai visitatori di vivere una piena percezione del tempo e del proprio corpo.
Il Padiglione della Finlandia, invece, presenta Close Watch, installazione dell’artista Pilvi Takala, ex studentessa della Rijksacademie di Amsterdam, curata da Christina Li, artista di base ad Amsterdam. Questa installazione prevede l’uso di registrazioni video, siti web e pubblicazioni delle ricerche dell’artista. Si basa, infatti, sulla sua esperienza nell’industria della sicurezza privata, dove lavorò sotto copertura per l’organizzazione Securitas.
Close Watch presenta scene dai seminari realizzati dall’artista coinvolgendo ex colleghi e attori che rielaborano le ricerche fatte sul campo da Takala sulle problematiche incontrate durante il suo impiego di sei mesi in uno dei centri commerciali più grandi della Finlandia. Takala, abituata a lavorare sotto copertura infiltrandosi fra determinate comunità e contesti sociali, spesso svela le regole e le norme che agiscono sottotraccia nella nostra società. Al tempo stesso Takala intende mostrare come queste norme definiscono il nostro spazio pubblico e privato, e i comportamenti tollerati al loro interno.
Sarà la prima volta anche per lo studio DRIFT, di base ad Amsterdam, che pone al centro delle sue riflessioni il rapporto fra esseri umani e la terra attraverso le proprie installazioni cinetiche. In collaborazione con l’istituzione culturale di prossima generazione Aorist, lo studio esporrà nella Chiesa di San Lorenzo Social Sacrifice. L’installazione consiste in una serie di droni che sorvolano lo spazio espositivo in una danza di luci e colori. I droni rappresentano un banco di pesci in fuga dai predatori; ciò vuole raffigurare in realtà il conflitto fra azione collettiva e libertà individuale e come queste s’intrecciano per confrontarsi con minacce esterne come il cambiamento climatico, che ci costringono a riadattarci e a riconsiderare le nostre vite e il nostro rapporto con la natura.
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Oltre a lavori fortemente innovativi, non mancano quelli con un’impronta più tradizionale, ma con uno sguardo innovativo. Un esempio è la mostra a Palazzo Grassi open-end di Marlene Dumas. Artista di origini sudafricane attiva ad Amsterdam, Dumas è nota per i suoi ritratti fatti con olio su tela e inchiostro su carta di figure umane in conflitto con sentimenti intensi e paradossi spesso in relazione a dinamiche socio-politiche come l’apartheid, vissuto in prima persona dall’artista.
Da segnalare, inoltre, la partecipazione del progettista di Utrecht Robbie Cornelissen a Terra Nova: un regard sur le présent et le futur. Realizzato in collaborazione con Giudecca Art District ed esposto allo spazio Legno e Legno, questo progetto indaga l’evoluzione del territorio e la nostra responsabilità verso il futuro della Terra. Infine, vale la pena menzionare anche la grande mostra di Personal Structures fra Palazzo Bembo, Palazzo Mora e Giardini della Marinaressa. Quest’ultima pone al centro dell’attenzione il concetto di riflessione e le nostre possibilità di immaginare un futuro migliore, e vede la partecipazione di circa 9 artisti olandesi fra cui Corine van Voorbergen e Giselle Weegels.
Biennale di Venezia 2022: un latte di sogni artistici, innovativi e internazionali
Dal 23 aprile al 27 novembre, Venezia sarà ancora una volta protagonista di un evento di grande respiro internazionale come la Biennale. Con mostre e iniziative realizzate nel solco del Latte dei sogni di Leonora Carrington, questa grande manifestazione vuole porsi l’obiettivo di reinventare il mondo sfidando le convenzioni sociali e l’idea fissa di identità coniugando tradizione e innovazione e chiamando a raccolta artisti provenienti da tutto il mondo. Quanto alla partecipazione olandese, ancora una volta i Paesi Bassi si dimostrano portatori di innovazione e inclusione attraverso un’idea di arte contemporanea originale che ben sa intercettare il futuro.
Immagine in evidenza: Manifesto Biennale di Venezia 2022. Fonte: https://static.labiennale.org/files/arte/Documenti/brochure-arte-2022-b.pdf
Questo articolo fa parte di Lente Olandese, la rubrica di Frammenti Rivista realizzata in collaborazione con l’Ambasciata e il Consolato Generale dei Paesi Bassi in Italia
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