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Biennale Architettura 2023: The Laboratory of the Future

Visitabile fino al 26 novembre 2023, a diciottesima edizione della Biennale Architettura, curata da Lesley Lokko, vede al centro le riflessioni su decolonizzazione e decarbonizzazione.

2 minuti di lettura

The Laboratory of the Future: questo è il titolo grintoso della diciottesima edizione della Biennale Architettura di Venezia. Visitabile fino al 26 novembre 2023, la biennale di Lesley Lokko è una biennale che già dal nome fa intendere le sue intenzioni. Divisa in sei parti, comprende ottantanove partecipanti, di cui più della metà provenienti dall’Africa o dalla diaspora africana. Inoltre, per la prima volta, quasi metà degli architetti provengono da studi a conduzione individuali o formati da team ristretti. 

Cuore dell’esposizione è il Padiglione Centrale, ai Giardini, dove sono riuniti sedici studi. La mostra si sposta in seguito in Arsenale. Molto spazio è in mano a giovani architetti africani e diasporici, i Guests from the Future (Ospiti dal Futuro), che offrono al pubblico una visione nuova con la quale affrontare il mondo. Il Padiglione Italia alle Tese delle Vergini in Arsenale è invece sostenuto dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura e curato dal collettivo Fosbury Architecture, formato da Giacomo Ardesio, Alessandro Bonizzoni, Nicola Campri, Veronica Caprino, Claudia Mainardi.

Le tematiche

I pareri su questa biennale son stati sin da subito contrastanti: c’è difatti chi si aspettava una mostra incentrata prettamente sull’architettura, altri invece hanno apprezzato la scelta degli interventi non architettonici. 

L’architettura è lo specchio di un popolo, essa racchiude storia, cultura e tradizione. Questa esibizione è dunque un’opportunità per avvicinarsi a realtà diverse e lontane, non solo dal punto di vista geografico. È un insieme di racconti, cultura e tradizioni di cui non ne siamo abbastanza a conoscenza. Gli interventi non architettonici dunque, sono utili per contestualizzare il tutto e per aiutare il visitatore nella comprensione. È quindi una mostra adatta a tutti: appassionati di architettura e non. 

Un tema di questo tipo permette sicuramente di spaziare. Alcuni progetti sono frutto del quesito «come sarebbe stato se questo posto non fosse stato colonizzato». Si riflette dunque sul processo della decolonizzazione, in questo caso però l’indipendenza la si cerca nell’architettura. Altri hanno invece rivisitato le architetture tradizionali. 

Il contrasto al cambiamento climatico viene affrontato tramite l’utilizzo di materiali più o meno sostenibili. Ne è un esempio il padiglione del Belgio che propone “un’alleanza con i funghi, che possono costituire un materiale altamente disponibile, sostenibile e rinnovabile”. La Germania ha invece colto l’occasione del tema per protestare contro la Biennale stessa. L’installazione è dedicata ai temi della cura, riparazione e manutenzione ed è interamente realizzata con materiali di scarto della Biennale Arte 2022 e ha inoltre dato spazio ad un piccolo laboratorio in cui è possibile produrre nuovi oggetti riciclando il materiale. 

Il padiglione tedesco. Foto di: Elsa Scagliarini
il laboratorio realizzato all’interno del padiglione tedesco. Foto di: Elsa Scagliarini

La giuria e i premi

Composta dall’architetto e curatore italiano Ippolito Pestellini Laparelli (presidente), dall’ architetta e curatrice palestinese Nora Akawi, dalla direttrice dello Studio Museum di Harlem Thelma Golden , dal direttore di Cityscape Magazine, Tau Tavengwa, e dall’architetta e docente polacca Izabela Wieczorek, la Giuria della 18a Mostra Internazionale di Architettura 2023 ha assegnato i seguenti premi: Leone d’Oro per la miglior Partecipazione Nazionale, Leone d’Oro per il miglior partecipante e Leone d’Argento per un promettente giovane partecipante alla Mostra Internazionale The Laboratory of the Future.

Il Leone d’Oro per la migliore Partecipazione Nazionale è stato consegnato al Brasile, che ha saputo individuare le e filosofie e gli immaginari della popolazione indigena e nera proiettandole verso modi di riparazione. Quello per il miglior partecipante, è stato assegnato a Future a DAAR – Alessandro Petti e Sandi Hilal grazie al contributo dato per le pratiche architettoniche e di apprendimento della decolonizzazione in Palestina e in Europa. Olalekan Jeyifous, vincitore del Leone d’Argento con le sue installazioni multimediali è stato capace di allargare le prospettive e l’immaginazione del pubblico, offrendo visioni di un futuro decolonizzato e decarbonizzato.

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Dorasia Ippolito

Curiosa, iperattiva e appassionata d'arte, classe 2002, studentessa fuorisede di scenografia all'Accademia di Belle Arti di Venezia giornalmente tormentata dalla domanda "ma sei pugliese?".

1 Comment

  1. Brava, complimenti per le tue sane passioni e l’impegno serio che ci metti in ogni cosa che fai

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