Il 12 ottobre 2019 ha aperto a Lucca la mostra Bernardo Bellotto 1740. Viaggio in Toscana. L’esposizione, ospitata dalla Fondazione Ragghianti e realizzata con la collaborazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca e di Banco BPM in veste di main sponsor, ha come obiettivo approfondire il periodo toscano di Bernardo Bellotto, tra i massimi esponenti del vedutismo settecentesco. Nipote del celeberrimo Canaletto, si forma nello studio veneziano dello zio, divenendo ben presto pittore affermato nelle corti europee di Dresda, Monaco di Baviera e Varsavia, dove morirà nel 1780, ufficialmente riconosciuto come uno dei più importanti artisti italiani del Settecento.
Bernardo Bellotto a Lucca
Prima del lungo viaggio per l’Europa che caratterizzerà gran parte della vita di Bernardo Bellotto, il giovane artista è invitato a Firenze dal marchese Gerini, per il quale realizzerà nel corso di tre anni, dal 1740 al 1743/44, le quattro tele esposte in mostra: Piazza della Signoria, Firenze e L’Arno dal Ponte Vecchio fino a Santa Trinità e alla Carraia, risalenti all’anno di arrivo del giovane artista appena diciottenne nel capoluogo toscano, e L’Arno verso il Ponte Vecchio, Firenze e L’Arno verso il Ponte alla Carraia, realizzati tre anni più tardi, come si nota anche dall’affinarsi dello stile nella realizzazione dei contrasti chiaroscurali e nei riflessi degli edifici nelle acque limpide del fiume. Quattro dipinti eccezionalmente riuniti grazie alla curatrice Bożena Anna Kowalcyz, già curatrice di importanti mostre dedicate alle figure dei vedutisti veneziani in Italia e in Europa. La passione per tale corrente artistica l’ha portata a effettuare fondamentali ricerche storiografiche su Bernardo Bellotto, permettendo di ricostruire la sua presenza a Lucca nel 1740, due anni prima di quanto si era creduto finora. Il giovanissimo artista veneziano, invitato da un committente ancora sconosciuto, realizza durante il breve soggiorno lucchese cinque disegni e un pregevole dipinto raffigurante Piazza San Martino con la cattedrale, unica veduta settecentesca della cittadina toscana.
Il punto di vista privilegiato
La straordinaria opera, cuore della mostra, dimostra come, seppur molto giovane, Bernardo Bellotto sapesse catturare con abilità lo spirito e la vivacità della piazza, mostrando già le caratteristiche rese luministiche che faranno di lui l’apprezzato artista di corte passato alla storia. Il dipinto venne conservato a Lucca fino ai primi anni del XIX secolo, copiato e osservato dagli artisti locali, per poi riapparire in Inghilterra a fine Ottocento, dove si trova tutt’ora.
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Cinque disegni della città, tra cui uno preparatorio alla realizzazione del dipinto, sono esposti per la prima volta, eccezionalmente staccati da un album ottocentesco appartenente a Giorgio IV d’Inghilterra, e ora conservato alla British Library, che ne ha permesso l’ottimale conservazione. Le vedute ritratte dall’artista veneziano risultano interessanti anche per il punto di vista scelto: le sale di Palazzo Berardi, il piano nobile del palazzo arcivescovile e persino il tetto dello stesso, lasciando intendere che Bernardo Bellotto avesse libero accesso sin nel cuore delle residenze nobiliari di Lucca.
Le rielaborazioni fotografiche di Ganslmeier e Valentini
Nell’ultima sala della mostra il dipinto lucchese di Bellotto è rielaborato in chiave contemporanea dall’opera di due giovani fotografi ospiti della residenza estiva per artisti della Fondazione Ragghianti, selezionati dal Photolux Festival (che si terrà nella città toscana dal 16 novembre all’8 dicembre 2019), Jakob Ganslmeier (Monaco di Baviera, 1990) e Jacopo Valentini (Modena, 1990). Le fotografie riprendono i luoghi visitati dall’artista nel 1740 all’interno della città, osservandoli con l’occhio della fotografia contemporanea.
Una mostra piccola ma necessaria
Una mostra piccola, ma scientificamente necessaria quella esposta fino al 6 gennaio 2020 alla Fondazione Ragghianti, il cui efficace allestimento curato da Daniela Ferretti esalta con semplicità i colori delle opere del vedutista veneziano, grazie a panelli di un blu profondo e luci puntuali. Un valido espediente per lucchesi e non, di conoscere l’opera di un artista che partì dalle vedute del Canal Grande e conquistò le corti di tutta Europa, cominciando appena diciottenne dal tetto del palazzo arcivescovile di una piccola città nel cuore della Toscana.