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Beppe Fenoglio e l’epos della Resistenza

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Parlare di Beppe Fenoglio (Alba, 1922 – Torino, 1963) nei soli termini di scrittore delle Langhe, che agisce in un contesto ristretto tra Alba e San Benedetto Balbo, Murazzano e il fiume Tanaro, sarebbe estremamente riduttivo: se infatti lo scrittore piemontese presenta un’opera nel complesso limitata a livello di cronologia e di paesaggio, ci troviamo di fronte ad un corpus di opere estremamente di ampio respiro, in netto contrasto con la limitatezza dei tempi narrativi e dell’ambientazione.

Beppe Fenoglio

Forse, questa portata così ampia di un’opera tanto circoscritta affonda le sue radici in un grande interesse, all’epoca poco diffuso, di Beppe Fenoglio: l’amore per la lingua inglese, che lo spinge a tradurre Coleridge e gli fornisce una serie di vocaboli che, mischiati insieme a quelli del dialetto langarolo, innalzano il tono della narrazione e conferiscono dignità “epica” ad una delle sue opere più note, Il partigiano Johnny.

Ma, molto più probabilmente, le fondamenta della poetica fenogliana vanno ricercate ancora più indietro, nei grandi classici della letteratura greca, in Omero, nell’epica eroica del Tasso e in John Milton, l’inglese autore de Il paradiso perduto, tanto amato da Fenoglio al punto da chiamare proprio Milton il protagonista de Una questione privata, forse il suo romanzo più complesso a livello interpretativo.

È un fatum tutto epico che fa da padrone nell’atavico scontro, inesorabilmente perso, tra uomo e Natura de La malora, romanzo tuttavia lontano dalla tematica della Resistenza, in cui il termine “malora” va al di là del contingente (le disgrazie che capitano a l protagonista e alla sua famiglia) e si riferisce, piuttosto, ad una generale impotenza di azione, una paralisi di fronte all’inevitabile e all’imprescindibile di ascendenza quasi classica.

beppe Fenoglio

 Ancora più rispondente ai toni dell’epos è, però, la lotta che emerge in quello che è un vero e proprio ciclo quanti la letteratura italiana del Novecento non ne conosce: l’epos della Resistenza. Sono lotte inutili e condannate ad un fallimento certo e colossale quelle dei trecento partigiani che difendono la città di Alba, devastata dalla piena del fiume Tanaro e ormai allo stremo delle forze ne Il partigiano Johnny, il quale, al culmine della sconfitta, calmo per la certezza di non poterla più difendere né salvare, rivolge alla città una sorta di elegia funebre, come quella che Argante rivolge alla sua Gerusalemme ne La liberata del Tasso.

Nei suoi romanzi, dunque, Beppe Fenoglio non mette nero su bianco gli scontri tra partigiani e fascisti, ma gli scontri ancestrali e astorici tra Bene e Male, e rappresentativo in questo senso è il richiamo a Il paradiso perduto di Milton. Ed è proprio quel Milton de Una questione privata che incarna tutti gli ideali di questa lotta emblematica: troppo spesso letto solo in chiave di storia di sentimento, il romanzo è forse il culmine di quella poetica fenogliana che vede il protagonista nel mezzo di una “questione privata” che non riguarda solo la ricerca della fedeltà di un amore, ma arriva ad indagare anche la fedeltà di quanti gli sono attorno per capire se non abbiano tradito i valori spirituali e morali cardine della sua esistenza per passare al Male, al lato oscuro della Storia, al fascismo.

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Forse, però, alla luce di tutto ciò, attribuire a Beppe Fenoglio l’etichetta di scrittore delle Langhe non è poi così riduttivo: scegliere come ambientazione del suo “ciclo epico” proprio un territorio lontano dalla civiltà, ancora brullo e che ancora risponde ai ritmi ancestrali della natura, ha un valore fortemente simbolico di ritorno ad un luogo delle origini, puro e non contaminato dalla società e dalle sue influenze, dove non sono fascisti, nazisti o partigiani a scontrarsi, ma gli ideali stessi di Bene e Male, come nei grandi cicli epici del passato.

Immagine di copertina: circololettori.it

 


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Giulia Malighetti

23 anni, laureata a pieni voti in Lettere Classiche alla Statale di Milano, amante della grecità antica e moderna spera, un giorno, di poter coronare il suo sogno e di vivere in terra ellenica.

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