Non esiste Sanremo senza polemiche, lo sappiamo. Quest’anno una delle più interessanti riguarda la serata cover, con precisione il duetto che Fedez farà stasera con Marco Masini interpretando la sua Bella stronza. Non sfugge a nessuno la connotazione fortemente biografica di questa scelta da parte di Fedez, travolto nell’ennesima bufera di gossip, che non ha nessuna intenzione di farsi sfuggire l’occasione di sfruttarla.
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Ma a noi parlare di Fedez e Chiara Ferragni non compete, bensì è importante parlare di musica. Nel seguire ormai l’onda della censura “all’indietro”, spesso presente per brani usciti quando la sensibilità era diversa magari, anche Bella Stronza non è sfuggita alle critiche. Si parla addirittura di canzone violenta. Ma qual è la verità?
Marco Masini: autore fragile e controverso
Innanzitutto, stiamo parlando di Marco Masini, non esattamente un tipo di cantante allegro o che le manda a dire. Ricordiamo i Bluvertigo che ne L’odio dicevano addirittura «Masini e le sue ansie», ciò in quanto Marco Masini è legato come cantautore proprio all’espressione del proprio disagio interiore, spesso in modo rabbioso, dissacrante ma anche fortemente malinconico. Dopo l’uscita dei primi due album fu aspramente criticato, addirittura accusato di indurre i giovani alla depressione, fino a guadagnarsi per molto tempo la fama di portare sfortuna, triste destino a cui a differenza di Mia Martini per esempio è sopravvissuto.
Nell’ambito di queste polemiche, Marco Masini scrisse una canzone dal titolo proprio Vaffanculo che inaugura i titoli con “parolacce” nel repertorio dell’artista. Fa parte dell’album T’innamorerai, seguito poi dall’album Il cielo della vergine, di cui fa parte Bella stronza. Subito fa scalpore a causa della parolaccia presente nel titolo, ma anche per il contenuto esplicito.
Sulla canzone torneremo, ma è importante sottolineare come di questo album faccia parte anche Principessa, una canzone dal contenuto anche più controverso. Tratta di violenza sulle donne e in particolare degli abusi subiti da una ragazza da parte del padre e del suo desiderio di essere portata via da quella orrenda situazione. Per la stesura, Marco Masini ha dichiarato di essersi ispirato a una lettera che gli inviò una fan. Già da questo brano è possibile intuire il suo stile; crudo, realistico, con impeti di vendetta e rabbia che vengono tuttavia sempre contrapposti e anche alleviati da un sentimento di rivalsa.
Avevo un serramanico
Ma l’ho buttato via
In fondo a una discarica
Venendo a casa tua
E lì c’è nato un albero
Cresciuto come noi
Sotto i due grandi noccioli
Che sono gli occhi tuoi
E ora dentro non c’è odio né vendetta
Ma una foglia che vuol essere difesa e protetta
«Bella stronza»: uno sfogo per una rottura
La struttura di Bella stronza è molto simile alla canzone precedentemente citata. Il tema è quello di una storia d’amore finita male, con tutte le declinazioni possibili e le fasi che si attraversano in questo caso. La rabbia sicuramente verso l’altra persona, il disprezzo per il suo atteggiamento sbagliato, fino (si spera) al pieno distacco cercando di preservare solo i ricordi belli.
Bella stronza
Che hai distrutto tutti i sogni
Della donna che ho tradito
Che mi hai fatto fare a pugni
Con il mio migliore amico
E ora mentre vado a fondo
Tu mi dici sorridendo “ne ho abbastanza”
È chiaro che quella che sentiamo noi è solamente una campana, come è normale in una canzone che di fatto è uno sfogo. La donna viene addirittura incolpata di aver fatto “tradire” e di aver rovinato un’amicizia, ma è chiaro che la rabbia è dovuta al fatto di essere lasciati all’improvviso, probabilmente, come si evince dalla strofa successiva, per una nuova relazione intrapresa per motivi di interesse, infatti dice Con il culo sul Ferrari di quell’essere arrogante.
Ne esce sicuramente l’immagine non positiva di una donna, sicuramente non di tutte le donne, ma di una persona che ha buttato via qualcosa in cui evidentemente l’autore credeva. Non è idilliaca nemmeno la descrizione del nuovo uomo, addirittura definito “essere”, ma in questo è davvero lapalissiano spiegare le ragioni: quando una storia finisce, quante volte si è sminuito il “nuovo” partner del proprio ex? È una cosa corretta o matura? Assolutamente no, ma la canzone non deve rappresentare solamente il bello, l’arte pura, può rappresentare anche i sentimenti imperfetti di una persona a disagio, rabbiosa, in difficoltà. E via anche con i cliché più classici: non ti meritavi il mio amore, ho sbagliato io a dartene troppo («Perché forse io ti ho dato troppo amore, bella stronza che sorridi di rancore»).
La tenerezza celata dietro la rabbia
Quando una storia finisce, i sentimenti che attraversano ognuno di noi sono vari e anche spesso contraddittori, così come il testo della canzone. Marco Masini chiama per tutto il tempo la donna “stronza”, sembra disprezzarla profondamente, ma poi non resiste all’immagine che ha di lei, che comunque ama (o non sarebbe arrabbiato di perderla, bensì sollevato):
Ma se Dio ti ha fatto bella
Come il cielo e come il mare
A che cosa ti ribelli
Di chi ti vuoi vendicare
Ma se Dio ti ha fatto bella
Più del sole e della luna
Perché non scappiamo insieme
Non lo senti questo mondo come puzza
Ma se Dio ti ha fatto bella
Come un ramo di ciliegio
Tu non puoi amare un tarlo
Tu commetti un sacrilegio
E ogni volta che ti spogli
Non lo senti il freddo dentro
Quando lui ti paga i conti
Non lo senti l’imbarazzo del silenzio
Addirittura si passa, quindi, a un sentimento di preoccupazione e di tenerezza nei confronti della donna, troppo bella per essere “usata” dal nuovo partner che semplicemente la mantiene, quando evidentemente la voce narrante avrebbe voluto darle di più e amarla ancora. Questo elemento si ripete insieme con l’anafora incessante del titolo.
Le strofe controverse
Per tutti questi motivi, per la sua incoerenza e il fatto di sentire solamente la “sua campana”, il narratore della canzone non è affidabile né va preso come esempio, come del resto è normale in qualsiasi canzone di questo genere. Le canzoni di rottura non sono solamente strutturate come Rimmel di Francesco De Gregori, dove la presa di coscienza della fine della relazione è strutturata in modo totalmente diverso, più umano e delicato.
Perché sei bella, bella, bella
Bella stronza
Che hai chiamato la volante quella notte
E volevi farmi mettere in manette
Solo perché avevo perso la pazienza
La speranza, sì, bella stronza
Questa strofa è molto controversa proprio per la pretesa del narratore di avere ragione e di minimizzare il fatto di aver “perso la pazienza”. Non viene descritta l’azione compiuta durante una ipotetica lite, ma è chiaro che non ci sia un comportamento consono e rispettoso verso l’altra persona accusata anche di “esagerare”. Siamo sempre, quindi, spettatori e ascoltatori di una persona ferita che non dice affatto cose giuste e attendibili o vagamente coerenti, sicuramente comportamenti che fanno riferimento a una sfera emotiva disagevole da non imitare.
Non fare cancellare l’amore dalla violenza
Perché sei bella, bella, bella
Mi verrebbe di strapparti
Quei vestiti da puttana
E tenerti a gambe aperte
Finché viene domattina
Ma di questo nostro amore
Così tenero e pulito
Non mi resterebbe altro che un lunghissimo minuto di violenza
E allora ti saluto, bella stronza, eh
Se per quanto riguarda questa strofa senza dubbio ci sono elementi controversi, per l’altra incriminata invece è palese che tutto ciò che venga raccontato sia solo nella sfera teorica del pensiero e non sia un proposito di stupro, come da molti invece ritenuto. Infatti, letteralmente scrive che gli verrebbe di fare quello che dice (oltretutto non presuppone per forza l’assenza di consenso, ma potrebbe essere anche un classico ritorno di fiamma passionale fra ex), ma non lo farà.
Ciò per preservare quello che comunque è stato un amore, anche se finito male. Rimarrebbe solo la violenza a cancellare quella che comunque è stata una storia importante. Allora dopo un lungo percorso sicuramente controverso, imperfetto e pieno di contraddizioni, il protagonista si mette il cuore in pace e accetta una storia finita. Sicuramente quello che si presuppone si dovrebbe sempre fare quando una storia finisce, bene o male che sia.
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