Barbara è forse uno dei componimenti più famosi del poeta francese Jacques Prévert (1900 – 1977). Nel 1946, nel dopoguerra, esce la raccolta di poesie Paroles, dove Barbara è contenuta. Già dai primi versi il poeta delinea il luogo in cui l’opera è ambientata: si tratta di Brest, una cittadina portuale francese bombardata nel 1944. La poesia, scritta in prima persona, comincia con un’esortazione rivolta a Barbara a ricordare qualcosa di ormai passato; moltissimi versi infatti, fatta eccezione per l’ultima parte del componimento, iniziano con la parola “ricordati”.
La donna, figura centrale della poesia, è descritta con pochi aggettivi che sono però molto incisivi: «sorridente / serena rapita grondante» o, ripresi con un chiasmo qualche verso dopo, «grondante rapita rasserenata». Barbara, con la sua bellezza e la sua allegria, sembra portare luminosità e spensieratezza nel paesaggio, descritto dall’autore come un luogo colpito da una pioggia «senza sosta». Tuttavia, in contrapposizione alla tradizione letteraria, che vede la pioggia come qualcosa di particolarmente triste, l’acquazzone simboleggia in questo caso la felicità e l’amore che inondano la città: la pioggia è infatti descritta con due semplici aggettivi colmi di positività, «buona e felice».
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Il poeta – che dai primi versi potrebbe sembrare un amico, forse addirittura l’amante, della donna – è in realtà un passante che, pur non conoscendola, osserva Barbara mentre felice corre incontro ad un uomo e lo abbraccia amorevolmente. L’unico legame che chi scrive ha con la donna è quindi quello dei loro sorrisi che si incrociano per le strade della città, niente di più. Il poeta è un semplice osservatore che, guardando la ragazza, si invaghisce della sua spensieratezza, tanto da arrivare a darle del tu. L’elemento del guardare senza però essere visti è spesso presente nelle opere di Prévert: un esempio è la poesia I ragazzi che si amano, dove il poeta descrive alcuni giovani amanti, pur essendo soltanto un osservatore completamente esterno ai fatti.
L’atmosfera piovosa ma serena delle prime strofe subisce un cambiamento radicale al verso 37. La guerra irrompe brutalmente nel componimento e il poeta, al posto che esortare Barbara a ricordare, si rivolge alla donna con un «Oh Barbara», come a volerla compatire con tristezza. La pioggia quindi non è più felice ma «di ferro/ di fuoco d’acciaio di sangue» o «di lutti terribili e desolata», come se a piovere non fossero delle gocce d’acqua ma delle bombe, quelle che hanno infatti colpito la cittadina francese durante la Seconda guerra mondiale.
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Anche il linguaggio subisce un brusco cambiamento nell’ultima parte della poesia: mentre nelle prime strofe la lingua è semplice e familiare, così da coinvolgere immediatamente il lettore, nelle ultime due diventa gergale e volgare, con parole come «coglionata» o «crepano». Si tratta di un linguaggio antipoetico utilizzato per denunciare gli orrori della guerra che, oltre ad uccidere esseri umani innocenti, distrugge gli amori felici, come quello di Barbara e dell’uomo che la chiamava sotto ad un portico, che potrebbe essere ora morto disperso.
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Questi ultimi versi sono ricchi di nostalgia verso una felicità ormai passata; la malinconia è ricreata dal poeta tramite l’uso di termini che rimandano alla morte, alla violenza e alla distruzione. Anche quando la guerra e i bombardamenti sono finiti, il paesaggio rimasto è terrificante: tutta la città è ormai solo un ammasso di macerie e desolazione. Significativa è anche l’ultima parola: «nulla», come se fosse proprio il nulla, la morte, a vincere. I versi della poesia sono inoltre caratterizzati da piccole ma significative immagini, essendo poi privi di punteggiatura e interruzioni si ottiene una grande fluidità che crea nel lettore un particolare effetto, come se stesse facendo scorrere tra le proprie mani una serie di fotografie.
La lingua utilizzata da Prévert è semplice e diretta: la poesia è scorrevole e immediatamente comprensibile, priva di aulicismi o espressioni complesse ed è quindi particolarmente apprezzabile in lingua originale anche per chi non conosce il francese in modo approfondito. Nonostante questa semplicità, i versi non sfiorano mai la banalità, ma sono sempre nitidi e significativi. Gli aggettivi sono pochi ma ben calibrati e molto rilevanti: servono a delineare prima di tutto la bella Barbara, poi la città piovosa ma felice e, infine, la distruzione che colpisce Brest e i suoi abitanti.
Sono poi presenti numerose ripetizioni che creano come una sorta di ritornello, dando così alla poesia una musicalità in grado di incantare il lettore: il testo è infatti stato spesso ripreso e messo in musica da numerosi artisti.
Barbara – Jacques Prévert
Ricordati Barbara
Pioveva senza sosta quel giorno su Brest
E tu camminavi sorridente
Serena rapita grondante
Sotto la pioggia
Ricordati Barbara
Come pioveva su Brest
E io ti ho incontrata a rue de Siam
Tu sorridevi
Ed anch’io sorridevo
Ricordati Barbara
Tu che io non conoscevo
Tu che non mi conoscevi
Ricordati
Ricordati quel giorno ad ogni costo
Non lo dimenticare
Un uomo s’era rifugiato sotto un portico
E ha gridato il tuo nome
Barbara
E sei corsa verso di lui sotto la pioggia
Grondante rapita rasserenata
E ti sei gettata tra le sue braccia
Ricordati questo Barbara
E non mi rimproverare di darti del tu
Io dico tu a tutti quelli che amo
Anche se una sola volta li ho veduti
Io dico tu a tutti quelli che si amano
Anche se non li conosco
Ricordati Barbara
Non dimenticare
Questa pioggia buona e felice
Sul tuo volto felice
Su questa città felice
Questa pioggia sul mare
Sull’arsenale
Sul battello d’Ouessant
Oh Barbara
Che coglionata la guerra
Che ne è di te ora
Sotto questa pioggia di ferro
Di fuoco d’acciaio di sangue
E l’uomo che ti stringeva tra le braccia
Amorosamente
E’ morto disperso o è ancora vivo
Oh Barbara
Piove senza sosta su Brest
Come pioveva allora
Ma non è più la stessa cosa e tutto è crollato
È una pioggia di lutti terribili e desolata
Non c’è nemmeno più la tempesta
Di ferro d’acciaio e di sangue
Soltanto di nuvole
Che crepano come cani
Come i cani che spariscono
Sul filo dell’acqua a Brest
E vanno ad imputridire lontano
Lontano molto lontano da Brest
Dove non vi è più nulla
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Vista la fluidità del testo in francese, mi sarei aspettato il testo in lingua originale, e magari accanto la traduzione. Sarebbe opportuno apportare questa lieve modifica.
Cordiali saluti
Sono d’accordo! Il testo francese è necessario per rendere la musicalità dei versi; per far percepire, oltre le immagini, i suoni, i rumori, la gioia degli abbracci, la sofferenza della distruzione…il morire del fiume e delle speranze.