di Susanna Causarano
Erica Jong è una donna con una storia da film. Cresciuta a New York, figlia di Seymour Mann, un musicista ebreo di origini polacche, e della sua prima moglie, Eda Mirsky, una pittrice e disegnatrice di tessuti, la cui famiglia era immigrata negli Stati Uniti dall’Inghilterra e prima ancora dalla Russia. Ha frequentato i più ferventi ambienti culturali (era amica di Balthus) ed è diventata presto scrittrice, saggista e poetessa. Nel 1973 pubblica Paura di volare, il suo romanzo più celebre. Esperta di letteratura inglese, sa ben esercitare l’arte della parola e la usa per liberare le donne da inutile sovrastrutture imposte loro dalla società.
Parla apertamente di sessualità, autoerotismo, rapporti saffici e fluidi corporei con uno stile superlativo, ma è anche un’attenta osservatrice delle dinamiche umane, qualità imprescindibile per ogni scrittore che desideri destare complicità nel lettore, quella complicità che fa dire «oh io penso esattamente la stessa cosa, ma non so come dirla».
I suoi racconti sono pieni di donne libere, a volte così infatuate da vivere per gli uomini, donne fragili, donne forti; donne. Donne che non hanno paura di masturbarsi e parlarne, di confessare cosa piace loro a letto e che una donna la baciano volentieri. Insiste molto sul tema sessuale, troppo tabù nella bigotta America, patria del politically correct e dell’ipocrisia e fa vivere a chi la legge un’esperienza sensoriale unica nel suo genere.
In Paura di volare tutto questo è ben evidente:
La scopata senza cerniera è assolutamente pura. Non ha motivazioni recondite. Non ci sono giochi di potere. L’uomo non «prende» e la donna non «dà». Nessuno sta cercando di far cornuto un marito o di umiliare una moglie. Nessuno sta cercando di provare qualcosa o di ottenere qualcosa da qualcuno.
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Piuttosto all’avanguardia che ne dite? Erica Jong si interroga sul perché le donne, anche quelle che all’apparenza sembrano delle virago, abbiano così paura del sesso da non essere in grado di uscire da spazi e tempi prestabiliti, incapace di cogliere il flusso di emozioni e sentimenti che si porta dietro l’amplesso, vivendoli in quanto tali, senza troppe spiegazioni. Conclude che ciò è dovuto al fatto che il mondo è per lo più scritto con codici maschili e le donne faticano a decifrarlo e trovare un loro posto, senza che per forza ci si aspetti qualcosa da loro, così com’è per l’uomo.
Riconosce le ovvie differenze tra uomo e donna, ma le considera ricchezze su cui, in fondo, non è nemmeno tanto produttivo soffermarsi; meglio pensare a ciò che si può vivere insieme in un rapporto privo di sovrastrutture.
Racconta anche di amori lesbo e per questo è molto amata dalle donne tutte. Forse se dovesse trovarsi a discutere con E.L. James autrice della trilogia Cinquanta sfumature avrebbe parecchio da dissentire, dato che in quei libri si ingabbia completamente la libertà della donna e dell’uomo di vivere un rapporto, e si ritorna ad una visione medievale dell’atto sessuale, dove la donna da e l’uomo prende e dove non c ‘è scambio ma solo possesso. Un bel progresso.
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