Il 22 agosto, dopo una lunga pausa dal cinema horror, esce nelle sale Il signor Diavolo, il nuovo film di Pupi Avati.
Un regista amato da alcuni e bistrattato da altri, che ha alle spalle una lunghissima carriera come regista, sceneggiatore, produttore e scrittore. Le sue pellicole abbracciano molti generi dalla commedia all’italiana alle serie tv, ma le sue pellicole dell’orrore sono diventate un cult per gli amanti del genere. Vediamo insieme quali pellicole recuperare prima di vedere il suo ultimo film Il Signor Diavolo.
La casa dalle finestre che ridono (1976)
Un affresco misterioso. Un artista maledetto. E un restauratore in cerca della verità.
Ambientato in un paesino della provincia ferrarese, La casa dalle finestre che ridono è un giallo a tinte horror dove tutti gli abitanti sembrano essere a conoscenza del segreto che si nasconde dietro l’affresco dell’artista Buono Legnani raffigurante il martirio di San Sebastiano. Ma nessuno tenta di aiutare il povero Stefano che, a mano a mano che restaura l’affresco scopre l’orrore che si cela dietro l’opera d’arte.
Famoso soprattutto per questa pellicola, Pupi Avati riesce a sfruttare l’ambiente rurale del paesino con le sue paludi e la sua immobilità per dare un senso di solitudine e smarrimento. Un’apparente tranquillità che sfocia però in situazioni grottesche e quasi paranormali.
Quale verità si cela dietro l’affresco?
Zeder (1983)
Una vecchia macchina da scrivere. Uno scrittore. Una storia da scoprire.
Allo scrittore Stefano viene regalata una vecchia macchina da scrivere che contiene una pellicola dove è rimasta impressa un’inquietante storia: un certo Paolo Zeder ha scoperto il potere dei così detti Terreni K, luoghi in cui è possibile far resuscitare i morti. Stefano allora cercherà di risalire al proprietario della macchina da scrivere per saperne di più. Inutile dire che scoprirà una verità agghiacciante.
Come per La casa dalle finestre che ridono, ci troviamo davanti ad un giallo a tinte horror con una trama di fondo molto simile a Pet Sematary di Stephen King uscito proprio lo stesso anno: un terreno stregato che può portare in vita i morti. Ma le similitudini finiscono qui e Zeder si presenta come uno zombie-movie all’italiana. Niente eccessi sanguinolenti, ma un’indagine ossessiva dello scrittore che tra loschi intrecci riesce a trovare, a caro prezzo, la verità.
L’arcano incantatore (1996)
Un tetro castello. Una biblioteca dell’occulto. Un patto di sangue.
Siamo nel 1750. Dopo essere stato accusato di aver messo incinta una ragazza e poi averla costretta ad abortire, il seminarista Giacomo Vigetti si rifugia presso l’isolato castello di Achille Ropa Sanuti, un anziano sacerdote a sua volta esiliato nel castello per via dei suoi studi esoterici. Qui Giacomo aiuta il vecchio sacerdote nelle sue ricerche ed esperimenti sull’occulto. Tra vecchi omicidi e fenomeni soprannaturali Giacomo scoprirà la vera natura delle sue ricerche e la vera identità dell’arcano incantatore.
Una pellicola davvero suggestiva che ha come ambientazione il più affascinante ed intrigante dei luoghi: la biblioteca. Circondato da scaffali e scaffali di volumi maledetti, Giacomo cerca tra le pagine impolverate tutto ciò che il suo maestro gli chiede. I più coraggiosi, vorranno essere lì con Giacomo ad aiutarlo nelle sue ricerche e a cospargere di farina il pavimento per scoprire le tracce dei fantasmi…
Il nascondiglio (2007)
Una vecchia casa. Un massacro avvenuto 50 anni fa. Un colpevole da trovare.
Una donna decide di aprire un ristorante italiano, a sua insaputa proprio nella casa che, 50 anni prima, è stata palcoscenico di tre efferati omicidi e della scomparsa di due ragazze. La donna inizia a sentire oscure presenze, ma, non appena cerca di indagare sulla storia della casa, viene ostacolata dai membri più influenti della comunità. Decisa però a far luce sugli eventi avvenuti 50 anni prima, la protagonista continua le sue ricerche e, finalmente, scopre la verità. Una verità che non poteva neanche immaginare.
Il nascondiglio è il film giallo-horror più debole di Pupi Avati. Con un ritmo più lento e un finale che lascia qualche perplessità, la pellicola rimane comunque un piacevole giallo con qualche scena davvero inquietante.
Un filo conduttore unisce tutti questi film: il grottesco e la presenza della Chiesa vista non come portatrice di salvezza, ma come conoscitrice del Male. Pupi Avati infatti è cresciuto in questo clima cattolico di amore/paura per la figura del prete che può portare alla salvezza dell’anima, ma che ricorda ai fedeli le conseguenze del peccato: le fiamme eterne dell’inferno. Da chierichetto a regista horror, Pupi Avati trova la sua essenza raccontando storie da incubo che sicuramente impressioneranno i più sensibili.
Da una particola calpestata, Pupi Avati ci racconterà la sua nuova storia…
Immagine di copertina: Il regista Pupi Avati alla Mostra del cinema di Venezia del 1993 Gorup de Besanez CC BY-SA 3.0 wikipedia.org