A cavallo tra il XVI e il XVII secolo in ambito artistico vigeva il pregiudizio rinascimentale secondo cui le arti figurative si distinguevano in “arte” e in “artigianato”, e rispettivamente in “arti maggiori” (pittura, architettura, scultura) e in “arti minori”.
Arti maggiori e arti minori nel Rinascimento
Nel Rinascimento venivano considerate arti maggiori, e quindi nobili e degne di ammirazione, la pittura, la scultura e l’architettura.
Arti minori erano invece tutte le altre pratiche artistiche più collegate all’artigianato: i tessuti, il vetro, gli arazzi, gli avori, gli argenti, le ceramiche e gli smalti.
Artiste figurative
Nell’arco del ‘500 molte donne italiane divennero famose per i loro quadri, il loro lascito venne portato avanti dalle olandesi nel ‘600 e dalle francesi nel ‘700. Tutte queste pittrici avevano stili molto differenti, ma percorsi professionali spesso analoghi: si trattava per lo più di figlie d’arte; spesso erano le figlie maggiori o non possedevano fratelli; e sovente la loro produzione iniziava prima del vent’anni e si arrestava con il matrimonio.
Artiste figurative: Sofobisba Anguissola
Sofonisba Anguissola in Lucia, Minerva ed Europa Anguissola che giocano a scacchi (1555) rappresenta le tre sorelle più giovani intente a giocare una partita di scacchi, sullo sfondo a destra c’è una cameriera. Le sorelle sono connesse tra di loro da un gioco di sguardi volutamente studiato: ogni sorella guarda la sorella di età immediatamente superiore, e la più grande rivolge il suo sguardo verso la sorella maggiore pittrice. Sofonisba si posiziona idealmente all’esterno del quadro, intenta a riprodurre la scena, e dunque lo sguardo della maggiora finisce per guardare al di fuori del quadro, direttamente negli occhi dello spettatore. Sofonisba fu la prima pittrice italiana a raggiungere la notorietà internazionale per i suoi quadri, in particolare per i suoi ritratti. Per dieci anni lavorò come pittrice alla corte di Filippo II di Spagna.
Artiste figurative: Judith Leyster
Judith Leyster in La proposta (1631) raffigura una donna di origini modeste intenta a cucire, alle sue spalle un uomo si china verso di lei, le tocca il braccio e le offre un gruzzolo di monete. Questa scena nella sua semplicità mette l’accento sulla realtà femminile dell’epoca. È in netto contrasto con le contemporanee rappresentazioni di modelli femminili sensuali e compiacenti.