C’è sempre da chiedersi se ogni artista è drogato o se ogni drogato è potenzialmente un artista. E, se tu sei un artista, sei potenzialmente un drogato?
Un complicatissimo sillogismo aristotelico, insomma, spesso risolvibile nella prospettiva di spettatore appassionato dell’inesauribile teatro umano.
Eccolo lì, l’artista drogato appoggiato al muro del bar più sfigato del quartiere con la sua birra commerciale da un euro e il classico spillone fra le dita. Si atteggia a conoscitore di tutto lo scibile umano in tema di cinema, letteratura, ma soprattutto di musica.
Il mondo della musica è il non plus ultra dell’artista drogato: egli, infatti, nel novantanove percento dei casi suona uno strumento, in solitaria oppure con una band di suoi simili. E poi parla tantissimo delle sue cose, del suo mondo immaginario, con infinite masturbazioni mentali e quando ha cotto a puntino la tua noia, si giustifica dando la colpa alle sostanze stupefacenti che ha assunto.
Sostiene che senza i suoi additivi non potrebbe produrre nulla di interessante. Ma probabilmente non produrrebbe nulla di interessante a prescindere, perché un animo artistico non può dare la totale responsabilità della sua arte a delle sostanze allucinogene.
Spesso l’artista drogato è in realtà solo un ragazzino viziato, cresciuto in una famiglia benestante della medio- alta borghesia che è solo annoiato, perché non vorrebbe nulla di ciò che ha e lo rifiuta, in un totale e annichilente atto di ribellione che anziché emanciparlo gli consuma l’esistenza, consumando anche quella altrui.
È un personaggio in cui inciampi almeno una volta nella vita, uno che in un primo momento ti ammalia con il suo sapere, fino a quando ti rendi conto che è marcio, fino alla radice.
Perché l’arte, di qualsiasi forma essa sia, illumina, non sotterra.
Se doveste incontrarlo, scappate!
Il Bestiario è un testo che, solitamente, descrive gli animali o le bestie. Nel Medioevo si trattava di una particolare categoria di libri che raccoglievano brevi descrizioni di animali reali o immaginari. Nel XIII e XIV secolo i bestiari si diffusero soprattutto in Inghilterra e Francia. Essi erano arricchiti anche da bellissime illustrazioni e pregevoli miniature. Tra le opere che hanno poi assunto questo nome nel corso della storia ricordiamo “Il bestiario amoroso” di Richard de Fournival del 1252 e il più recente “Bestiario” di Julio Cortazár del 1951. In questa rubrica, noi vi proponiamo una sferzante e ironica descrizione delle “bestie umane” che affollano la nostra società.
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