Partiamo dall’Italia
Nell’arte italiana, il tema della sostenibilità ambientale è molto sentito già dalla fine degli anni sessanta del Novecento, quando nasce il movimento dell’Arte povera – definizione coniata dal critico Germano Celant – che vede protagonisti artisti del calibro di Giuseppe Penone, Pino Pascali, Mario Merz e Michelangelo Pistoletto. Gli artisti poveristi rifiutano l’uso di materiali industriali prodotti in serie, privilegiando materiali naturali e facilmente reperibili, come legno, terra, paglia, pietre, che consentono una riflessione sulle qualità intrinseche della materia, destinata a deperire e quindi a modificare l’aspetto dell’opera.
Un altro movimento profondamente radicato nella coscienza ecologista è rappresentato dall’Arte ambientale, che prevede un intervento diretto dell’artista sull’ambiente attraverso la creazione di opere site specific e installazioni caratterizzate da impermanenza dovuta all’imprevedibilità delle condizioni atmosferiche e alla deperibilità dei materiali utilizzati. Tra gli artisti che meglio hanno espresso il binomio arte-natura ricordiamo Giuliano Mauri (1938-2009) noto per le sue architetture vegetali, strutture organiche che si integrano in un rapporto perfettamente simbiotico con lo spazio circostante, come la celebre Cattedrale Vegetale, una struttura di rami intrecciati che suggeriscono la navata di una chiesa, realizzata nel 2001 in occasione della Rassegna di Arte contemporanea nella natura, Arte Sella, in Valsugana (Trento).
Per quanto riguarda la situazione contemporanea sono molti gli artisti che si sono fatti portavoce di istanze di sostenibilità ambientale, a riprova dell’impegno profuso dal sistema dell’arte nel trattare i grandi temi del nostro secolo.