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L’arte di Luciano Bonacini: la bellezza come percezione dell’invisibile

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2 minuti di lettura

Malcesine, borgo sulla sponda veronese del Lago di Garda, edificato su un promontorio alle falde del Monte Baldo, conserva un fascino antico con il suo castello scaligero, il porticciolo, gli stretti vicoli lastricati. Un fascino di pietra e di storia che mantiene inalterato anche in inverno, con il vento gelido che si insinua tra le vie e i portici, che ti sferza il viso costringendoti a camminare a testa bassa. Ed è proprio in un ventoso pomeriggio dei primi di gennaio che scopriamo che questo suggestivo borgo custodisce molto di più di quello che possiamo immaginare.

Proprio ai piedi della rocca scaligera, in via del Castello, all’angolo di Via Posterna, ha la sede l’esposizione permanente di Luciano Bonacini, un uomo che ha fatto della fotografia la sua missione.

«La fotografia è la mia “missione”: io sono il frate e questo negozio è il mio convento».

Originario di Scandiano, in provincia di Reggio Emilia – dove si trova il suo studio –, 63 anni, laureato in Psicologia presso l’Università di Padova, Bonacini ha dedicato la sua vita all’arte della fotografia con cui intende rappresentare «la bellezza come percezione dell’invisibile, dell’imponderabile».

In quasi 40 anni di carriera, Luciano Bonacini ha all’attivo numerose mostre personali, sia in Italia sia all’estero, ha ottenuto importanti riconoscimenti tra cui il primo premio come miglior ritrattista italiano ai concorsi The European Agfa Portrait del 1993 e Kodak European Gold Award del 1994.

Lanfranco Colombo, che fondò negli anni ’60 in zona Brera a Milano Il Diaframma, la prima galleria in Europa interamente dedicata alla fotografia, si interessò al lavoro di Bonacini. Tramite il gallerista milanese, Bonacini ebbe l’opportunità di vendere due opere al console americano. Nel 1986, presso Il diaframma, la sua prima personale: una collezione di fotografie nata dalle suggestioni di un libro di poesie.

Bonacini lavora ancora con la pellicola, prevalentemente in bianco e nero. Non si è mai “convertito” al digitale. In un’epoca dove ormai è il “virtuale” che detta legge, la scelta di rimanere fedeli alla fotografia analogica può sembrare decisamente anacronistica. Ma è innegabile che negli ultimi anni, a fronte del progresso tecnologico e alla crescita esponenziale dei dispositivi provvisti di obiettivi fotografici, si è contrapposto un ritorno alle origini. Una nicchia del mercato che incontra sempre più estimatori.

Oggi siamo costantemente bombardati da immagini, sul web e sui social, immagini che per lo più rimangono non stampate, non fisiche, pixel virtuali che appagano fugacemente l’occhio. Luciano Bonacini ricerca la fisicità, “costruisce” ogni sua immagine già prima dello scatto: la vuole, la studia, la realizza senza lasciare nulla al caso, fin nei minimi particolari.

«Non mi piace essere considerato “artista”, preferisco definirmi “artigiano”».

Ed in effetti, nel suo atelier, o per meglio dire “bottega”, lo possiamo ammirare mentre incornicia lui stesso le proprie opere, senza dimenticare di firmarle, una ad una al momento della vendita, con la china. Un artigiano che vive della sua arte, della sua passione e della sua professionalità.

I suoi nudi sono emozioni sinuose mai volgari, che siano in studio o all’aperto, contestualizzati in parchi, ville e nei panorami che conosce e che ama. Ma non conta soltanto la posa: nello scatto, deve essere ritratta l’anima del soggetto, e per questo Bonacini cerca di trovare un feeling, crea un rapporto di fiducia. Per questo le foto sono così significative, non risultano finte né superficiali.

I progetti fotografici di Bonacini sono molteplici, ognuno con la sua sostanza tangibile e la predisposizione a diverse interpretazioni, a seconda della sensibilità di chi guarda.

Ci siamo soffermati sulla fisicità delle sue immagini. Una fisicità che non finisce con lo sviluppo e la stampa delle sue fotografie, ma continua nel modo di essere e di vivere di Luciano Bonacini, il quale ricerca il contatto umano, quello vero, quello fisico con chiunque passi la soglia del suo atelier. E ve ne potrete rendere conto se avrete la possibilità di andarlo a trovare di persona. Sicuramente sarà per gli studi e la pratica della psicologia, ma saprà cogliere la vostra essenza, vi inviterà a fare un viaggio visivo ed emozionale e vi stupirà regalandovi parole, consigli e perle di saggezza.

Le foto sono state gentilmente fornite dall’Autore che ringraziamo per la disponibilità.

Lorena Nasi

Grafica pubblicitaria da 20 anni per un incidente di percorso, illustratrice autodidatta, malata di fotografia, infima microstocker, maniaca compulsiva della scrittura. Sta cercando ancora di capire quale cosa le riesca peggio. Ama la cultura e l'arte in tutte le sue forme e tenta continuamente di contagiare il prossimo con questa follia.

1 Comment

  1. Posso solo confermare quanto descritto nel suo articolo, proprio ieri 2 gennaio 23 sono per caso capitato nel suo negozio a Malcesine S/G.
    Timidamente mi affaccio dalla soglia del negozio e accetto l’invito a visitare la sua esposizione, …e con piacere accetto di scambiare opinioni sulla fotografia.
    Non lo conoscevo ma ho capito che mi trovavo davanti a un artista della fotografia.
    buon anno Flavio

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