Gli antichi Romani poterono vantare numerosi primati in diversi campi: militari, politici, architettonici… la lista è davvero lunga. Molti di noi però non sanno che furono anche i primi a concepire il viaggio non solo con scopo economico o lavorativo, ma anche come un fine ricreativo. I Romani amavano viaggiare e lo facevano per i motivi più svariati: da quello professionale, a quello commerciale, ma anche intellettuale, religioso e famigliare. Furono proprio i Romani ad inventare il turismo come lo conosciamo ancora oggi: un viaggio per visitare o soggiornare in un altro luogo e alla fine tornare alla propria dimora, dopo un periodo di relax e ristoro. In questo articolo scopriremo i luoghi prediletti, le attività preferite pe passare il tempo durante i loro soggiorni estivi e anche qualche pettegolezzo legato alle antiche vacanze romane.
La vita dell’uomo romano: il negotium e l’otium
La vita dell’uomo romano era scandita dai ritmi serrati del negotium, gli impegni e le incombenze quotidiane di cui ognuno doveva occuparsi. Non avevano pace nemmeno alle terme, contrariamente a quello che potremmo pensare, perché proprio in quel luogo non solo ci si rendeva presentabili per la vita pubblica, ma ci si incontrava per affari, stringendo accordi e alleanze utili per il proprio lavoro. Per questo motivo, ai primi accenni di caldo, le classi agiate coglievano l’occasione per allontanarsi dal caos e l’afa dell’Urbe, raggiungere luoghi ameni e rilassanti, e finalmente dedicarsi all’otium, il riposo dagli affari e dalla vita pubblica.
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Cultori della bellezza, sceglievano luoghi che si avvicinassero il più possibile all’ideale di locus amoenus, un luogo così bello da essere quasi idealizzato e in cui poter ristorare lo spirito provato dagli impegni della vita pubblica. Dalle ville di campagna immerse nel verde e nel silenzio, passando per litorali del Mar Tirreno, fino ai laghi del Nord Italia, i luoghi scelti dai Romani per la villeggiatura erano davvero moltissimi.
Le antiche vacanze romane: il golfo di Napoli, la Miami dell’antichità
Uno dei luoghi favoriti per acquistare una villa marittima, magari proprio affacciata sul mare, era certamente il golfo di Napoli con le sue perle: Ercolano, Stabia e Oplontis (Pompei). Il clima mite e i panorami mozzafiato fecero in modo che queste località diventassero un centro turistico privilegiato. Lo capirono bene gli imprenditori edilizi dell’epoca, tra cui anche Caio Sergio Orata che nel I secolo a.C. si arricchì con la costruzione di ville lussuose da rivendere ai più ricchi e importanti senatori.
Sorsero ville esclusive e sontuose, molte delle quali potevano vantare tutti i confort migliori, come la vista sul mare, ma anche palestre e terme private, per non parlare delle biblioteche e dei giardini con ninfei. Un vero connubio perfetto per ristorare non solo il corpo dalle fatiche della vita cittadina, ma anche la mente e lo spirito. I vacanzieri romani si dedicavano a molteplici attività, di cui siamo venuti a conoscenza, non solo attraverso i reperti archeologici, ma anche attraverso le celebri testimonianze di Cicerone e di Plinio il Giovane. Le attività preferite erano la meditazione e la lettura, ma non mancavano i momenti per le gite in barca, le passeggiate nel verde, i massaggi e le cavalcate. La caccia era uno degli svaghi più attesi delle vacanze e che li entusiasmava.
Le giornate infine si concludevano con momenti di festa e sfarzo per mostrare la propria ricchezza, con suntuosi banchetti luculliani per gli ospiti illustri, animati da spettacoli con musici, canti, danze ed esibizioni circensi di artisti.
Baia, la Las Vegas del mondo antico
Le acque di Bacoli, piccola frazione napoletana, costudiscono sul fondale uno dei tesori archeologici meglio conservati del mondo romano. Le onde accarezzano in silenzio le statue e gli antichi fasti della città di Baia, uno dei luoghi simbolo delle vacanze romane antiche.
Località balneare non solo famosa per i benefici delle sue terme naturali, ma era celebre per essere il centro nevralgico del divertimento e della dissolutezza dove si svolgevano le antiche vacanze romane. Dedicata alla dea Venere, fino all’VIII secolo fu molto in e chiacchierata, così tanto da trovare posto anche nelle critiche dei maggiori pensatori e autori dell’epoca.
L’immagine della dissolutezza di Baia era così vivida nelle menti dei contemporanei che Cicerone la utilizzò persino per dipingere il ritratto dei vizi e piaceri a cui era dedita la moglie del console Quinto Cecilio Metello Celere, Clodia: famosa matrona amante di famosi uomini romani, tra cui anche il poeta Catullo. In un celebre discorso pubblico, intitolato Pro Celio, cioè in difesa di Marco Celio Rufo, l’oratore non si limitò a difendere l’amico dalle accuse per cui era stato portato in tribunale dalla stessa donna, ma colse l’occasione per condannarla e svelare la sua condotta libertina. Cicerone la apostrofò ironicamente e sottolineò la sua dedizione ai bagordi con gli estranei in città e nelle ville, l’assidua frequentazione di Baia e l’incapacità di aver un contegno decorso in spiaggia, durante le gite in barca e i banchetti lussuosi.
Se attraverso le parole di Cicerone possiamo avere un ritratto dei frequentatori aristocratici di questa località marittima, con le parole ricche di biasimo del filosofo Seneca invece possiamo farci un’idea di cosa avvenisse:
Laggiù la lussuria si permette ogni cosa e ci si abbandona a tutto, come se quel luogo racchiudesse ogni libidine; bisogna cercarsi una località salubre non soltanto per il fisico, ma anche per la morale!
I piaceri e le passioni si consumavano a Baia sotto la luce del sole, dove «ubriachi vaganti sulla spiaggia, baldorie di marinai, eco strepitante di musiche e di altre cose che la lussuria come sciolta dalle leggi non soltanto commette, ma esibisce apertamente». Un luogo da cui star lontani, in particolare se si voleva mantenere intatta la propria reputazione di rispettabilità; in una sua elegia, il poeta Properzio invita l’amata Cinzia ad andarsene il prima possibile dalla corrotta località, definendola «una spiaggia da sempre ostile alle fanciulle pudiche».
Godere della bellezza e della vita nelle antiche vacanze romane
Attraverso queste fonti archeologiche, artistiche e letterarie ci è stato restituito un prezioso frammento che ci aiuta ad immaginare la vita all’epoca. Nonostante la società degli antichi Romani si basasse sul pragmatismo e sull’impegno militare e politico, è innegabile non poter rimanere affascinati anche dalla loro capacità di sapersi godere del tempo libero e della bellezza ancora incontaminata che li circondava. Sebbene sia contraddistinta da una sorta di contraddizione tra ciò che è socialmente accettabile e la soddisfazione dei piaceri durante questi soggiorni estivi, non possiamo notare quanto alla fine le antiche vacanze romane non siano così distanti dalla vita dell’uomo contemporaneo: il piacere, il divertimento, ma anche la ricerca di un luogo di pace, dove poter recuperare le forze e riconnettersi con sé stessi.
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Per approfondire:
F. Guidi, Le vacanze romane. Tempo libero e vita quotidiana nell’antica Roma, Milano, Oscar Mondadori, 2015