Intelligente, libertina, ambiziosa, orgogliosa, vittima innocente e donna scandalosa, la figura di Anna Bolena, una delle protagoniste più famose della storia inglese, divenne celebre per essere stata colei che diede il via allo Scisma anglicano, alla riforma della chiesa inglese e alla diffusione del protestantesimo conseguendo il distacco definitivo dalla Chiesa cattolica. La sua figura venne in seguito riabilitata sotto il regno della figlia Elisabetta, la quale provava in segreto un sincero affetto per la madre, opportunatamente celato agli occhi di chi considerava ancora il suo ricordo ingombrante. Anna non era bella, ma aveva un’intelligenza vivace e fiera, arricchita da un’istruzione eccellente. Un contemporaneo che la vide di persona la descrisse così: «non una delle donne più belle del mondo; di media statura, carnagione scura, collo lungo, bocca larga, seno non prosperoso e occhi neri».
Anna Bolena nacque intorno al 1501 presso il castello di Hever nel Kent, dal conte del Wiltshire e Ormond, Tommaso Bolena, e dalla moglie Elisabetta Howard, figlia di Tommaso Howard, iI duca di Norfolk, appartenente a una delle famiglie più importanti del regno che poteva vantare origini nobili. Il padre era un diplomatico molto stimato con un’ottima padronanza delle lingue ed era uno dei favoriti del re d’Inghilterra Enrico VIII, fondatore della dinastia Tudor. In una delle sue missioni diplomatiche entrò in contatto con i Paesi Bassi dove Anna divenne damigella d’onore della coltissima e raffinata Margherita d’Asburgo, figlia dell’imperatore Massimiliano, dove beneficiò di un’istruzione all’epoca riservata a pochissime donne.
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Successivamente, in occasione delle nozze di Maria, amatissima sorella del re Enrico VIII, si trasferì in Francia dove fu prima sua damigella d’onore e poi della nuova regina Claudia, consorte del nuovo re Francesco I. Durante la sua permanenza alla corte di Francia, Anna Bolena ebbe modo di studiare il francese, sviluppando interessi per l’arte, la letteratura, la musica, la poesia e la teologia, oltre ad acquisire conoscenze sulla cultura francese, sulla danza, sul galateo e sull’amor cortese. Nel 1522 poco più che ventenne, fece ritorno in Inghilterra dove ebbe occasione di conoscere il re in persona durante un ballo in maschera, diventando tempo dopo damigella della regina consorte Caterina d’Aragona.
Enrico VIII si innamorò di lei a prima vista, il suo fu un vero e proprio colpo di fulmine, testimoniato dalle numerose lettere che il re le scrisse. La loro relazione durò per sette lunghi anni durante i quali Anna Bolena, assai ambiziosa e astuta, non acconsentì mai a diventare l’amante ufficiale del re, forse perché aveva già pianificato il suo futuro ruolo da regina. Alla fine il re la sposò in gran segreto, dopo la notizia della gravidanza di Anna, provocando lo Scisma anglicano e la messa al bando della moglie del sovrano e della loro figlia, la principessa Maria, le vere vittime dell’ambizione senza freni del sovrano. Da quel momento Anna si inimicò i sudditi inglesi che la ritenevano una sgualdrina, assetata di potere, che aveva usurpato il trono che spettava unicamente alla legittima regina. Dopo le nozze, Anna, incinta di sei mesi, venne incoronata regina e qualche tempo dopo il 7 settembre del 1533 diede alla luce non il tanto sospirato erede maschio, ma una femmina: Elisabetta.
Entrambi rimasero molto delusi, fiduciosi fino alla fine di avere l’erede maschio che Enrico desiderava immensamente. La corte presieduta dalla nuova regina era contraddistinta da lusso e magnificenza: Anna Bolena investì importanti somme di denaro in abiti, gioielli, copricapi, piume di pavoni, articoli da equitazione, attrezzature, mobili e arredamento, ostentando la sua nuova ricchezza. Dopo la nascita della figlia, il rapporto tra Anna e il re fu però tempestoso e instabile, i periodi felici si alternavano con episodi di forte tensione, durante i quali Anna, messa sempre più sotto pressione dalla necessità di produrre un erede, litigava spesso con il re che presto iniziò a stancarsi di lei e del suo carattere intrattabile e altezzoso, mal tollerando che una moglie non fosse sottomessa totalmente al proprio marito.
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L’ultimo tentativo di Anna Bolena di tenere il re legato a sé ebbe luogo alla fine del 1535 quando scoprì di essere incinta. Ora più che mai il successo di questa gravidanza dipendeva dalla capacità di dare al re l’erede maschio che avrebbe dato lustro alla sua famiglia e le avrebbe garantito l’immunità in qualità di madre dell’erede al trono. Ma un fatto inaspettato e terribile fece perdere ad Anna la sua influenza sul re: pochi mesi dopo l’annuncio della sua gravidanza, ebbe un aborto spontaneo, probabilmente di un maschio. Enrico andò su tutte le furie, maledisse Anna e il suo matrimonio, e nel frattempo stava pensando a come disfarsi di lei. Accusata di alto tradimento, stregoneria e adulterio, Anna Bolena venne quindi arrestata e condotta alla torre di Londra, negli appartamenti reali, dove rimase in attesa della sua esecuzione. Prima di lei erano stati giustiziati i suoi presunti amanti, tra cui anche il fratello, accusato di avere una relazione incestuosa con lei.
Accompagnata dalle sue dame, Anna Bolena, con indosso una sottoveste cremisi su cui scendeva una veste di damasco verde scuro con guarnizioni di pelliccia e un mantello di ermellino e un copricapo che nascondeva la cuffia che le avvolgeva i capelli, si diresse sul luogo dell’esecuzione dove la sua testa cadde con un unico colpo di spada del boia. A dispetto delle accuse che la condussero a morte e delle descrizioni ignominiose sul suo aspetto, Anna Bolena divenne martire ed eroina dello Scisma anglicano, testimoniato dall’ascesa al trono della figlia Elisabetta, il cui regno prosperoso rese l’Inghilterra una potenza mondiale come non lo era mai stata prima. Nel corso dei secoli Anna Bolena ispirò numerose opere artistiche e culturali, difatti la sua figura rimase ben radicata nella memoria popolare, al punto da essere stata definita come «la più importante e influente regina consorte che l’Inghilterra abbia mai avuto».
Giulia Martini
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