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Charles Bukowski: l’amore, le donne, l’erotismo e la poesia realista

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4 minuti di lettura

Charles Bukowski (1920-1994), poeta e scrittore statunitense di origine tedesca, è stato un autore molto particolare, tanto amato quanto criticato. Proveniente dalla beat generation, ha sempre cercato di raccontare gli aspetti più crudi e provocatori della sua esistenza. É bene ricordare che oltre alle celebri opere in prosa come Storie di ordinaria follia oCharles Bukowski Post office, Charles Bukowski si è dedicato anche e soprattutto alla poesia, scrivendo migliaia di componimenti, molti dei quali rappresentativi della sua concezione dell’amore.

Charles Bukowski, le «Donne» e la storia con Jane Baker

Nel romanzo Donne, che è la sua opera più esplicitamente erotica, l’autore racconta le sue vere o immaginarie avventure d’amore. La figura femminile è per lui un’attrazione costante, che non conosce limiti neppure di fronte alle situazioni più riprovevoli e il suo mondo ruota proprio attorno alle donne, una specie che teme di non poter mai arrivare a comprendere. Quando scrive di loro, infatti, Charles Bukowski è spesso confuso, disilluso o ferito. La donna è in grado di esercitare un ascendente potentissimo sull’autore, tanto da costituire per lui quanto di più enigmatico la vita gli possa riservare. Questo però sembra accadere di rado, ovvero solo quando egli è emotivamente coinvolto nel rapporto con la donna, che molto più spesso altro non è che una creatura potenzialmente in grado di soddisfare i bisogni di colui che, al contrario, non si dice mai soddisfatto.
I principali temi bukowskiani non cambiano nemmeno quando si parla di donne, il senso di vuoto e di noia dissacranti riempiono ancora le sue righe, ora per suscitare volontariamente sensazioni sgradevoli, ora per lasciar emergere affettuosità e mestizia, come nella famosa Quando Dio creò l’amore.

Quando Dio creò l’amore non ci ha aiutato molto […]
Quando creò te distesa a letto
sapeva cosa stava facendo
era ubriaco e su di giri
e creò le montagne e il mare e il fuoco
allo stesso tempo

Ha fatto qualche errore
ma quando creò te distesa a letto
fece tutto il Suo Sacro Universo
(Quando Dio creò l’amore, Charles Bukowski)

Bukowski condivise un lunga e tumultuosa relazione con Jane Cooney Baker, la quale soffriva di crisi maniaco-compulsive che la spinsero a bere quotidianamente in quantità smisurata. Sarà proprio questo vizio a portarla alla morte nel 1962, lasciando un profondo trauma nell’animo di Bukowski. Egli sfogò il suo dolore in una potente serie di poesie e racconti che piangevano la morte di quella che fu probabilmente l’unica donna mai amata da Charles, ed anche per questo Jane è considerata la più importante tra le muse che ispirarono la sua scrittura.

Charles Bukowski
Fonte: sottoosservazione.wordpress.it

Quando l’amore è «un cane dall’inferno» che nasce per ferire

Sull’amore è una raccolta inedita di poesie che attraversa tutte le sfaccettature dell’amore secondo Bukowski: l’amore come passione e desiderio nei confronti delle donne, l’amicizia, l’amore filiale, quello per i libri, i gatti, la musica, lalcol e la letteratura. I pensieri proposti sono ossessivi e ripetitivi, presentati in poesie che sono spesso narrazioni piene di conversazione, caratterizzate dall’inconfondibile stile fatto di sintassi confusa, assenza di maiuscole, punteggiatura scarsa e anafore ricorrenti. Le conclusioni sono quasi sempre sospese in una dimensione a sé stante, alcune sono ambigue e criptiche, altre consistono di intuizioni geniali che capitano quasi accidentalmente.
L’amore è concepito come il mezzo più sicuro per mantenere un rapporto con la realtà, perché esso stesso è qualcosa di estremamente reale, che è possibile racchiudere in una definizione fatta di cose semplici.

[…] amore non è altro che un faro di notte che fende la nebbia
amore è una chiave di casa tua persa quando sei sbronzo
amore è tutti i gatti spiaccicati dell’universo
amore è una sigaretta col filtro ficcata in bocca e accesa dalla parte sbagliata
(Sull’amore, Charles Bukowski)

Anche se la definizione dell’amore cambia di raccolta in raccolta, la capacità di ferire di questo sentimento rimane una costante. L’amore, per Bukowski, è spesso una piaga inevitabile ed incurabile, una contesa continua tra uomo e donna, per questo «se ci fossero discariche di rottami all’inferno, l’amore sarebbe il cane che ne sorveglia i cancelli, perché l’amore è un cane dall’inferno».

Fonte: lafeltrinelli.it

Il rapporto con la poesia e il ruolo del sesso

In un’intervista del 1993, Bukowski ha dichiarato: «Le poesie sono facili. Si possono scrivere poesie quando si sta bene, quando si sta male. […] una poesia posso scriverla anche quando non sento niente. Così, una poesia è molto semplice da comporre, posso sempre scriverla».
Siamo abituati a pensare alla poesia come qualcosa di aulico, non certo vicino al cosiddetto “realismo sporco” in cui solitamente viene fatto rientrare Bukowski, nonostante egli abbia scritto letteralmente migliaia di poesie ed abbia affidato proprio a loro il compito di custodire i tratti più intimi della sua sensibilità. La vulnerabilità e la fragilità dell’animo di Bukowski, infatti, si manifestano nella poesia più che in ogni altra opera in prosa.
La poesia permette all’autore di lasciar fluire le parole dalle sue ferite senza alcun bisogno di ordinarle, libero di usare il suo caratteristico linguaggio semplice e diretto che non veste le poesie, ma le spoglia di tutto l’artificio retorico che spesso le appesantisce, rendendole vere.
Nei suoi lavori si ritrovano svariati componenti, come la malinconia, l’attaccamento ai ricordi di cose irrecuperabili, il rimpianto ed il rimorso, l’impossibilità di vivere il momento dell’amore per quello che è.

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Per proteggersi dalla ferita e dalla delusione, la considerazione dell’amore si trasforma e diventa qualcosa di oscillante ed instabile, che permette di prendersi e lasciarsi andare continuamente, rinunciando alla parte più dolce del sentimento per lasciare spazio al bisogno fisico più bruciante. Questa volontà di liberarsi dalla paura della perdita e della solitudine diventa dunque una forma di amore, fatta di freni posti al bisogno di condivisione, e allo stesso tempo di un’incontrollata passione per il sesso. Così l’attenzione dell’autore si trasferisce tutta sulla necessità di soddisfare la parte più primitiva e animalesca di sé, studiando i rapporti sessuali nei minimi dettagli e movimenti, in uno sfogo senza regole che ha un solo compito: tentare di sovrastare l’imbarazzante grandezza del sentimento d’amore nel quale, seppur raramente, anche Bukowski è inciampato.

[…] guido lungo le strade
a un soffio dal piangere,
vergognoso della mia sentimentalità e
del possibile amore
(Ho fatto un errore, Charles Bukowski)

 


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Arianna Locatello

Classe 1998, studia Filosofia all’Università di Verona, ma nutre un amore spassionato anche per la letteratura, la musica e la natura.
Di tanto in tanto strizza l’occhio ad un certo Martin Heidegger, ma ha venduto la sua anima ad un paio di ragazzacci venuti prima e dopo di lui.
Sogna di diventare un giorno l’essere pensante che è, servendosi di due mezzi: il viaggio e la scrittura.

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