Riccardo III

Ambizione: «Storia di un cinghiale – Qualcosa su Riccardo III»

Il Teatro Studio Melato porta in scena il desiderio di potere e di realizzazione in un originale monologo interpretato da Francesco Montanari

3 minuti di lettura

Nel lontano 2018 proprio in queste pagine definivamo Riccardo III il teatrante per eccellenza; il monologo scritto e diretto da Gabriel Calderón conferma questa denominazione. Un magnetico Francesco Montanari porta sul palco del Teatro Studio Melato un uomo che farebbe di tutto per diventare Riccardo III, re e personaggio.

Macchina da Teatro

Sulla scena un grande telo bianco ricopre una scenografia che quando viene rivelata stupisce: un teatrino completo di scenografie, corde per i cambi di fondale, botole ed effetti speciali. Insomma in questo teatro nel teatro c’è tutto ciò che viene ormai considerato obsoleto o di maniera. E così è anche l’interprete:

Mi sono immaginato questa figura di attrice o di attore come una persona in disparte, ai margini. Così ho chiesto al team artistico, allo scenografo Paolo Di Benedetto e al costumista Gianluca Sbicca, di pensare a tutto quello che in teatro è stato tralasciato. Ai dispositivi che sono caduti in disuso – cordami, carrucole, legno… – perché sostituiti da altro.

Conversazione con Gabriel Calderón (dal programma di sala dello spettacolo)

Dunque Francesco (nome dell’interprete e del suo personaggio) è un attore che è sempre stato ai margini, pronto a spiccare il volo verso l’occasione di una vita, e farà di tutto per ottenerla. Riccardo III diventa quindi abile regista di tutti gli intrighi, dentro e fuori dal palco.

Riccardo III
Francesco Montanari e Gabriel Calderón
Ph: Masiar Pasquali

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Il marionettista

Dunque scenografia e attore sono legati dalla stessa sorte, ma costui cerca in tutti i modi di cambiarla. Manovra cordami, cambia fondali, chiama musiche e luci a suo piacimento pur di rimanere rilevante sulla scena. Quel Globe Theatre in miniatura è il vero e proprio regno che poi, alla fine, Riccardo sarà disposto a dare in cambio per un cavallo.

Francesco Montanari non solo incarna Gloucester con tutte le sue caratteristiche, ma porta sulla scena anche i monologhi più iconici che vengono lui rivolti: Anna, la Regina Margherita e la Duchessa di York, sua madre.

Il trailer dello spettacolo

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Il cinghiale

Proprio dopo le parole impietose della madre assistiamo alla trasmutazione di questo Riccardo III in un cinghiale. Francesco personaggio, infatti, aveva scelto all’inizio del suo percorso di studiare il cinghiale come animale di riferimento per la creazione del personaggio del re. L’autore spiega chiaramente la scelta:

Il cinghiale è un simbolo, è un animale che riveste diversi significati nella storia di Riccardo III. Per prima cosa, è presente sullo stemma della famiglia York, la casata del futuro re. Secondariamente è bianco, un’eccezione, esattamente come lo è il cigno nero. Candido ma non meno temibile: incarna l’ambizione del potere, non manifesta particolare intelligenza, né destrezza fisica, non è il padrone della foresta, ma si distingue per la brutalità con cui si scaglia a tutta velocità in una precisa direzione.

Ibidem

Questa nuova creatura viene partorita da un desiderio smisurato di potere, di realizzazione e dal male provocato agli altri. Riccardo è padrone ormai di un regno deserto e chi andrà a vedere il suo spettacolo?

Riccardo III
Storia di un cinghiale – Qualcosa su Riccardo III
Ph: Masiar Pasquali

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Il teatrante

Insomma il Riccardo III utilizzato come metafora dell’attore non sembra dare una buona immagine di quest’ultimo, ma Gabriel Calderón ci consegna un diverso punto di vista:

Di quest’opera in particolare, ciò che produce un’eco nei nostri mondi è che tutti noi artisti ci impegniamo allo spasimo per ottenere qualcosa, nello stesso modo in cui Riccardo III si adopera, anima e corpo, per conquistare il trono. È bravissimo ad architettare tutto il piano per trasformare il suo sogno in realtà, ma una volta diventato re è incapace di mantenere il potere. Riccardo III è la grande metafora dei teatranti: siamo eccezionali quando creiamo qualcosa – lo spettacolo – che non durerà. Il teatro per il quale, ogni sera, do tutto me stesso scompare al calare del sipario. Ed è per questo che non vedrò mai più uno spettacolo di Strehler, uno di Ronconi, uno di quel tale regista africano che lo sta creando nel preciso istante in cui noi stiamo parlando: il teatro si perde nel tempo.

Ibidem

Il teatro si perde nel tempo e proprio per questo bisogna continuare a farlo.

Storia di un cinghiale – Qualcosa su Riccardo III
dal 14 Marzo al 6 Aprile al Piccolo Teatro Studio Melato
Scritto e diretto da Gabriel Calderón
con Francesco Montanari

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Marialuce Giardini

Diplomata al liceo classico, decide che la sua strada sarà fare teatro, in qualsiasi forma e modo le sarà possibile.
Segue corsi di regia e laboratori di recitazione tra Milano e Monza.
Si è laureata in Scienze dei Beni Culturali nel 2021

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