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Il gran finale dell’AMA music festival: le follie de Lo Stato Sociale

3 minuti di lettura

Si è concluso il 27 agosto 2017 l’AMA music festival di Asolo, provincia di Treviso, che in sei giorni ha ospitato tantissimi artisti tra cui Lo Stato Sociale, Mac DeMarco, Elio e le storie tese, Baustelle, Fast animals and slow kids, Marlene Kuntz e tanti altri.

La giornata chiave del festival è stata senza dubbio quella finale, che ha attirato spettatori da tutto il nord Italia grazie ad un programma ben più che vario. Dalle 16, infatti, l’enorme spazio a disposizione è stato invaso dal famoso Holi, il festival dei colori, seguito dalle performance di Dutch Nazari, definito dalla rivista Rolling Stone come «l’ultimo dei cantautore rapper», e España Circo Este, gruppo dell’etichetta Garrincha Dischi, amato per i suoni latin rock.

La serata si è rivelata particolarmente interessante grazie alle esibizioni di tre figure importanti di quello che è conosciuto come il panorama indie (ma non troppo) italiano.

Alle 21 la serata viene aperta da Gazzelle (Flavio Pardini), cantautore romano che è forse l’emblema dell’ambiguità del termine indie, dentro il quale egli rientra spesso, pur trovandosi lontanissimo da quel genere. Quello di Gazzelle sembra assomigliare più al sexy pop, come ha dichiarato più volte l’artista stesso, un pop all’insegna di ritmi distesi sui quali scorre una voce quasi cantilenante ma molto particolare che, vuoi o non vuoi, diventa travolgente. I successi tratti da Superbattito e i recentissimi due nuovi singoli permettono l’alternarsi di brani tristi e malinconici, forse i più veri e i più gazzelliani, e quelli più movimentati e allegri. Il live di Gazzelle è sicuramente da rivalutare, il magnetismo della sua presenza scenica è evidente e la voce impeccabile, oltre le aspettative.

Lo Stato Sociale
Fonte: pagina ufficiale AMA music festival

Alle 22 entrano in scena i Canova, band indie pop milanese, forse più pop che indie. Vengono suonati tutti i più grandi successi del disco d’esordio Avete ragione tutti, che potrebbero sembrare il lavoro di una versione italiana degli Oasis, ai quali i Canova si ispirano molto; se non che si tratta di brani non più di tanto rilevanti o particolari dal punto di vista musicale o testuale, ma terribilmente segnati da quei ritornelli-tormentone che entrano nella testa di chiunque. Il pubblico, infatti, sembra conoscerli tutti.

Con la canonica e piacevole mezz’ora di ritardo, qualcosa inizia a muoversi sul palco in attesa di quelli che sono i veri protagonisti della serata: Lo Stato Sociale, gruppo tanto amato quanto criticato soprattutto negli ultimi tempi, in seguito all’uscita del loro ultimo album Amore, lavoro e altri miti da sfatare, che rappresenta una svolta nello stile della band. Lo Stato Sociale in una parola? Ironia. Fin dal loro primo lavoro ciò che li ha contraddistinti dal resto della scena indie italiana è stata la capacità di ironizzare, di fare della loro musica la carta bianca per scrivere una satira tutta nuova, fatta di piccole cose, di cliché alla portata di tutti.

Lo Stato Sociale
Fonte: repubblica.it

Per capire se e quanto Lo Stato Sociale vale, è necessario vederlo in azione nel campo in cui ha sempre dato il meglio, ossia il live che, inutile negarlo, è il punto di forza della band bolognese nata nel 2009.

Il concerto è aperto dai due successi C’eravamo tanto sbagliati e La musica non è una cosa seria tratti dal disco L’Italia peggiore. Seguono una serie di brani dal loro ultimo lavoro, primo fra tutti Amarsi male, cantata insieme a Gazzelle, Buona sfortuna, Niente di speciale, Eri più bella come ipotesi, Mai stati meglio. Durante queste esibizioni iniziano «le follie de Lo stato sociale», che puntano tutto sull’interazione diretta con il pubblico. I componenti della band iniziano a turno a scendere dal palco, si siedono sulle transenne della prima fila, si lasciano toccare e trasportare dalla folla, suonano in mezzo alla gente e la gente impazzisce, inevitabilmente. Si crea addirittura un pogo inaspettato vicinissimo alle prime file, di dimensioni ridotte ma comunque efficace.

In dirittura d’arrivo il gruppo sceglie di suonare le sue prime grandi hits, Abbiamo vinto la guerra, insieme ai Canova, Mi sono rotto il cazzo, Io, te e Carlo Marx. Quello dell’AMA music festival è uno Stato Sociale fuori di sé, che regala il meglio ad ogni pezzo, senza mancare mai di energia. Il disordine che regna sul palco è inconfondibile, il modo di muoversi, suonare e vivere i live fa de Lo Stato Sociale un fenomeno unico nel suo genere.
A dispetto delle critiche ricevute nel corso di tutta la carriera, questo rimane un gruppo che, nonostante il successo straordinario raggiunto negli ultimi anni, non si è mai montato la testa e ha conservato le proprie origini reinventandole album dopo album, fregandosene sfacciatamente della critica. Lo Stato Sociale continua a scrivere e parlare attraverso modi di dire e metafore che sono assolutamente attuali, forse un po’ troppo spesso politicizzate, ma sempre normali, come loro stessi si definiscono.

Il brano Cromosomi da Turisti della democrazia chiude il concerto e subito dopo Lodo (Lodovico Guenzi, una delle voci e chitarrista del gruppo) urla «salite tutti». Una buona parte di pubblico inizia a scavalcare le transenne della prima fila e ad arrampicarsi sul palco, che si riempie di persone sotto un’immancabile pioggia di coriandoli.

Con questa delirante invasione del palco dal quale, tra l’altro, la vista è bellissima, terminano il diciannovesimo concerto del tour de Lo Stato Sociale e l’intero AMA music festival.

 

Arianna Locatello

Classe 1998, studia Filosofia all’Università di Verona, ma nutre un amore spassionato anche per la letteratura, la musica e la natura.
Di tanto in tanto strizza l’occhio ad un certo Martin Heidegger, ma ha venduto la sua anima ad un paio di ragazzacci venuti prima e dopo di lui.
Sogna di diventare un giorno l’essere pensante che è, servendosi di due mezzi: il viaggio e la scrittura.

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