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Alla scoperta del Rinascimento secondo Dürer

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Si è svolta oggi, al Palazzo Reale di Milano,  la conferenza stampa di presentazione della mostra su Albrecht Dürer e il Rinascimento tra Germania e Italia, aperta al pubblico da domani, 21 febbraio, fino al 24 giugno. La mostra è il risultato di un lavoro durato più di tre anni che ha visto la collaborazione di personalità del mondo della cultura e di enti privati che hanno deciso di sostenerla. Nasce così, nel cuore della Lombardia, la primissima mostra di questo spessore dedicata a Dürer.

Un dialogo artistico

È intervenuto dapprima Domenico Piraina, direttore di Palazzo Reale: «Con le sue 130 opere, la mostra si propone come un confronto fra Dürer e diversi artisti del Rinascimento italiano (come Leonardo, Tiziano, Giorgione). Sappiamo infatti che le relazioni fra il Nord Italia e la Germania meridionale erano strettissime, così come sappiamo, grazie ai tanti studi che sono stati fatti, che gli italiani hanno influenzato molto lo stile di Dürer». Ciò su cui si è indagato ancora troppo poco – ha aggiunto – è, invece, l’influenza che Dürer e i suoi connazionali hanno avuto sugli italiani. Scoprirlo sarà tra gli obiettivi della mostra.

Dürer
Autore: Albrecht Dürer Titolo: Ritratto a mezzo busto di una giovane veneziana Anno: 1505 Tecnica: olio su tavola Dim: cm 32,5 x 24,2 Prestatore: Vienna, Kunsthistorisches Museum Crediti: © KHM-Museumsverband

L’assessore alla cultura del comune di Milano, Filippo Del Corno, ha poi aggiunto che la mostra può essere anche un’occasione per scoprire il percorso di costruzione dell’identità europea, cominciato secoli e secoli prima della formazione dell’UE. Già in epoca rinascimentale, le culture dei popoli europei erano profondamente diverse, ma nonostante queste differenze vi è sempre stato un dialogo costante, soprattutto nell’ambito delle arti figurative e della musica. Vedere per la prima volta vicine, in questa mostra, opere provenienti da svariati musei (italiani, tedeschi, britannici e di altre nazioni), permette perfino al visitatore meno esperto di arte rinascimentale di capire quanto le somiglianze tra Rinascimento italiano e tedesco superino di gran lunga le differenze.

Una mostra non convenzionale

Dopo il breve intervento di Franco Moscetti, amministratore delegato de Il Sole 24 ore, partner di Palazzo Reale nell’organizzazione della mostra, ha preso la parola il curatore, professor Bernard Aikema, che ha esordito dicendo che quella che verrà inaugurata domani non è una mostra convenzionale. Questo perché di solito le mostre sono monografiche: sono dedicate a un certo artista, o una certa corrente artistica, e le opere sono esposte secondo un ordine spesso cronologico. Questa mostra, al contrario, vuole trasportare il visitatore nei cinquant’anni fra il 1480 e il 1530 e accompagnarlo in un viaggio fra il sud della Germania e città italiane come Milano, Venezia, Bologna, senza limitarsi a raccontare un singolo Paese, una singola cultura, un singolo artista. La mostra vuole esplicitamente essere un invito ad andare sempre oltre.

Dürer
Autore: Albrecht Dürer Titolo: Adorazione dei Magi Anno: 1504 Tecnica: olio su tavola Dim: cm 126 x 141 Prestatore: Galleria degli Uffizi Crediti: © Gabinetto Fotografico delle Gallerie degli Uffizi

«Fra gli obiettivi della mostra – ha proseguito Aikema – vi è anche un rinnovamento della concezione comune del Rinascimento: tutti noi, infatti, istintivamente lo associamo al classicismo, alla centralità dell’uomo, dimenticando fin troppo spesso che quella a cavallo fra il XV e il XVI secolo è stata una vera e propria epoca della curiositas, in cui si è andati alla ricerca di qualcosa di nuovo in tutti gli ambiti, anche in quello artistico». È per questo che un’ampia sezione della mostra è dedicata agli artisti cosiddetti a-classici che, in questa spasmodica ricerca del nuovo e dell’inesplorato, si sono sempre più allontanati da quel classicismo che strizzava l’occhio all’arte dell’antica Grecia e dell’antica Roma e hanno osato dare dignità anche a soggetti più bassi, umili – si potrebbe a volte dire che hanno tentato di «elevare il brutto» -, iniziando la stagione manierista che, in un progressivo distacco dal classicismo del primo Cinquecento, ha rappresentato l’anticamera del Barocco.

 

Francesca Cerutti

Classe 1997, laureata in Lingue per l'impresa e specializzata in Traduzione. Sempre alla ricerca di storie che meritino di essere raccontate. Nel 2020 è stato pubblicato il suo romanzo d'esordio, «Noi quattro nel mondo».

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