Ai piedi del Monte Rosa, tra le province di Novara e Vercelli, si estende la lunga e stretta Valsesia. Il fiume che le dà il nome, il Sesia appunto, è uno degli affluenti di sinistra del Po e ha costituito per secoli la principale ricchezza di questa terra; ma questo non è bastato per invogliare gli abitanti della valle a insediarsi sulle cime più alte che, a causa del clima rigido, sono a lungo rimaste disabitate. Qui, però, ha trovato dimora un popolo per molti versi ancora misterioso, di lingua alemanna e di origini incerte: i Walser.
Il percorso lungo la Valsesia parte in realtà dalla città di Novara: dai suoi quartieri nord-occidentali si dirama la SP 299 che, tra risaie e cascine, punta diritta verso le cime che circondano il Rosa. Diversi chilometri più avanti, presso Romagnano Sesia, ci si lascia alle spalle la provincia di Novara per entrare in quella di Vercelli: il paesaggio inizia a cambiare, la strada a salire e si incontra il fiume Sesia, che accompagnerà il viaggio fino alla fine.
La strada attraversa diverse località interessanti, come Borgosesia, ormai noto soprattutto per le infelici uscite del suo sindaco (quello che portò una pistola alla diretta di Sky TG 24), caratterizzato da centri specializzati negli sport fluviali (rafting, canoying, hydrospeed, kayak), o la bellissima Varallo Sesia, città ricca di storia e di arte nella quale vale decisamente la pena fare una sosta. Proseguendo lungo la SP 299 si arriva a Scopello (che segue Scopa e Scopetta… no, non è uno scherzo), dove si inizia davvero a respirare l’aria di montagna: diversi sentieri, nonché la strada per la località sciistica Alpe di Mera, si dipartono da questo paesino a cavallo tra le due sponde del Sesia. Ma tutto questo dovrà aspettare, perché oggi siamo diretti al punto di arrivo della strada, ormai al confine con la Val d’Aosta: Alagna Valsesia.
Alagna sorge a 1191m s.l.m. e, nonostante sia diviso in un numero incredibilmente alto di frazioni, conta appena più di 400 abitanti; è una località che ha conservato quasi intatto il fascino del paesino incastonato tra le montagne. I turisti non mancano, ma fortunatamente non hanno ancora colonizzato ogni angolo di questo piccolo paradiso. La cosa più conveniente da fare è lasciare la macchina in uno dei primi due parcheggi (a pagamento) che si incontrano, sulla sinistra, appena entrati nel paese e da lì proseguire a piedi.
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Per gli amanti degli sport invernali, Alagna è un’eccellente meta: gli impianti permettono di raggiungere quote elevate e una varietà di piste di cui è impossibile stancarsi; la pratica dello sci fuoripista, per la quale questa località è famosa, consente il divertimento anche ai più impavidi. Se questo non fosse ancora abbastanza, Alagna offre anche la possibilità di lasciare la Valsesia e giungere con la funivia in Val d’Aosta, a Gressoney-La Trinité. L’estate è la stagione del trekking: da Alagna si diramano i sentieri che percorrono le cime del Monte Rosa, dalle semplici passeggiate della durata di poche ore attraverso il Parco naturale Alta Valsesia alla vera e propria arrampicata. Gli amanti dell’alpinismo possono dedicarsi alla scoperta dei rifugi che, in questa zona, sono innumerevoli: tra tutti spicca la Capanna Margherita che, arroccata sulla Punta Gnifetti a 4556 m, è il rifugio più alto di tutta Europa.
Ma pur nella sua semplicità Alagna non delude nemmeno chi voglia, per un giorno, rinunciare alle passeggiate tra i prati. Nato anticamente come alpeggio, il territorio fu colonizzato nel XIII secolo dai Walser, popolo di origine germanica proveniente probabilmente dalla Svizzera ed emigrato per ragioni ignote. Dediti soprattutto alla pastorizia e abituati ai climi alpini, i Walser trovarono qui un territorio ricco e praticamente disabitato e ne fecero la culla della loro civiltà. La loro lingua era una variante dell’alto tedesco, chiamata dai suoi parlanti titzschu. Tracce consistenti di questa lingua rimangono ancora oggi nel dialetto valsesiano, fino a Varallo Sesia.
La traccia più evidente della presenza della comunità Walser è la splendida abitazione della frazione di Pedemontana, oggi divenuta un polo dell’Ecomuseo della Valsesia. Si tratta di una baita perfettamente conservata risalente al 1628, che dimostra come i Walser seppero costruire un’abitazione, che fosse anche un luogo di ritrovo e di lavoro, perfettamente funzionale. L’edificio si sviluppa su tre piani ed è davvero interessante vedere come la disposizione delle stanze ruoti intorno al focolare, attorno al quale la famiglia si riuniva sia per mangiare sia per lavorare tutti insieme – tanto la cucina quanto gli ambienti adibiti al lavoro si trovavano sullo stesso piano. Ma le stanze più lontane non venivano isolate al freddo: le camere da letto, ad esempio, erano poste sopra la stalla o il forno, in modo che il calore naturalmente sviluppato salisse a riscaldarle. Vale sicuramente la pena visitare la casa: c’è molto più da scoprire di quanto si pensi guardando da fuori (e il costo del biglietto di ingresso è veramente irrisorio); se siete fortunati, è possibile che nel piazzale antistante al’ingresso vi capiti di incontrare un abitante del posto in abiti tipici che, se non ha di meglio da fare, vi accompagnerà volentieri e vi racconterà la storia dei suoi antenati.
Per concludere degnamente la visita, non si può tralasciare la parte gastronomica: la Valsesia è famosa, in particolare, per i suoi salumi e per il formaggio, un particolare tipo di toma prodotto esclusivamente qui. Considerando che i metodi di produzione risalgono all’epoca dell’insediamento dei Walser e che gli strumenti stessi assomigliano a quelli appena visti esposti nelle stanze della baita-museo, un pranzo qui acquista un sapore tutto particolare.
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