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Ahmad Joudeh e la sfida all’ISIS: «Danza o muori!»

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È uscito il 6 novembre, edito da De Agostini, Danza o muori, autobiografia del ballerino Ahmad Joudeh, di padre palestinese e madre siriana. Il libro vanta anche una prefazione scritta da Roberto Bolle, stella del Teatro alla Scala che ha fatto scoprire qualche mese fa Ahmad al pubblico italiano nel corso del programma televisivo Danza con me.

Una fiaba dei giorni nostri

Può stupire un’autobiografia di una persona così giovane  ̶  Ahmad Joudeh ha solo ventotto anni. Eppure, in un certo senso questo ragazzo ha già fatto la rivoluzione nella propria vita e nel mondo della danza. E la sua storia sembra una fiaba, con un eroe che dopo enormi difficoltà ha il suo meritato lieto fine.

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La danza ha segnato fin dai primissimi anni l’esistenza di Ahmad Joudeh, che ricorda di avere sempre avuto una grande passione per questa arte.

La sua passione è stata però osteggiata fin da subito: il padre di Ahmad Joudeh non approvava il suo amore per la danza, e in più occasioni era arrivato a bastonargli le gambe pur di farlo smettere.

Nonostante tutto, a nulla sono valse violenze fisiche e pressioni psicologiche, e Ahmad ha continuato a danzare e sognare di diventare un ballerino classico. Con il tempo, suo padre ha capito l’importanza che il balletto aveva per il figlio.

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Quando danzare significa vivere

Alle difficoltà in famiglia si sono aggiunte quelle della realtà che circondava
Ahmad Joudeh. Non dobbiamo infatti dimenticare che è cresciuto in un campo profughi palestinese a Damasco, e che da troppi anni ormai la Siria sta vivendo una sanguinosissima guerra. In questo conflitto il ballerino ha perso diversi parenti, e il campo profughi in cui viveva è stato totalmente distrutto.

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Ahmad ha cercato una possibilità di riscatto a ventiquattro anni, quando ha partecipato alla versione araba del programma So You Think You Can Dance. Sebbene non abbia vinto (essendo apolide, non gli è stato possibile andare oltre le semifinali), ha acquisito una straordinaria popolarità in Siria.

Purtroppo, oltre a diventare un modello positivo per molti giovani, è diventato anche un bersaglio per gli estremisti islamici dell’ISIS, che condannavano la danza, considerata un’attività peccaminosa.

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laredazione.eu

Da qui, la sfida aperta di Ahmad Joudeh al Califfato: ripreso da un reporter olandese, ha danzato prima sulle macerie del campo profughi in cui era cresciuto, e poi nel teatro romano di Palmira, in cui i terroristi dell’ISIS giustiziavano i loro prigionieri.

Per sottolineare questa sfida allo Stato Islamico, Ahmad Joudeh si è anche fatto tatuare sul collo la scritta «Danza o muori», esattamente nel punto in cui i terroristi colpivano le loro vittime per ucciderle. Un messaggio chiarissimo a quei terroristi che lo volevano morto.

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Dalla Siria all’Europa

Dopo aver visto Ahmad danzare, il direttore artistico del Dutch National Ballet ha fermamente voluto il ragazzo nel suo corpo di ballo. Portarlo via dalla Siria era letteralmente una questione di vita o di morte. E così, ecco l’inaspettato plot twist nella storia di Ahmad Joudeh, catapultato dalle macerie di Damasco a un aereo diretto ad Amsterdam.

Il resto, come si suol dire, è storia: Ahmad Joudeh è diventato una stella nel Dutch National Ballet, e la sua esperienza ha colpito il già affermato Roberto Bolle, al punto che lo ha invitato al suo programma Danza con me, andato in onda su Rai 1 qualche mese fa. Tutta l’Italia ha così conosciuto la storia di Ahmad, incredibilmente a lieto fine.

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balletto.net

Oggi Ahmad Joudeh è anche una stella social, con migliaia di follower su Instagram. È seguitissimo soprattutto dai più giovani, che in lui vedono un esempio assolutamente positivo da seguire, nonché un inno in carne e ossa alla speranza e alla determinazione.

Online, il ballerino racconta i momenti del suo quotidiano, dalle prove alla sbarra, alle lezioni di olandese. Il suo sogno più grande è la pace in Siria, condizione imprescindibile anche per la fondazione di un Syrian National Ballet.

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Diversi dei progetti presenti e futuri di Ahmad Joudeh riguardano il nostro Paese, cui è molto legato anche per via della grande amicizia con Bolle. Come già detto, la sua autobiografia è stata appena tradotta in italiano. 

Nei giorni scorsi è stato a Vicenza, città in cui si è esibito in DANCE4LIFE, spettacolo i cui proventi verranno devoluti all’associazione SOS Villaggi dei Bambini. Porterà lo stesso spettacolo anche a Milano, al Teatro Carcano, il prossimo 28 novembre.

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Francesca Cerutti

Classe 1997, laureata in Lingue per l'impresa e specializzata in Traduzione. Sempre alla ricerca di storie che meritino di essere raccontate. Nel 2020 è stato pubblicato il suo romanzo d'esordio, «Noi quattro nel mondo».

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