Era l’agosto del 1965 quando Help!, il secondo film dei The Beatles, intitolato come l’omonimo album che vide la luce lo stesso anno, uscì nei cinema del Regno Unito. Il lungometraggio, diretto da Richard Lester, non è certo passato alla storia del cinema.
La vicenda parte da un anello, appartenuto ai seguaci della Dea Kalì, che finisce per sbaglio nelle mani di Ringo Starr: chiunque lo indossi deve essere sacrificato dalla folla in tumulto. Inizia così una caccia all’anello volta al salvataggio del batterista del gruppo, che parte da Londra e finisce alle Bahamas, passando per le Alpi svizzere.
In febbraio iniziarono le riprese del film alle Bahamas per girare delle scene presuntivamente al caldo, quando in realtà si gelava. Il gruppo non poteva abbronzarsi perchè dopo sarebbe dovuto andare in Europa a girare scene antecedenti a queste, dunque dovevano sempre sedersi all’ombra o portare dei cappelli. Nei suoi appunti di viaggio, Brian Epstein, riferendosi a una scena in bicicletta su una strada principale, si dimostrò colpito dalla naturalezza con cui gli artisti si muovevano e chiacchieravano; lodò anche le qualità recitative di Ringo, nonostante egli fosse al suo primo film.
Una volta giunti in Austria i Fab Four dovettero misurarsi con gli sci: per George e Ringo era la prima volta e non disponevano di controfigure.
Durante le riprese del film, quasi incantato da un complesso indiano che suonava in sottofondo, George Harrison si avvicinò alla cultura indiana: così un giorno l’esponente principale dello hatha yoga, Swami Vishnu Devananda, gli regalò The Illustrated Book of Yoga. Questo incontro fortuito determinò il coinvolgimento con la musica e la cultura indiana, cui seguì il soggiorno dei quattro di Liverpool in India, presso l’ashram indiano di Maharishi Mahesh Yogi e la conseguente elaborazione degli album The Beatles, Abbey Road e Let it be.
Per tornare più propriamente al film, la trama sembra un pretesto per far ascoltare le proprie eccellenti canzoni: il 6 agosto 1965, come accennato, veniva pubblicato Help!, album la cui facciata A contiene le sette canzoni presenti nel film. Esso rappresenta il punto di svolta verso la maturità creativa, trampolino di lancio per il successivo Rubber Soul. Grazie agli accorgimenti tecnici del produttore George Martin è anche il primo album autenticamente stereofonico dei Fab Four, ciò diede un grande contributo al progresso tecnologico nel lavoro di studio e nella registrazione.
La title track, Help! appunto, incisa negli Abbey Road Studios il 13 aprile 1965, è uno dei brani più trascinanti della luminosa carriera beatlesiana: composta quasi interamente da John Lennon nella sua casa di Weybridge, fu pensata originariamente come una ballata, ma la produzione pressò per accelerarne il ritmo, così da trasformarla in una hit. Lennon, però, si dichiarò dispiaciuto per questa scelta poichè comprometteva la sua concezione originale della canzone, vero e proprio grido d’aiuto di Lennon, il quale in quel periodo si sentiva un «Elvis grasso»: la morte della madre, la crisi matrimoniale con Cynthia, l’uso sempre più massiccio di droghe e i ritmi quasi infernali della rockstar costituivano i motivi del suo malessere, che peggiorò negli anni successivi. Un testo triste, dunque, a cui faceva da contrappunto una melodia allegra e contagiosa.
Scrissi la canzone semplicemente perchè mi era stata commissionata per il film, ma poi capii che, in realtà, stavo chiedendo aiuto. Help! Parlava di me, pur essendo un po’ poetica. Credo che le canzoni esprimano quello che hai dentro. Tutta la vicenda dei Beatles era qualcosa che andava al di là della comprensione: mangiavo e bevevo come un maiale, ero grasso come un maiale, insoddisfatto di me e, inconsciamente, stavo chiedendo aiuto. Era il mio periodo grasso, stile Elvis
(John Lennon, The Beatles-Anthology)
L’album conteneva brani indimenticabili come Ticket to ride, You’ve got to hide your love away e la celeberrima Yesterday, frutto del genio melodico di Paul McCartney il quale, una mattina, si svegliò con questo motivo così chiaro in testa, che gli sembrava provenire da una vecchia melodia jazz: il primo titolo assegnatole fu Scrambled Eggs (uova strapazzate), che faceva rima con «I love your legs». Con l’accordo degli altri tre, la canzone venne registrata dal solo Paul, accompagnato da un quartetto d’archi. Il singolo venne etichettato come prodotto del gruppo e non di Paul McCartney, poichè la linea che tenevano al tempo mirava a non dividere i ragazzi. Lo stesso frontman affermò che non avrebbe mai accettato che la canzone uscisse come un suo disco da solista.
You’ve got to hide your love away, invece, venne scritta da Lennon in omaggio alla sua passione per Bob Dylan: primo brano interamente acustico, allude ad un amore extra coniugale ma, secondo il tour manager Tony Bramwell, parlerebbe della non accertata relazione omosessuale con Brian Epstein, il manager del gruppo.
Altra composizione firmata Lennon, Ticket to ride aprì le strade per nuovi scenari musicali, più duri e protopsichedelici, superando il classico formato dei tre minuti e offrendo un finale in dissolvenza con il verso ripetuto «My baby don’t care», cantato a un tempo diverso dal resto del pezzo. Anch’essa si presta a molteplici interpretazioni: la versione ufficiale parla delle vacanze in autostop che Paul e John facevano da adolescenti nell’isola di Wight, dove la cugina di Paul gestiva un albergo nella cittadina di Ryde; ma Lennon, cultore della parole, chiamava con questo nome il certificato che attestava che le prostitute non fossero affette da malattie veneree e che veniva richiesto dalle autorità di Amburgo, affinchè esse potessero esercitare la professione.
Appaiono anche due brani composti da George Harrison, I need you e You like me too much, musicalmente non indimenticabili, ma dedicate a Pattie Boyd, destinata a diventare sua moglie, prima di sposare Eric Clapton, il suo migliore amico che le aveva dedicato Layla.
Il disco, pubblicato su un 45 giri con I’m down sul lato B, fu contemporaneamente in cima alla hit parade britannica e statunitense e Help! raggiunse il primo posto in classifica in Canada, Irlanda, Italia, Olanda e Norvegia. È risultato il terzo singolo più venduto nel 1965 dopo Unchained Melody dei The Righteous Brothers e Satisfaction dei Rolling Stones.
di Nicole Erbetti
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