Già una delle maggiori fonti d’ispirazione artistica, sia per la sua trasparenza e fluidità, l’acqua da secoli è considerata dal mondo dell’arte un elemento fondamentale per raccontare l’essere umano e il mondo che lo circonda, in quanto dotata di un forte significato simbolico che le è da sempre stato attribuito nella filosofia e nella mitologia. Oggi l’acqua torna protagonista nelle cronache di attualità, un bene prezioso ormai in esaurimento e di cui molti ne denunciano la graduale scomparsa anche attraverso anche il mezzo dell’arte contemporanea e performativa.
Sembra infatti un matrimonio impensabile quello tra pragmaticità, precisione scientifica e creatività, performatività dell’arte. Eppure, molte volte si rivela essere un matrimonio felice, in particolare quando le forze delle due discipline si uniscono nell’affrontare temi di carattere fortemente sociale. Un esempio su tutti sono le opere che hanno come protagonista il cambiamento climatico, che non solo lo mostrano ma, appunto, grazie all’aiuto concreto del mondo della scienza, cercano di proporre e condurre verso un’alternativa, una nuova visione possibile.
«The Crossroads Project: Rising Tide» di Robert Davies, 2012
Nel 2012 nasce dal genio scientifico del fisico del clima Robert Davies The Crossroads Project: Rising Tide. Le performance, riunite poi in un unico progetto cinematografico e teatrale, affrontano la questione, già allora urgente, del cambiamento climatico attraverso diverse prospettive: le scienze ambientali, la musica da camera e l’arte visiva. I protagonisti di questo progetto sono stati invitati a intervenire come esperti in occasione di diverse conferenze sul clima. Oltre a Davies, ne sono autori il Fry Street Quartet, le compositrici Laura Kaminsky e Libby Larsen, gli artisti visivi Rebecca Allan, Garth Lenz e Lyman Whitaker.