In una Roma che non conosce “dolci vite”, Accattone porta sullo schermo quel sottoproletariato che Pasolini vede rapidamente morire, inghiottito nel gorgo profondo del qualunquismo, del conformismo borghese di una città che va conoscendo il suo lato disumanizzante.
Le borgate, a Roma, non esistono più. Ci sono le periferie, quei grandi agglomerati urbani sorti ai margini della vita pulsante, quegli immensi paradisi dei palazzinari nati da una colata di cemento figlia della speculazione edilizia rampante, con un palazzo di quattro piani affiancato da un casermone che ne conta quindici, duecento famiglie, volti sconosciuti. [continua a leggere su npcmagazine.it]
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[…] solo un “vincitore”. C’è un po’ di Pier Paolo Pasolini in questa Ostia sbandata, c’è Accattone Cataldi che arranca sbilenco tra la polvere e i calcinacci ma soprattutto c’è Claudio Caligari, […]