Un’atleta uzbeka di 17 anni ha denunciato di aver subito un abusi sessuali di gruppo l’estate scorsa, durante il ritiro a Chianciano Terme. Gli abusi si sarebbero consumati nella notte tra il 4 ed il 5 agosto durante una festa. La promessa della squadra uzbeka, una ragazza minorenne con già diverse vittorie alle spalle, ha denunciato l’aggressione sia alla squadra sia in ospedale. Ha raccontato di essersi svegliata con diversi lividi, dolori addominali, alle gambe e tracce di sangue nella camera di 3 colleghi appartenenti alla nazionale italiana. Una volta compresa la situazione, la vittima ha raggiunto l’ospedale insieme alle compagne di stanza. Dopo aver concluso tutte le procedure e ricevuto le dimissioni ospedaliere solo il 9 agosto, si è recata al commissariato per denunciare la vicenda.
In seguito alla denuncia, i poliziotti inseriscono il fatto in Codice Rosso. Dopo 7 mesi dalla denuncia di abuso, nessuno ha emesso provvedimento nei confronti dei ragazzi accusati. Due di loro sono nel registro degli indagati dalla Procura di Siena, mentre un terzo è in carica presso la Procura dei minori, anche lui diciassettenne. Dal momento che il Codice Rosso non ha avuto seguito, non esistono strumenti per emettere il fermo cautelare né la sospensione dalle attività agonistiche. Di fatto, i tre atleti della Federscherma italiana non hanno subito restrizioni e continuano ad allenarsi e a presenziare alle gare. Il pm di Siena ha affermato che durante le indagini non ha trovato presupposti per emettere una misura cautelare. Di conseguenza, la Federscherma, che è pronta a costituirsi parte civile in caso di processo, non ha basi per sospendere gli atleti.
Tutta la vicenda continua a ripercuotersi come un uragano sulla pelle e sulla salute mentale della vittima. Difatti, ha incontrato a Lucca in pedana il mese scorso due dei ragazzi. Durante la gara, solo Emanuele Nardella si è presentato, mentre il secondo sciabolatore, Jacopo Pucci, si è rifiutato di gareggiare dalla troppa pressione.
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Il Codice Rosso e il fermo cautelare
Questa storia si posiziona perfettamente all’interno della problematica di quanto sia difficile denunciare uno stupro, un’aggressione, una violenza e sentirsi al sicuro dopo averlo fatto. In questo caso il pm ha dichiarato di non aver trovato prove necessarie al fine di emettere il Codice Rosso. La Repubblica Italiana ha emesso questa legge il 19 luglio del 2019 a tutela di tutti coloro che subiscono violenza e atti persecutori. Come funziona? Si attua in relazione a denunce per stupro, violenza domestica, stalking ed è la polizia, dopo aver registrato la denuncia, a far scattare il Codice. Una volta segnalato, il pubblico ministero prende in carico la faccenda e ha 3 giorni per emettere la sua misura. Durante la sua analisi, il pubblico ministero indaga sulle prove e cerca di averne il più possibile.
Una volta deciso che le prove sono sufficienti, si emette la misura più adatta. La legge del 2019 ha modificato la misura cautelare e di prevenzione con divieto di avvicinamento e frequentazione dei luoghi della vittima anche con dispositivi elettronici. E sono stati inseriti ben 4 nuovi reati: divieto di diffusione di materiale sessualmente esplicito senza consenso con muta da 5 a 15 mila euro; reato di “deformazione del corpo”, vedi uso dell’acido, con una pena che va da 8 a 14 anni di detenzione; reato di costrizione matrimoniale punito da 1 a 5 anni di reclusione; violazione dei provvedimenti di divieto di avvicinamento alla vittima da 6 mesi a 3 anni di carcere. Nel caso della violenza sessuale, la nuova legge ha estenso la condanna da 6 a 12 anni mentre per stupro di gruppo da un minimo di 8 ad un massimo di 14.
Dopo 5 anni dall’attivazione, il Codice Rosso non ha ottenuto i risultati desiderati all’inizio. Una delle ragioni principali rappresenta il tempo: la persona offesa non vede sostenute e realizzate in tempi brevi le proprie richieste. Come nel caso dell’atleta uzbeka, il pm non ha attivato il Codice e ha negato il fermo cautelare poiché non ha ritenuto sostanziose le prove. Infatti, ha affermato che nei telefoni non si è trovato nulla, come se uno stupro, come atto di vanto tra i ragazzi, dovesse essere sempre strumentalizzato e documentato dall’aggressore. Il fermo cautelare permette in qualche modo la tutela della persona lesa. Il fatto che non sia stato attuato nei confronti degli indagati per stupro, non dà conforto e ne protegge la persona offesa.
Durante un’intervista rilasciata al Messaggero il 5 marzo scorso, la schermitrice ha dichiarato di aver provato un senso di vuoto e di aver pensato di lasciare la Scherma dopo che ha rincontrato ai ritiri i tre ragazzi.
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I precedenti di abusi nella scherma
Sfortunatamente questa non è un caso isolato all’interno della scherma. Lo scorso ottobre, un’atleta italiana di 15 anni ha denunciato di essersi accorta che qualcuno la riprendeva sotto la doccia nel centro sportivo di Brescia. Durante le analisi degli inquirenti sulle telecamere, è emerso che una telecamera ha avvistato l’ex campione olimpico Andrea Cassarà nei paraggi. I carabinieri hanno sequestrato il suo cellulare e dopo una prima perizia, hanno dichiarato che nulla di rilevante era stato trovato. A dicembre 2023 hanno riavviato le indagini più approfondite e l’ex campione è stato indagato per detenzione di materiale pedopornografico. Nelle prossime settimane dovrebbe partire una terza perizia. A gennaio 2024 si è conclusa la sua sospensione ed è tornato ad allenare under 14 in attesa di nuove indagini.
Un’altra vicenda molto delicata che ha travolto il mondo del fioretto italiano è stata quella della denuncia mossa nei confronti dell’arbitro Emanuele Bucca. A fine 2022 l’arbitro è stato accusato di abusi sessuali aggravati nei confronti di una 16enne. La denuncia è partita dopo che la ragazza ha raccontato tutto ai suoi genitori. Il 13 maggio del 2021, in occasione dei campionati italiani Cadetti e Giovani Scherma a Riccione, l’uomo avrebbe abusato della giovane schermista in una camera d’albergo. Ad incastrarlo, molte testimonianze che avrebbero visto a cena l’uomo infastidire la ragazza. A giugno 2023 è iniziato il processo di violenza sessuale e a settembre dello stesso anno, un altro processo a seguito di una seconda denuncia da parte di un’arbitra della Federscherma. Al momento Bucca resta sospeso.
L’indagine Neilsen sugli abusi nello Sport
Nel 2023, Athlete Culture & Climate Survey ha condotto una ricerca sugli abusi e violenza all’interno del mondo dello sport. 1.446 atleti si sono sottoposti a questa indagine, tutti tra i 18 e i 30 anni. Su questa stima, il 34,2% degli atleti ha abbandonato lo sport e si è dedicato ad altro. Due sono i punti fondamentali emersi dalla ricerca: gli uomini denunciano più delle donne e i sentimenti che accomunano tutti sono vergogna, colpevolezza e delusione. Il dato più alto appartiene al 39%, che ha subito violenza psicologica correlato al body shaming. Il 13,7% appartiene alla violenza sessuale; dato che potrebbe non corrispondere alla realtà, perché non tutti denunciano questo abuso. Il dato più interessante che è emerso nell’indagine Nielsen appartiene al riconoscimento dei responsabili. Per i ragazzi è emerso che gli aguzzini sono i compagni di squadra mentre per le ragazza, allenatori e preparatori atletici.
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