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Eleonora d’Aquitania, una controversa regina

Intelligente e colta, bella e indipendente, fu celebrata dai poeti e scandalizzò la corte francese per la sua condotta libera e spregiudicata

8 minuti di lettura

Eleonora d’Aquitania fu una delle donne più famose e potenti del XII secolo, regina per due volte, prima di Francia e poi d’Inghilterra, diede alla luce due dei sovrani più famosi della storia, Riccardo Cuor di Leone e Giovanni Senza Terra. Partecipò ad una crociata, indossò un’armatura e cavalcò con l’esercito fino a Gerusalemme.

Durante tutta la sua vita fu una figura controversa: intelligente e colta, bella e indipendente fu celebrata dai poeti e scandalizzò la corte francese per la sua condotta libera e spregiudicata. Scelse i propri amanti, si scontrò con i propri mariti e ordì congiure per difendere il proprio potere. A ricordare la sua vita, Eleonora d’Aquitania potrebbe sembrare un personaggio uscito direttamente dalle pagine della celebre saga di George R. R. Martin, Il Trono di Spade. E a ben guardare con molta probabilità le famose sovrane dell’epopea di Westeros, Cercei Lannister, Daenerys Targaryen, Olenna Tyrell e Sansa Stark hanno certamente un debito storico verso questa famosa regina medievale.

Eleonora d'Aquitania
Queen Eleanor, Anthony Frederick Augustus Sandys,1858, National Museum of Wales, Cardiff

La giovane ereditiera Eleonora d’Aquitania

Eleonora nacque tra il 1122 e il 1124 in Aquitania, uno dei territori non solo più fiorenti economicamente e militarmente, ma anche culturalmente, della Francia.

Sotto la protezione di suo nonno, il duca Guglielmo IX, la corte divenne il centro nevralgico della letteratura cortese in lingua d’oc. Egli stesso è considerabile uno dei primi trovatori – poeti che cantavano l’amore inteso secondo gli schemi feudali di vassallaggio e totale devozione per la dama – e a causa dei suoi versi erotici e blasfemi venne scomunicato.

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Dunque Eleonora poté crescere in questo clima sfarzoso ed intellettualmente fervido, che contribuì alla sua formazione; fin dalla giovinezza manifestò l’amore per la letteratura, la musica, la composizione di versi e del latino.

Alla morte del fratello maggiore, la primogenitura passò a lei: infatti l’Aquitania era uno dei pochi territori dell’epoca feudale in cui le donne potevano ereditare dei territori, mantenerli come loro proprietà e persino governarli. Nel 1136, durante il pellegrinaggio verso Santiago di Compostela, il padre Guglielmo X morì e lasciò ad Eleonora il ducato di Guascogna e Aquitania.

Bella, intelligente, dal carattere indomabile, ricchissima e duchessa di un vasto feudo: Eleonora era lereditiera più ambita d’Europa. Il padre, consapevole della posizione sociale in cui lasciava la figlia, aveva giocato d’anticipo e l’aveva promessa in sposa al principe di Francia, Luigi VII Capetingio, detto il Giovane .

Eleonora d'Aquitania
Matrimonio tra Luigi VII e Eleonora d’Aquitania in una miniatura del XIV secolo

La corona di Francia e il complicato matrimonio con Luigi VII

Similmente a Cercei, ricca erede del casato Lannister nel mondo immaginario di George Martin, anche Eleonora era davvero la donna più ambita del regno. Il matrimonio con Luigi VII fu decisamente vantaggioso per la Francia per diversi motivi: strategicamente, perché permetteva l’acquisizione di un territorio vastissimo, dalla Loira, ai Pirenei fino al Mediterraneo, ma anche economicamente, grazie alla dote e alle ricchezze del ducato.

Il principe Luigi ed Eleonora erano sposati solo da pochi giorni, nel luglio del 1137, quando sulla via del ritorno verso Parigi gli venne comunicata la morte del padre di lui, re Luigi VI. Poco più grande di lei, Luigi il Giovane non era stato cresciuto per diventare re, aveva difatti ricevuto una formazione religiosa e solo l’inaspettata morte del fratello, per una caduta da cavallo, lo aveva distolto dal suo futuro da monaco. Luigi era devoto ed austero, per questo fin dall’inizio entrò subito in collisione con Eleonora, la quale era impetuosa, amante del lusso e colta. Fu chiaro fin dall’inizio che il matrimonio non fosse nato sotto il segno della compatibilità tra i due sposi.

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La fredda e grigia corte di Parigi, così diversa dalla sua soleggiata Aquitania, non aiutò certamente ad appianare i problemi tra i due sposi. La giovane regina infatti era guardata con sospetto per la sua indipendenza, la sfarzosità delle vesti, i poeti trovatori che chiamava a corte e per la sua cattiva influenza sul re. Alcuni eventi acuirono questa diffidenza nei suoi confronti: l’impresa fallimentare per recuperare Tolosa, rivendicata come eredità; l’interdetto sulla Francia scagliato dal pontefice, e infine la guerra a causa della relazione adultera tra un uno dei conti dell’entourage di Luigi e Petronilla, sorella minore di Eleonora.

Eleonora d'Aquitania
Chasse royale, presunto ritratto di Eleonora d’Aquitania e il marito Luigi VII, affresco, Chapelle Sainte-Radegonde de Chinon

Eleonora d’Aquitania: una regina crociata sulla via per Gerusalemme

A tutto questo si aggiungeva il problema della discendenza: Eleonora infatti non aveva ancora dato al re un erede. Sebbene fosse risaputo che Luigi VII non visitasse spesso la moglie per i doveri coniugali a causa del suo zelo religioso, la colpa ricadde sulla regina. Tuttavia la sua influenza sul re era persistente: consigliata dal predicatore Bernardo di Chiaravalle, inviato a predicare la crociata, Eleonora convinse Luigi a partecipare alla seconda spedizione per riconquistare Gerusalemme.

Nel 1146 l’esercito francese partì per la Terra Santa e tra il seguito di soldati c’era anche quello della regina. Durante il viaggio, Eleonora dimostrò sempre grande curiosità per i territori attraversati. Nel 1148 arrivarono ad Antiochia, un territorio governato da Raimondo da Poitiers, zio della regina. Il ricongiungimento tra i due, a causa della bellezza dell’uomo e ai lunghi incontri con la nipote, scatenò i pettegolezzi. Non sappiamo se, come Daenerys Targaryen con il nipote, effettivamente anche Eleonora si fosse lasciata andare con Raimondo ad una liason incestuosa. Senz’altro la fama libertina della regina e l’affrettata ripartenza ordinata da Luigi potrebbero confermare questa ipotesi.

In questo periodo i rapporti tra i due coniugi reali si fecero sempre più tesi: Eleonora avrebbe voluto tornare in Francia, dove aveva lasciato la sua primogenita, ed abbandonare il pellegrinaggio a Gerusalemme, ma non poté evitare l’ordine contrario di Luigi. Eleonora non tollerava più lo zelo religioso del marito e il costante controllo dei suoi consiglieri e confessori, dall’altra parte lui invece la reputava una peccatrice e stava cercando ogni modo per far annullare il loro matrimonio.

Nel 1149, Il divorzio venne scongiurato per intervento del pontefice, ma solo temporaneamente: la nascita della secondogenita diede a Luigi VII il pretesto per ripudiare ufficialmente Eleonora, che non gli aveva dato un erede maschio. Nel 1152, il matrimonio tra re Luigi VII Capetingio ed Eleonora d’Aquitania venne quindi annullato per presunta consanguineità.

Il matrimonio con Enrico Plantageneto e la corona d’Inghilterra

Eleonora d’Aquitania, con l’annullamento del matrimonio, era tornata di nuovo in possesso dei suoi territori, togliendo al regno di Francia un’area di influenza essenziale per la corona. Da tempo infatti il regno di Luigi VII era minacciato dall’affermazione di una famiglia di vassalli del ducato di Normandia, i Plantageneti.

Tornata libera, senza vincoli coniugali, a soli ventisette anni, la duchessa Eleonora si rese conto che era necessario trovare protezione. Dunque, quale alleato migliore dei Plantageneti per proteggere i suoi territori?

Dopo soli due mesi dall’annullamento con Luigi VII, nel 1152, Eleonora si unì in matrimonio con Enrico II Plantageneto. I due si erano incontrati qualche anno prima alla corte francese e la differenza d’età di dieci anni tra i due non rappresentò un problema. Enrico II aveva tutto ciò che invece sembrava mancasse a Luigi VII: fascino, cultura e ambizione.

Nel 1153 Enrico II ereditò l’Inghilterra ed Eleonora si ritrovò ad essere nuovamente regina. Con i nuovi territori di oltremanica – Normandia, Aquitania, Guascogna – la coppia rappresentava una vera e propria minaccia per la Francia di Luigi VII. Oltre il danno politico, si aggiunse anche la beffa: Eleonora diede ad Enrico II ben otto figli, di cui cinque maschi.  

Il matrimonio tra i coniugi Plantageneti fu appassionato, ma tumultuoso e funzionò bene per circa una decina d’anni. Litigavano spesso e i motivi degli scontri riguardavano due grandi contenziosi: l’infedeltà recidiva di Enrico II e i numerosi figli illegittimi sparsi per l’Inghilterra. Eleonora d’Aquitania non era il tipo di donna disposta a tollerare l’adulterio e secondo alcune fonti arrivò persino a vendicarsi, facendo avvelenare una delle amanti del marito.

Peter O’Toole e Katherine Hepburn nei panni di Enrico II Plantageneto ed Eleonora d’Aquitania nel film Il leone d’inverno, (1968) regista A. Harvey.

La congiura contro Enrico II e la ribellione dei figli

Ritiratasi a Poitiers, per governare i suoi possedimenti sul continente, Eleonora d’Aquitania sembrava comunque non voler rinunciare al suo ruolo da regina. Nel 1173, il suo figlio prediletto, il condottiero Riccardo Cuor di Leone, si alleò con i fratelli Enrico il Giovane e Goffredo, chiedendo il supporto del re di Francia Filippo Augusto, contro il padre Enrico II.

Le fonti in merito alla partecipazione attiva al colpo di stato sono lacunose e discordanti: è difficile stabilire se Eleonora abbia davvero esercitato la sua influenza sul figlio Riccardo per spingerlo a ribellarsi oppure semplicemente non abbia preso una posizione. Certamente per una donna così influente nella politica internazionale sembra strano pensare che il suo ruolo fosse solo marginale nella congiura.

Il complotto venne sventato ed Eleonora venne catturata con i figli dalle forze alleate di Enrico II. La condanna non tardò ad arrivare: Enrico II la fece imprigionare in uno dei suoi castelli in Inghilterra, e sorvegliare a vista per evitare che avesse contatti con i figli ribelli.

La prigionia e la composizione dei fableaux erotici

La prigionia di Eleonora d’Aquitania durò quindici anni, praticamente gli ultimi anni di vita di Enrico II. Non si trattava di fatto di una vera e propria carcerazione, quanto piuttosto di una neutralizzazione politica: perse il controllo dell’Aquitania, relegata nel castello non aveva più un ruolo attivo nella politica del regno. In Francia era troppo pericolosa, c’era il rischio che trovasse un modo per favorire di nuovo il figlio Riccardo all’ascesa al trono in Inghilterra e nonostante le precauzioni ci riuscì a consolidare la posizione del figlio.

Nel frattempo nei giorni della prigionia, Eleonora si dedicò alla letteratura e alla composizione di versi. Nel 1946, durante i lavori alla Torre di Londra a causa dei bombardamenti nazisti, venne riportato alla luce dalle macerie un codice pergamenaceo attribuito all’entourage delle sue ancelle. Il manoscritto, chiamato Detti di Eleonora sarebbe una raccolta di massime, aforismi e avvenimenti biografici della vita della regina, narrati in modo molto indiscreto e con un linguaggio colloquiale ed osceno. Da intendersi come una sorta di gioco privato per alleggerire i giorni della cattività, in questo fableaux Eleonora d’Aquitania, indossando le vesti di filosofa epicurea, riflette sull’amore secondo e contro natura. Allude a vicende realmente o presumibilmente accadute di esperienze sessuali, con donne e uomini, coniugi e consanguinei. Una raccolta di avventure erotiche che farebbe sicuramente invidia alle ardite sovrane de Il Trono di Spade.

Riccardo viene incoronato nell’Abbazia di Westminster, miniatura in una cronaca del XIV secolo

Gli ultimi anni da reggente di Eleonora d’Aquitania

Nel frattempo durante la sua prigionia i figli organizzarono altre due ribellioni: quella del 1183 di Enrico Il Giovane si concluse con la sua morte per un caso fatale di dissenteria, l’altra fu invece portata avanti nel 1189 da Riccardo. Lo stesso anno Enrico II morì e Eleonora d’Aquitania finalmente recuperò la libertà e con essa anche il potere a corte. L’erede al trono, Riccardo, fu infatti un re poco presente, e lasciò alla madre la reggenza immediatamente dopo l’incoronazione per partire per la Terza Crociata. Secondo i cronisti dell’epoca, Eleonora fu in grado di governare lo stato in maniera abile e si adoperò personalmente per risolvere le situazioni più spinose per le quali dovette viaggiare in Europa, come la liberazione in Germania di Riccardo, prigioniero del Sacro Romano Impero, nel 1193.

La tragica morte prematura dell’amato figlio durante un assedio nel 1199, tuttavia fece crollare la sua salute. Nel 1201 si ritirò nel monastero Fontevraud, nella Francia occidentale, dove morì nel 1204 ed è sepolta tutt’oggi. Le sue spoglie riposano accanto a quelle del marito Enrico II, tanto amato e contrastato durante tutta la loro vita coniugale.

Eleonora d'Aquitania
Tomba di Enrico II Plantageneto ed Eleonora d’Aquitania a Fontevraud in Francia.

La sua effige funeraria sembra essere un memorandum della sua vita: la sovrana, composta e regale, è raffigurata mentre regge un libro tra le mani, simbolo della cultura poetica cortese che l’ha accompagnata in vita. Protettrice e musa di poeti, ma anche autrice di versi arguti, Eleonora d’Aquitania rappresenta il simbolo di una donna colta, indipendente, intelligente e controversa, pronta a sfidare le regole per trovare il proprio spazio all’interno della società feudale, e in grado di affascinare ancora oggi a distanza di molti secoli.

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Per approfondire:

  • D. Jones, The Plantagenets – The kings who made England, Harper Collins, 2012
  • A. Weir, Eleanor of Aquitaine, Ballantine Book, 1999
  • J. Markale, Eleonora d’Aquitania – regina dei trovatori, Rusconi, 1980
  • F. Powerful, Detti segreti di Eleonora d’Aquitania, Powerful Editore, 2013

Eleonora Fioletti

Nata tra le nebbie della pianura bresciana, ma con la testa tra le cime delle montagne. Laureata in Filologia moderna, si è appassionata ai manoscritti polverosi e alle fonti storiche. Nel tempo libero colleziona auricolari annodati, segnalibri improbabili, eterni esprit de l’escalier, citazioni nerd e disneyane da usare in caso di necessità.

1 Comment

  1. Cara Eleonora (se posso),
    Mi chiamo Matteo, sono laureato in filologia classica, e ti scrivo a proposito del tuo articolo su Eleonora d’Acquitania.
    Sono approdato per caso su questo tuo pezzo dell’ottobre scorso mentre ero in cerca di informazioni sulla regina, e mi ha colpito e incuriosito moltissimo una delle informazioni che tu fornisci, e che non trovava riscontro in altre biografie che avevo consultato: mi riferisco al presunto ritrovamento di un manoscritto contente un testo, una raccolta di massime licenziose assimilabile ai fabliaux popolari nella Francia dell’epoca, riconducibile a Eleonora in persona. Nella tua bibliografia, riporti un’ “edizione” italiana di questo testo a cura di Frankie Powerful (un nome che è già un programma); io ho cercato altri riferimenti a questo testo medievale su Internet, e ogni singola menzione dello scritto che si trova in rete sembra risalire, in ultima analisi, alla monografia di Powerful, un libro autoprodotto. Ora, non ho potuto leggere il libro di Powerful nella sua interezza, ma la prefazione, la postfazione e una parte delle massime in “traduzione” sono disponibili in rete (anche sul profilo di Academia edu di Powerful), e risulta evidente dal tono ironico dell’autore, dalla totale assenza di citazioni di altra letteratura secondaria, dal fatto che i nomi degli studiosi menzionati sono del tutto fittizi, dalle incongruenze interne al testo stesso, che queste Massime altro non sono che uno scherzo, una creazione di Frankie, che alla fine del volume (postfazione, V n.8) non manca di ringraziare il berlinese Institut für nicht vorhandene Literatur, l’Istituto per la letteratura inesistente!
    Spero possa esserti gradita la mia segnalazione: mi pare non solo utile, ma anche interessante attirare la tua attenzione su questo caso di pseudepigrafia, un esempio notevole e divertente di bufala letteraria sulla falsariga del celebre Eracleonte di Gela salito in tempi recenti agli onori delle cronache, che però è bene, a mio parere, non si propaghi.
    Un caro saluto
    Matteo Varoli

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