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Scicli (Ragusa), tutto quello che c’è da sapere

Abbiamo chiesto ai collaboratori di Frammenti Rivista di raccontarci i propri luoghi del cuore. L’obiettivo? Costruire una mappa delle bellezze del nostro Paese, viste con gli occhi di chi, questi luoghi, li ama davvero.

1 minuto di lettura

È difficile dire se Scicli appartenne mai a qualcuno. Terra accogliente dall’età del rame, Scicli fu greca, figlia di Casmene, finché presa dai romani e poi perduta, inizia la sua storia come zona di conquiste. E allora furono bizantini e barbari a contendersela fino alla presa saracena nell’864. Diventata un polo fiorente, si accese la curiosità di Ruggero d’Altavilla, dei normanni e della casata sveva che a quest’ultima succedette. Due tragedie vollero restituircela come la vediamo adesso: prima Carlo d’Angiò e la sua politica mai tollerata, conclusa con i moti che i siciliani chiamano Vespri, poi il terremoto del 1693, che ne distrusse vite e intere parti. Risorse, poi, come perla del barocco.

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Fonte: flickr.com

Oggi come allora, Scicli «sorge all’incrocio di tre valloni» noti come valle di San Bartolomeo, di Santa Maria La Nova e di Modica, «con case da ogni parte su per i dirupi, una grande piazza in basso a cavallo del letto d’una fiumara, e antichi fabbricati ecclesiastici che coronano in più punti, come acropoli barocche, il semicerchio delle altitudini». Così la descrive nella prima metà degli anni cinquanta un siciliano trapiantato a Milano che in gioventù la Sicilia l’aveva girata tanto, Elio Vittorini, in un testo mai completato dal titolo Le città del mondo. Ad esercitare ancora un fascino senza tempo sono proprio le acropoli barocche della città, chiese dal profilo slanciato ed elegante edificate tra il XVII e il XVIII secolo, disseminate per le alture che circondano la città e straordinariamente capaci di rivendicare alla non lontana Noto il primato di città barocca per eccellenza della Sicilia sud-orientale.

A guidare lo straniero per le stradine del piccolo centro è il bianco della pietra che illumina e fa risplendere al sole la città, in un gomitolo di salite e discese in cui fa bene perdersi. È pertanto con un sole caldo che Scicli va scoperta, con la fatica di andar su a visitare la bellezza di quelle chiese che, sole al visitatore volenteroso, si concede.

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Lorenzo De Benedictis

24 anni, da Siracusa. Da ingegnere fallito a studioso di filosofia incallito il passo è breve. L'unica cosa certa è che invecchierò pescando in un'isola greca sperduta

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