Con la riapertura dei musei in Italia, anche il MADRE, museo di arte contemporanea Donnaregina a Napoli, ha spalancato di nuovo le sue porte al pubblico. Situato nell’omonimo storico palazzo a Via Settembrini, l’accesso per i visitatori è stato però temporaneamente spostato a Vico Donnaregina, data la presenza del Covid Vaccine Center al piano terra dell’ingresso principale.
Il rilancio della cultura al museo MADRE prende avvio con l’esposizione di due mostre diverse fra loro ma entrambe interessanti, e cioè Peter Lindbergh: Untold Stories, curata dallo stesso artista prima della sua scomparsa, organizzata dal Kunstpalast di Düsseldorf in collaborazione con la Peter Lindbergh Foundation e allestita durante il periodo di chiusura (visitabile fino al 20 giugno 2021), e Alessandro Mendini piccole fantasie quotidiane, curata da Gianluca Riccio e Arianna Rosica (prorogata fino al 7 giugno 2021).
Peter Lindbergh: Untold Stories
Si tratta della prima mostra curata dal fotografo Peter Lindbergh, completata proprio prima della morte sopraggiunta nel 2019 e comprendente una rara selezione di immagini che spazia dagli inizi della sua carriera fino ai nostri giorni, con alcuni lavori per riviste di fama internazionale – basti pensare a Vogue, Rolling Stones, Wall Street Journal – e foto assolutamente inedite.
Leggi anche:
Peter Lindbergh, la bellezza senza ritocchi
Lindbergh, famoso per aver inaugurato una nuova visione della fotografia di moda incentrata su un realismo distaccato da stereotipi e convenzioni, in questa mostra concretizza la sua convinzione che la fotografia di moda può e dovrebbe esistere senza che la moda sia al centro. Ecco allora che le pareti del terzo piano del Museo sono ricoperte da reperti fotografici in bianco e nero, diversi per soggetti (alcuni anche famosi), prospettive e ambientazioni, ma accomunati da quello che sembra essere l’imperativo di Lindbergh: cogliere l’autentica bellezza dell’imperfezione.
Alessandro Mendini con piccole fantasie quotidiane
Il secondo piano del museo MADRE è invece dedicato a una delle figure più importanti del panorama internazionale del design e dell’architettura del secondo dopoguerra, appunto Alessandro Mendini, di cui, in questa mostra, si cerca di indagare la multidisciplinarietà e il rapporto con la cultura artistica d’avanguardia. A farla da padrona sono sicuramente i colori sgargianti e le forme nonché i materiali bizzarri delle sue opere, basti osservare Scivolavo, una particolare sedia in legno posta nella stessa stanza di Sedia di paglia e Sedia terra, quest’ultima richiamante l’Arte Povera proprio per la struttura in plexiglass e l’interno in terra scura e sughero.
Alcune sale sono incentrate poi su temi specifici, come quella sul Futurismo, oppure un’altra riguardante Proust dominata dal colore rosa e da uno stile decisamente richiamante il puntinismo.
Leggi anche:
Arte Povera: un atto di ribellione quotidiana
La collezione permanente del museo MADRE
Vale la pena visitare il Museo anche per la sua collezione permanente, che presenta opere contemporanee eterogenee, spiazzanti e sorprendenti come Dark Brother di Anish Kapoor, che con l’incavo sul pavimento della sua sala pare veicolare lo sguardo dello spettatore verso l’infinito.
L’opera di Mimmo Paladino trasporta invece l’osservatore in un ambiente epifanico, circondato da pareti incise e graffiate da segni ermetici arricchiti dalla scultura aggettante nello spazio.
Interessante anche l’installazione di Kounellis rimandante al ruolo storico dell’affaccio di Napoli sul mare attraverso l’enorme ancora arrugginita che appoggia il suo peso, anche metaforico, sul pavimento, sostenuta dalla struttura di ferro con vetri colorati monocromi che pare essere una versione contemporanea e critica delle cattedrali gotiche nell’arte.
Non abbiamo grandi editori alle spalle. Gli unici nostri padroni sono i lettori. Sostieni la cultura giovane, libera e indipendente: iscriviti al FR Club!
Segui Frammenti Rivista anche su Facebook e Instagram, e iscriviti alla nostra newsletter!