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La più bella chiesa del mondo? La Cappella Palatina di Palermo

2 minuti di lettura

«La più bella chiesa del mondo, il più sorprendente gioiello religioso sognato dal pensiero umano». Così Guy de Maupassant, durante il suo viaggio in Italia alla volta del Grand Tour nel 1885, descrive la Cappella Palatina a Palermo. Effettivamente, a guardare quello che è ancora oggi uno dei simboli emblematici della storia artistica di tutta la Sicilia, non si può che concordare con lui.

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Palazzo dei Normanni: ala rinascimentale, torre Pisana e ala ovest

Situata nel Palazzo dei Normanni, la più antica residenza reale d’Europa e oggi sede dell’Assemblea regionale siciliana, la Cappella Palatina è dal 2015 sito del Patrimonio Mondiale Unesco nell’ambito del percorso di Palermo arabo-normanna e le cattedrali di Cefalù e Monreale.

La storia della Cappella Palatina

L’edificazione della basilica normanno-bizantina risale al 1117. Venne, in quest’anno, realizzato il primitivo santuario identificato poi come Primitiva Chiesa di Santa Maria di Gerusalemme, collocato nel sotterraneo dell’attuale sito. Fu però nel 1129 che cominciò la vera costruzione della Cappella Palatina per volontà del re Ruggero II di Sicilia. I lavori terminarono nel 1143, quando ci fu l’inaugurazione.

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Tante sono state le concessioni e i privilegi ricevuti dalla basilica nel corso del tempo per ottemperare ai lavori di restauro che furono resi necessari già a partire dal 1458 per la riparazione del tetto. Gli ultimi restauri sono stati apportati recentemente, nel 2008, dovuti ai danni provocati dal terremoto del 2002.

L’architettura e i mosaici della Cappella Palatina di Palermo

La basilica è divisa in tre navate separate da colonne in granito e marmo cipollino a capitelli compositi, i quali sorreggono cinque archi a ogiva per lato. Il presbiterio, recintato e sopraelevato rispetto alle navate, si compone di una struttura cubica cupolata, che richiama le figure geometriche del quadrato e del cerchio della religione islamica e bizantina.

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Cappella Palatina: absidi, crociera, cupola e transetto.

L’intera superficie della Chiesa è coperta da cicli musivi di eccezionale valore artistico, raffiguranti scene del Vecchio e Nuovo Testamento. Di particolare interesse è la raffigurazione del Cristo Pantocratore che compare per ben tre volte, in tre punti diversi dell’edificio. È un fenomeno unico rispetto agli altri esemplari siciliani: testimonia la volontà da parte del re di sottolineare il suo rapporto con il Re dei cieli.

Le tre immagini di Cristo Pantocratore

Al centro della cupola si staglia uno dei mosaici più antichi dell’intera cappella: l’immagine di Cristo Pantocratore. Qui è rappresentato in atto benedicente con la mano destra, con l’aureola a croce greca e le vesti che richiamano quelle di un imperatore. La sua figura, al centro della composizione, è circondata da quelle di otto arcangeli anch’essi abbigliati regalmente e in atteggiamento di riverenza.

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Cristo Pantocratore nella cupola

I colori sgargianti delle tessere, esaltati ancor di più dalla luce che penetra dalle otto finestre poste alla base dell’emisfero, contribuiscono a restituire l’immagine della magnificenza della gloria celeste, che si ripete anche nella calotta absidale della Cappella: qui il Cristo Pantocratore tiene nella mano sinistra il Vangelo, sul quale è scritto – in greco sulla pagina sinistra e in latino sulla destra – il versetto «Io sono la luce del mondo, chi segue me non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita». Il tutto ha un forte effetto comunicativo e di misericordia per chi, entrando nella Cappella, trova di fronte a sé quest’immagine.

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Cristo Pantocratore nella calotta absidale

Sulla parete superiore del trono, in controfacciata, compare per la terza volta Cristo Pantocratore. È qui ritratto fra i Santi Pietro e Paolo e gli arcangeli Michele e Gabriele. È seduto in trono, benedice con la mano destra mentre nella sinistra tiene chiuso il vangelo.

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Pantocratore fra gli apostoli

Il tripudio di colori e la preziosità dei mosaici, la complessa logica iconografica, la magnificenza della struttura stessa, rendono la Cappella Palatina un’opera d’arte a 360°. Un unicum dell’arte bizantina in Italia.

 

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Chiara Esposito

Sono di Napoli, laureata in Archeologia, Storia dell'arte e Scienze del patrimonio culturale. Sono giornalista pubblicista, mi piace scrivere e ho tanta voglia di farlo

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