Scoperta nel 1807 da Alexandre Lenoir, fondatore del Museo dei Monumenti francesi, nel tesoro della cattedrale di Metz, la Statua equestre di Carlo Magno rappresenta un esempio significativo del debito romano dell’arte della rinascenza carolingia. Si tratta di un vero e proprio revival del mondo classico, un rinnovamento culturale promosso dall’imperatore, dall’aristocrazia di corte e dalle alte gerarchie ecclesiastiche, le cui fonti di ispirazione spaziano dall’arte romana a quella tardo-antica, cristiana e bizantina.
La statua equestre di Carlo Magno: analisi dell’opera
La statua equestre di Carlo Magno, in bronzo, oggi esposta al Museo del Louvre di Parigi, è di piccole dimensioni (24×17,5 cm) e conserva poche tracce dell’originaria doratura. L’opera è costituita da tre parti fuse con leghe di metallo differenti: il cavallo, il corpo del cavaliere e la sella, la testa del cavaliere. Il cavallo, che ha forme ampie e tondeggianti, la testa leggermente volta di lato, la criniera scompigliata e la zampa anteriore sinistra piegata, è con ogni probabilità un’opera tardo-antica di riuso: eseguito attorno al III secolo era sentito come un soggetto “classico” sia dallo scultore che dal suo committente. La pratica del riuso era al tempo frequente e ben si colloca nella cultura del IX secolo.
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Il sovrano ritratto a cavallo reggeva in origine nella mano destra una spada, poi andata perduta, e nella mano sinistra sostiene una sfera che riproduce il globo, simbolo di dominio. La figura, di corporatura robusta e baffuta, indossa l’abbigliamento tipico dell’imperatore: il corpo è avvolto in un lungo mantello chiuso con una fibula sulla spalla destra, mentre il capo è impreziosito da una corona tempestata da gemme e ornata sulla sommità da quattro palmette.
Carlo Magno o Carlo il Calvo?
Ancora oggi si discute circa l’identità del sovrano: per alcuni studiosi l’uomo ritratto rappresenta Carlo Magno, per altri il nipote Carlo il Calvo (re di Francia dall’840, imperatore dall’875 all’877). Generalmente si propende oggi per la prima ipotesi. Il collo corto, la corporatura tozza, i baffi cadenti, il naso forte e gli occhi grandi corrispondono infatti alle descrizioni di Carlo date dai suoi contemporanei. Di contro, il cavallo e il globo come attributo del sovrano risalgono ad antichi modelli romani, noti solo dai tempi di Carlo il Calvo.
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Resta comunque l’importanza della creazione di un soggetto equestre, di ispirazione tipicamente romana, possibile solo se collocato in un ambiente artistico quale quello della “rinascenza” della corte di Carlo Magno, impregnato di cultura classica. Con questo monumento equestre in miniatura, Carlo Magno, primo sovrano di un impero romano cristianizzato, si presenta come naturale erede di Costantino, che si riteneva essere il cavaliere di quello che noi oggi conosciamo come monumento equestre di Marco Aurelio, collocato presso il Laterano e oggi ai Musei Capitolini (Roma).
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