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«Tokyo Express» di Matsumoto Seichō: un mistero su rotaie

3 minuti di lettura

Pubblicato nel 1958 e riportato alla ribalta da Adelphi nel 2018, Tokyo Express (acquista) di Matsumoto Seichō è un giallo elegante e meticolosamente costruito in cui l’autore tratteggia un ritratto del Giappone del secondo dopoguerra. L’indagine anticonvenzionale e il ritmo incalzante, quasi ossessivo, lo rendono uno dei classici del genere, pienamente godibile anche al giorno d’oggi.

Fonte: ibs.it

«Tokyo Express», la trama

Giappone, isola di Kyūshū, fine anni Cinquanta: il giovane investigatore Mihara Kiichi e il suo collega e mentore Torigai Jūtarō supervisionano il ritrovamento di due corpi sulla baia della località di mare di Hakata. Tutti gli indizi puntano a un doppio suicidio amoroso, per la polizia non c’è bisogno nemmeno di aprire un fascicolo d’indagine. Mihara, tuttavia, non è convinto: il comportamento delle due vittime nei giorni precedenti alla loro morte non avvalora affatto l’ipotesi del doppio suicidio.

Ci sono infatti delle discrepanze tra l’orario in cui i testimoni hanno visto la coppia, composta dal funzionario ministeriale Sayama e dalla hostess di sala Otoki, salire sul treno rapido Asakaze in partenza dalla stazione di Tokyo e i loro movimenti nelle ore e nei giorni successivi. Mihara indaga a fondo nel passato di Sayama e scopre una possibile correlazione tra la sua morte e uno scandalo per corruzione presso il ministero per il quale lavorava. Guidato da uno scambio epistolare con Torigai, Mihara decide di venire a capo della vicenda dirigendo i sospetti proprio sul testimone principale, un imprenditore di nome Yasuda. Se è vero che i suoi spostamenti gli garantiscono un alibi di ferro, perché voleva a tutti i costi che Sayama e Otomi fossero visti salire insieme sullo stesso treno?

Un detective sul treno

Tokyo Express è un giallo molto lontano dagli canoni occidentali del genere: non ci sono spargimenti di sangue o colpi di scena improvvisi nello svolgimento delle indagini. Allo stesso modo i detective sono caratterizzati in modo tanto lineare da risultare asciutto, il loro livello di introspezione psicologica è tenuto al minimo e menzionato solo in corrispondenza dei loro ragionamenti.  Ciononostante, Tokyo Express è diventato un classico del giallo: a tenere con il fiato sospeso il lettore è una struttura narrativa costruita nei minimi dettagli e basata sull’estrema puntualità degli orari dei mezzi pubblici giapponesi, che rende possibile calcolare persino il brevissimo lasso di tempo in cui è possibile intravedere un treno in partenza nello spazio tra due binari.

«Il locale 1703 partiva alle 17:57 dal binario tredici, mentre il successivo, il 1801, arrivava alle 18:01, il che significa che per quattro minuti appena si riusciva a vedere l’Asakaze. Dunque i testimoni che avevano visto Sayama e Otoki salire a bordo dell’Asakaze si erano trovati per caso al binario tredici proprio in quei quattro minuti. Mihara si rese conto solo allora di quanto quella testimonianza fosse decisiva. Perché era l’unica a sostegno della tesi del doppio suicidio: “Sayama e Otoki sono saliti insieme sull’Asakaze”».

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La precisione estrema degli orari dei treni è oggetto di interesse da parte di Ryoko, la moglie del testimone Yasuda, che il protagonista visita per cercare di ricostruire gli spostamenti del marito nell’ambito delle indagini. Costretta al ricovero in sanatorio per una forma grave di tubercolosi, Ryoko cerca conforto nel proprio isolamento attraverso la lettura delle tabelle orarie dei treni.

«Folle di persone che salgono e scendono rincorrendo le proprie esistenze. Chiudo gli occhi e provo a immaginarmi la scena. L’orario mi racconta di treni che, seguendo le linee più diverse, si incrociano in questa o quella stazione. E mi appassiona.  Il tempo obbliga i treni a incontrarsi, le persone a bordo, invece si incontrano solo per caso».

Si può obiettare con ironia che, proprio per questo motivo, Tokyo Express non sarebbe replicabile in Italia, ma la colpa non è solo dei ritardi del sistema ferroviario: dagli spostamenti del protagonista agli spaccati di società offerti nelle descrizioni di stazioni e paesaggi, il romanzo è intriso nel profondo di cultura giapponese. La comprensione delle dinamiche di potere tra i clienti dei ristoranti di lusso e le ragazze pagate per restare in loro compagnia (anche solo a livello platonico), oppure dei fenomeni di corruzione tra i funzionari governativi, esula dalla trama giallistica ma è parte dell’impalcatura di Tokyo Express tanto quanto le indagini. Per facilitare questa operazione di decodifica l’edizione italiana del romanzo è dotata di una pratica cartina del Giappone su cui seguire i viaggi intrapresi dai personaggi, oltre che di un glossario per parole e nomi propri rilevanti.

Matsumoto Seichō, il Simenon del Giappone

Nonostante la sua marcata specificità nazionale, Tokyo Express ha varcato nel corso del tempo i confini del Giappone per affermarsi come uno dei classici del giallo. Matsumoto Seichō (1909-1992) è stato in realtà uno scrittore molto prolifico, autore di più di 700 pubblicazioni tra racconti e romanzi. Con Tokyo Express, pubblicato nel 1958, ha inizio un filone del tutto nipponico di romanzo del mistero, che coniuga tematiche e sensibilità tipicamente orientali con i canoni dell’hard-boiled occidentale

Da Tokyo Express sono stati tratti diversi adattamenti, il più recente dei quali è il film Ten To Sen (2007, dir. Tsuneo Kobayashi). La casa Adelphi ha pubblicato altri due romanzi di Matsumoto Seichō, La ragazza del Kyūshū (2019) e Un posto tranquillo (2020), affiancandolo alle due punte di diamante della detective story: Georges Simenon e Raymond Chandler, autori che con le loro opere hanno sdoganato questo genere letterario dalla specificità della produzione letteraria d’intrattenimento.

 


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Francesca Fenaroli

Classe 1997, laureata in Scienze dei Beni Culturali e studentessa di Editoria a Milano. Mi occupo, tra le altre cose, di intrattenimento, cultura popolare e narrativa di genere. Umberto Eco sarebbe fiero di me, o almeno così mi piace pensare.

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