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Lucrezia Borgia: chi era davvero la “femme fatale” del Rinascimento?

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3 minuti di lettura

Nata a Subiaco, una piccola città vicino Roma, il 18 aprile del 1480, figlia illegittima di papa Alessandro VI e dell’amante Vannozza Cattanei, Lucrezia Borgia fu e rimane tutt’ora una delle figure femminili rinascimentali più controverse e affascinanti. Tutti noi la conosciamo come la figlia di un papa libertino, sorella di uno spietato, astuto e ambizioso uomo politico, ma chi era davvero Lucrezia Borgia? Era come la descrissero i contemporanei: una donna depravata, incarnazione della femme fatale per eccellenza, dissoluta, frivola, fredda assassina, esperta nell’arte dei veleni al fine di eliminare i proprio nemici?

Chi era Lucrezia Borgia?

Molto si è detto della sua vita, i pettegolezzi non sono mai mancati, ma Lucrezia Borgia in realtà fu un’ignara vittima della sua stessa famiglia dalla fama oscura e controversa, delle mire politiche del padre e del fratello: Cesare Borgia, conosciuto come il Valentino, che si macchiò di innumerevoli delitti – tra i quali quello del duca di Bisceglie, Alfonso d’Aragona, amatissimo marito della sorella Lucrezia, e quello presunto del fratello Giovanni – pur di conquistare il potere, creare importanti alleanze e consolidare il prestigio dei Borgia ed eliminare, anche fisicamente, ogni ostacolo alle sue ambizioni personali che potevano in qualche modo “disonorare” la famiglia.

La fama di Lucrezia come donna spietata e seduttrice, si diffuse soprattutto grazie all’opera dello scrittore francese Alexander Dumas (padre) intitolata Delitti celebri (1865), una raccolta di diciotto racconti incentrati sui più importanti crimini della storia. Dumas ne dà la seguente descrizione: «La sorella era degna compagna del fratello. Libertina per fantasia, empia per temperamento, ambiziosa per calcolo, Lucrezia bramava piaceri, adulazioni, onori, gemme, oro, stoffe fruscianti e palazzi sontuosi. Spagnola sotto i suoi capelli biondi, cortigiana sotto la sua aria candida, aveva il viso di una madonna di Raffaello e il cuore di una Messalina».

lucrezia borgia
Lucrezia Borgia. Fonte: museoferrara.it

La leggenda nera su Lucrezia è inoltre al centro dell’opera drammatica, liberamente ispirata al suo personaggio, del drammaturgo e scrittore francese Victor Hugo, in cui la giovane duchessa di Ferrara viene rappresentata come archetipo di malvagità femminile, donna senza scrupoli, esperta nell’uso del veleno, bella e al tempo stesso crudele e vendicatrice. Una delle accuse più conosciute però rimase quella dell’incesto, prima col fratello Cesare, a causa dell’ambiguo legame d’affetto che da sempre li univa, ma anche con il padre, il dissoluto papa Alessandro VI, iniziate già a circolare a seguito del disastroso primo matrimonio di Lucrezia con il nobile Giovanni Sforza, signore di Pesaro, sposato all’età di tredici anni appena, il quale per rendere nulla la sua unione con la giovanissima Lucrezia venne costretto a sottoscrivere un documento nel quale si dichiarava impotente.

Quale che sia la vera identità di Lucrezia Borgia, se vittima innocente o donna dissoluta, quel che è certo è che la sua figura, in quanto unico membro femminile della famiglia Borgia, venne sempre sottoposta alle maldicenze rivolte alla sua famiglia allo scopo di screditarla e infangarne la virtù e rispettabilità, complice la scarsa popolarità dell’odiata e temuta famiglia Borgia. Tuttavia, tra i suoi contemporanei, chi l’ha conosciuta da vicino e ha avuto la fortuna di fare la sua conoscenza la descriveva così: «una dignitissima madonna».

Alla corte di Ferrara

Trasferitasi alla corte estense, in occasione delle sue terze nozze col duca Alfonso d’Este nel 1501, la poco più che ventenne Lucrezia riuscì a far dimenticare la sua origine di figlia illegittima e “incestuosa” del papa, i suoi due falliti matrimoni e tutto il suo passato burrascoso e, grazie alla sua bellezza e alla sua intelligenza, si fece ben volere sia dalla nuova famiglia sia dalla popolazione ferrarese che la rispettava e l’ammirava. Il cavaliere Boiardo al servizio degli Este la descrisse come «una perla in questo mondo» aggiungendo che «era bella e buona e dolce e cortese con tutti» e che aveva «reso buoni e grandi servizi» al suo «savio e coraggioso» marito.

Tiziano, Ritratto di Alfonso d’Este

Lucrezia Borgia a Ferrara si circondò di intellettuali, poeti e scrittori ed ebbe fama di grande mecenate; grazie a lei la città divenne il fulcro di una schiera di letterati, tra i quali vi erano Ercole Strozzi e il poeta veneziano Pietro Bembo, con cui Lucrezia ebbe un fitta corrispondenza testimoniata da numerose rime e scambi di versi. Durante l’ultimo periodo della sua vita Lucrezia Borgia aveva, inoltre, smesso di indossare vestiti sfarzosi, vestendo abiti più umili e decorosi, rifugiandosi sempre più nella religione, afflitta dai numerosi lutti, quelli del fratello Cesare, dell’amato padre, del figlio Rodrigo avuto dal suo precedente matrimonio, visitando assiduamente le chiese e ascoltando letture religiose durante i pasti; infine si aggregò al terz’ordine francescano. Le sue ultime parole sul letto di morte infatti furono: «Sono di Dio per sempre».

Così si spense nell’estate del 1519 all’età di trentanove anni, a causa delle complicazioni del parto della sua ultima figlia, dopo aver ricevuto l’estrema unzione, la famigerata Lucrezia, sinceramente compianta dai ferraresi e dal marito a cui era legata da grande affetto.

Giulia Martini

 


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