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La città invisibile di Tomás Saraceno, tra utopia e speranza

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4 minuti di lettura

Tomás Saraceno (San Miguel de Tucuman, 1973), artista, architetto e performer argentino, concepisce l’architettura utopica di una realtà interplanetaria fondata su una nuova ecologia. Una visione che scalza scenari apocalittici di pianeti colonizzati da industrie e dall’uso indiscriminato di combustibili fossili.

La mostra «Aria», recentemente conclusasi a Palazzo Strozzi, a Firenze, e curata dal direttore del museo Arturo Galansino, è quanto mai esplicativa dell’ambizioso “progetto umano” di Saraceno, che mira a far vacillare il modo in cui il «sistema dell’arte pensa se stesso», introducendovi in modo dirompente i problemi dell’attualità.

La mostra «Aria» di Tomás Saraceno a Palazzo Strozzi

Aerocene, era geologica di una nuova mobilità fluttuante dominata dall’elemento-aria, è l’utopia, immaginata dall’artista quale approdo finale del processo di abbandono dell’Antropocene. Questo passaggio è, prima di tutto, un passaggio umano: è l’uomo che riconsidera i modi in cui sono stabiliti i propri confini e travalica la mentalità capitalistica e antropocentrica dell’Homo aeconomicus, per raggiungere un nuovo stato primordiale in cui, libero, è in armonia con i ritmi planetari e consapevole di esistere insieme ad altri esseri viventi.

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È proprio l’aspetto di convivenza e di collaborazione tra insiemi di forze e di corpi a essere uno dei focus centrali delle opere esposte.

Manifesto di una realtà di solidarietà tra uomo e ambiente, dove si possa fluttuare nell’aria grazie all’energia solare, è l’installazione site-specific Thermodynamic Constellation (2020), collocata nel cortile di Palazzo Strozzi a Firenze.

Diventare “nomadi dell’aria”

Composta da tre grandi sfere sospese, realizzate in mylar trasparente e metallizzato e lastra acrilica a specchio, Thermodynamic Constellation rappresenta il prototipo di un nuovo mezzo di trasporto aerosolare in grado di spostarsi, al pari di una navicella, senza limiti né emissioni.

Tomás Saraceno
Tomás Saraceno, Thermodynamic Constellation, 2020, Palazzo Strozzi © Studio Tomás Saraceno

L’opera nasce dalla sperimentazione di Saraceno con reali mongolfiere capaci di volare grazie alla sola energia solare. L’installazione, oltre a rispecchiare le meravigliose arcate del cortile rinascimentale del palazzo, rappresenta un sotteso invito per l’uomo a diventare “nomade dell’aria”, a ripensare cioè il suo rapporto con il mondo che abita. Al grido pirandelliano di «Maledetto fu Copernico!», l’uomo, che già a inizio Novecento prende consapevolezza di non essere più al centro del mondo, ora non deve rassegnarsi davanti alla semplice constatazione del dato, quanto piuttosto ricercare una nuova armonia con esso.

La figura del ragno-artista

La serie delle Arachnomancy Cards invita i visitatori a riflettere sulla figura del ragno-artista e delle sue sete; si snoda intorno a trentatré carte, metafora dei legami tra tutto ciò che esiste in natura, vivente e non vivente, che rappresentano il filo conduttore di nove stanze della mostra.

Tomás Saraceno
Tomás Saraceno, Arachnomancy Cards, 2019 © Studio Tomás Saraceno

In un’intervista Saraceno dichiara: «Oggi il grande Leonardo, il grande Botticelli, il grande Verrocchio sono i ragni, e dobbiamo dare spazio ad altre forme di vita che sono a rischio estinzione totale».

Le ragnatele della città invisibile

In Webs of At-tent(s)ion (2020) lo spettatore è chiamato ad immergersi in un mondo sensoriale parallelo, quello delle ragnatele. La sala in cui l’opera è collocata è avvolta nell’oscurità; solo poche luci illuminano le ragnatele-architetture, paesaggio urbano realizzato da diverse specie di ragno e sospeso nell’aria. L’oscurità agevola la concentrazione dell’osservatore sull’opera, in un’atmosfera di armonia e di pace fuori dal tempo, in cui niente è lasciato al caso e ogni minimo particolare fa parte del progetto di Aerocene.

Tomás Saraceno
Tomás Saraceno, Webs of At-tent(s)ion, 2020 © Studio Tomás Saraceno

Sappiamo della grande passione dell’artista per Italo Calvino e quest’opera-ragnatela porta alla memoria la città invisibile di Ottavia, la “città-ragnatela”, anch’essa sospesa.

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La differenza sta nel fatto che se da un lato la rete di Ottavia è la metafora delle fondamenta delle città e della nostra vita, cioè delle nostre certezze e conoscenze invulnerabili – di cui non ne avvertiamo i limiti se non quando tutto ci crolla addosso – dall’altro la ragnatela di Saraceno è a tutti gli effetti una città invisibile, senza che delle città visibili ne mostri i limiti. La ragnatela non è qui sinonimo di fragilità o precarietà, ma rappresenta le fondamenta di una nuova convivenza in felice rapporto con il mondo.

Tomás Saraceno: reti sensoriali e modelli di coabitazione per l’essere umano

Quello di Saraceno è un progetto che muove in senso architettonico, laddove con architettura si intende non l’arte di edificare abitazioni, bensì l’arte di organizzare e comprendere spazi di estensione di sistemi sensoriali e cognitivi, capacità tecnica non specifica dell’uomo, quanto piuttosto attitudine mostrata dai ragni quali architetti di universi.

Attraverso la ragnatela i ragni si collegano al mondo, percependolo attraverso le tensioni e le vibrazioni diramate dalle loro tele. Oltre ad essere in questo senso un’opera collettiva – recuperando l’idea di cooperazione tra specie – gli intrecci e le interconnessioni create dai ragni danno luogo a reti sensoriali con animali ed ecosistemi, invitandoci nuovamente a riflettere sulla coesistenza con essi. Saraceno dice: «La coabitazione delle specie è qualcosa di necessario: stiamo comunicando con loro e cominciamo anche a capire il loro linguaggio». La convivenza tra esseri viventi richiede un linguaggio e un pensiero completamente nuovi, non umani.

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L’essere umano dovrà ripensare il mondo e le relazioni con esso e con chi lo abita, nella prospettiva di una realtà interplanetaria, oggi ancora “invisibile”, in cui le relazioni, come le tele dei ragni, siano senza limiti e solidali tanto nei confronti del pianeta, quanto delle sue innumerevoli forme di vita. 

Teresa Bonandi

 


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Teresa Bonandi

Sono una studentessa di Lettere Moderne all’Università Cattolica di Milano, amo l’arte, la moda e gli aperitivi con gli amici. Estremamente ipercritica verso me stessa e determinata a portare a termine i miei progetti, sempre con un occhio di riguardo alle nuove tendenze, da vera fashion victim.

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