È il 1969 quando Lalla Romano vince il Premio Strega con Le parole tra noi leggere (acquista). Un libro controverso e apprezzato, che analizza, quasi in modo audace, il rapporto madre/figlio.
Come conferma l’autrice, è il suo modo di riuscire a leggere quel “personaggio ermetico” che, in realtà, è suo figlio. Quel figlio simile ma opposto a lei, dal carattere ostile, “scomodo e imbarazzante”.
La trama de «Le parole tra noi leggere» di Lalla Romano
P. nasce a Cuneo nel 1933, un bambino poco incline ai rapporti sociali, cupo, un ragazzo caratterialmente chiuso anche nel contesto scolastico, dove i risultati sono disastrosi.
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Sua madre fatica a comprenderlo, fatica destreggiarsi di fronte al suo atteggiamento così ostile e a comprendere quella sua “paura”, quel suo doversi difendere.
Io ero decisa a vederci chiaro. Ma è stato lui a respingermi, a tenermi lontana, fin da allora. Chissà se io non sarei caduta nell’antico tranello.
Da grande, abbandona l’università ed è una decisione che prende soprattutto per noia, vuole diventare capostazione ma il concorso di ammissione è una bella seccatura. Gli orari di lavoro e le responsabilità non gli appartengono.
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Il padre cerca di convincerlo a tentare di lavorare in banca, come lui, ma nemmeno questa sembra essere la strada giusta. Soltanto il matrimonio, in qualche modo, lo raddrizza un po’.
L’incomprensione madre/figlio
Quello che Lalla Romano propone, è il ritratto di una madre e un figlio, un quadro d’amore che il figlio Piero in realtà non apprezza. Una volta pubblicato il romanzo, si sente violato e tradito nel ritrovare tutti quegli aspetti intimi, nero su bianco.
Ed ecco che il tentativo di comprendersi, di leggersi, ha aperto un solco incolmabile tra i due. Un libro scorretto, sublime. Coraggioso.
Un romanzo che nasce da una poesia di Eugenio Montale, della raccolta La bufera e altro, che recita: «… le parole / fra noi leggere cadono. Ti guardo / in un molle riverbero.»
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Un romanzo viscerale, dove la crescita del figlio P. viene riesaminata anno per anno, nulla viene lasciato al caso, dal troppo affetto al legame difficile, come si è arrivato a tutto. Appassionante e triste, come solo la verità sa essere.
Perché alla fine, il rapporto tra i due è un segreto inafferrabile, celato dalla quotidianità familiare.
Leggere un libro è un modo stupendo per conoscere se stessi e Lalla Romano, attraverso Le parole tra noi leggere, compie un ulteriore passo in avanti: si mette a nudo mentre cerca di comprendere suo figlio, utilizza la scrittura per conoscere “l’altro”.
La ricerca di una redenzione che solo la parola scritta può dare.
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Il giudizio su un’opera letteraria è un conto, il giudizio su una persona è un altro conto. E più, se costui è tuo figlio.
Alcune persone, a mio parere, dovrebbero avere il coraggio, o la viltà, o la modestia, comunque la chiarezza mentale di escludere da sé l’essere genitori.