Bianco e nero, Ying e Yang, padroneggia la significanza orientale, dove gli opposti non esistono, né si attraggono né si respingono, anzi si compenetrano in un continuo e infinito divenire.
Nella cultura occidentale, invece, quella del patriarcato e del maschilismo, quella dell’uomo bianco che primeggia incontrastato su ogni altro essere vivente, le cose non stanno proprio così: non scivolano così fluide verso la totalità dell’universo. Si frantumano in tante parti che compongono una gerarchia al cui capo ritroviamo sempre il maschio bianco. E tutto ciò che è diverso è diverso sempre in base alla presenza incontrastata dell’uomo bianco. Ciò si traduce in sessualità ed erotismo, come parte imprescindibile della vita umana.
Una retrospettiva sul sesso tra occidente e oriente
L’aveva intuito già negli anni Cinquanta il filosofo Frantz Fanon. E dire che Fanon fosse originario della Martinica e che fosse nero, questa volta non è superfluo né tanto meno imputabile di tendenze razziste, ma invece necessario. Ed è necessario perché tutto il pensiero di Fanon è impregnato della significanza legata alla storia delle persone nere e della loro battaglia verso il superamento delle differenze e l’accoglimento dell’umano.
Per comprendere meglio il pensiero che orbita intorno al concetto di sesso tra occidente e oriente Fanon affronta la nozione di negritudine e di come l’uomo bianco, in secoli di colonizzazione e schiavitù, abbia impresso questa marca pesantissima su tutte le persone nere. Fanon rappresenta l’esistenza della persona nera come possibile solo all’interno dello schema dell’esistenza bianca, perché è lì che avviene il suo riconoscimento, ma non come persona e alterità, ma come schiavo, subordinato e sottomesso rispetto alla inopinabile supremazia bianca.
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La marca impressa sul corpo nero, ovviamente, si traduce anche nell’espressione della sessualità. Partendo dalla critica di Fanon, come quella delle filosofe femministe, si possono anche ricostruire le basi di una nuova sessualità che prescinde dalla egemonia del maschio bianco, che cancella ogni subordinazione e che racconta una storia diversa da quella che abbiamo ascoltato per tutto questo tempo.
Il gap tra sessualità e socialità
Il filosofo Jean-Luc Nancy, nel testo Del sesso, sostiene che la dimensione del sesso, della sessualità e del rapporto sessuale attraversa tutta la nostra vita e ogni sua manifestazione: insomma, non possiamo prescindere dalla sessualità e qualsiasi rapporto che il soggetto intreccia con l’altro è un rapporto sessuale. Inoltre noi esperiamo la dimensione del sesso attraverso il nostro corpo e quindi, tutto ciò che è legato al nostro corpo in termini di significanza, che dialoga tra il nostro significante corpo e i suoi significati culturali, sociali, antropologici e storici, si riversa irrimediabilmente nella dimensione sessuale.
La dicotomia del sesso tra occidente e oriente sembra ancora più evidente quando Frantz Fanon, nell’opera Pelle nera, maschere bianche, parla del rapporto erotico, sessuale e amoroso tra una persona di pelle bianca e una persona di pelle nera, parla di un incontro e di una penetrazione di culture e di storicità che comunque appare inconciliabile. Motivo?
Come nota Fanon una persona nera non può avere in nessuna misura un rapporto paritario con una persona bianca, perché culturalmente, storicamente e quindi anche sessualmente, la persona bianca considera inferiore la persona nera. Di qui l’inconciliabilità sessuale. A tal punto che Fanon ricorda un aneddoto curioso: un uomo nero, in pieno coito con una donna bianca gridò «viva Schoelcher!» che fu colui che fece abolire la schiavitù nella Terza Repubblica della Martinica.
Il riconoscimento sociale e politico, in questo caso, consente all’uomo nero di sentirsi libero di poter avere un coito con una donna bianca. La liberazione e il riconoscimento, anche sul piano sessuale, per una persona nera passa attraverso la dimensione della politica, della socialità, sfociando nel pieno controllo pubblico di dinamiche legate alla soggettività.
Secondo Fanon l’esistenza e la prova di essa di una persona nera passa non nell’atto sessuale, ma nel riconoscimento che le conferisce la persona bianca. In quest’ottica la persona nera non può sostenere di avere un’esistenza propria che può esprimere come vuole, nell’adempimento dei suoi desideri, quanto invece un’esistenza subordinata a quella bianca. La persona nera esiste in funzione ad una dialettica che vede la persona bianca, e prima di tutto l’uomo bianco, come vertice indiscusso di una gerarchia ineliminabile.
Possibili scenari per una nuova sessualità
L’unico modo per eliminare quella gerarchia che divide il sesso tra occidente e oriente per ricongiungere un equilibrio è ricostruire la dimensione sessuale. Una dimensione sessuale possibile come quella teorizzata da Jean-Luc Nancy (2016, 44), in cui il filosofo sostiene
Il sesso in quanto determinazione corporea (la sessualità o la sessuazione) è la messa in scena del corpo. Il corpo è esso stesso la messa in rapporto, esso è addirittura sempre, già nel rapporto, in quanto è essenzialmente es- posizione, estroversione, e- vasione. Il sesso è la determinazione dell’esposizione per se stessa e senza altro fine (senza fine, quindi, assolutamente).
Il discorso di Frantz Fanon non è purtroppo passato di moda, dati gli ultimi eventi che hanno tristemente dimostrato che l’inconciliabilità tra bianco e nero non è ancora superata e che il maschio bianco, paradossalmente, sente ancora la necessità di imporre il suo dominio. Per questo che, partendo proprio dal sesso, dimensione trasversale ad ogni esistenza umana, si comprende la necessità di annullare ogni differenza in un unico corpo: il corpo unico del sesso, in cui i corpi umani si fondono e in cui ogni marcatura sociale viene annullata in favore di una fusione umana fine a stessa e volta solo al godimento reciproco.
Ecco perché, il sesso cancella ogni differenza non biologica, ma sociale. Nel sesso l’io distaccato dall’altro non esiste, quanto invece esiste un continuum tra l’io e l’altro, in cui ogni differenza personale diventa il punto di forza di una fusione in atto. Una fusione che non vuole sottomettere nessuno o non vuole imporre nessuna supremazia, ma al contrario vuole raccontare una storia diversa, una storia di un essere che si concilia con se stesso e con l’altro, in cui l’altro è parte di sé e viceversa.
Partendo da qui, dalla dimensione sessuale, le differenze sociali e culturali di un pensiero maschilista ed eurocentrico, si appiattiscono in favore dell’incontro e del dialogo tra l’io e l’altro, dove 1+1 non fa più 2, ma 3, ovvero una dimensione altra, di superamento del sé, di sconfinamento dei propri limiti e di accoglimento totale dell’altro. E questo avviene prima di tutto tramite il corpo, che è un corpo e ha il fine di farci conoscere il mondo.
Il corpo, stratificato di significati pesanti e ridondanti, come quelli legati al razzismo e alla disparità di genere tra uomo e donna, ritorna così ad essere leggero involucro di un’anima che vuole conoscersi mediante l’altro che è in un altro corpo, ma che è anche se stessa.
Il corpo è la dimensione attraverso cui l’essere umano esperisce la totalità della sua vita e nel sesso e nella sua necessaria nudità e crudezza, il corpo si congiunge in unità totale e completamente fine a se stessa, priva della volontà di perpetuare la specie o di confermare la superiorità di un sesso su un altro o ancora quella di determinare l’egemonia del bianco sul nero.
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