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«L’atelier del pittore» di Courbet: un’allegoria reale

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Il Musée d’Orsay, a Parigi, ospita diverse opere di una delle figure di spicco del Realismo francese: Gustave Courbet (1819-1877). Uno dei suoi quadri più famosi e apprezzati dai visitatori è L’atelier del pittore, dipinto nel 1855.

«L’atelier del pittore» di Courbet: analisi dell’opera

Questo imponente quadro, conosciuto anche come L’atelier dell’artista o La bottega del pittore, nasce dalla volontà di Courbet di celebrare, con enorme realismo, i suoi gusti e ideali. Per questa ragione, lui stesso lo definisce «un’allegoria reale». Si riconoscono sulla destra importanti personaggi del mondo culturale francese di metà Ottocento, come il poeta Charles Baudelaire, lo scrittore Jules Champfleury, il filosofo Pierre-Joseph Proudhon, tutti molto stimati da Courbet.

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A queste figure fanno da contraltare quelle collocate a sinistra: persone comuni, semplici, che trovano posto nel mondo dell’arte proprio grazie a una corrente come il Realismo, che non solo si accorge della loro esistenza ma le eleva a soggetto privilegiato delle opere. Ritroviamo in questi personaggi la stessa dignità degli spaccapietre protagonisti dell’omonimo quadro e dei partecipanti al Funerale a Ornans, un’altra tela di grandi dimensioni, realizzata da Courbet nel 1849 ed esposta sempre al Musée d’Orsay.

Al centro de L’atelier del pittore è presente un autoritratto di Courbet, intento a dipingere un paesaggio. Lo osservano una donna seminuda, che allude chiaramente ai soggetti mitologici tanto cari alla pittura classica, e un bambino di estrazione sociale molto umile, che simboleggia invece i nuovi protagonisti della pittura realista che si fa largo a metà dell’Ottocento, sovvertendo i canoni accademici.

Se oggi riconosciamo all’unanimità l’enorme valore artistico de L’atelier del pittore, non si può dire che fu lo stesso quando Courbet provò a presentarlo all’Esposizione Universale di Parigi. Questa tela, insieme al Funerale a Ornans, si scontrò infatti contro un muro di diffidenza e fu rifiutata proprio perché non corrispondeva ai dettami delle accademie.

A proposito di Gustave Courbet

Gustave Courbet, insieme a Honoré Daumier e Jean-François Millet, è tra i protagonisti indiscussi del Realismo d’Oltralpe. Sceglie di dare voce, con i suoi quadri, a ciò che non era mai stato considerato degno dal mondo dell’arte. Ritroviamo così, ne Gli spaccapietre, due umili lavoratori senza volto né nome, simboli dell’esercito anonimo di persone sui gradini più bassi della piramide sociale. Les demoiselles des bords de la Seine dona invece dignità a due prostitute, un soggetto che per ovvie ragioni a metà dell’Ottocento faceva scalpore.

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Ma forse l’opera più scandalosa (e quindi rivoluzionaria) di Courbet è un piccolo quadro esposto al Musée d’Orsay, L’origine del mondo: un primo piano, iperrealistico, di una vulva. Le sue opere, oggi amatissime ma all’epoca vittime di aspre critiche, ci raccontano che a metà dell’Ottocento il vento della modernità stava già iniziando a soffiare e che un inesorabile tramonto attendeva i temi e lo stile dell’arte accademica.

 


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Francesca Cerutti

Classe 1997, laureata in Lingue per l'impresa e specializzata in Traduzione. Sempre alla ricerca di storie che meritino di essere raccontate. Nel 2020 è stato pubblicato il suo romanzo d'esordio, «Noi quattro nel mondo».